Stando attenta a non dare nell'occhio sbircio il foglietto per capire di cosa si tratta. All'interno una scritta:
15:00
PalestraIl tempo sembra non passare mai, ma l'ora arriva
Credo che al di fuori delle lezioni, la sala ginnica non è accessibile, ma in fondo che importava, ormai era da tanto che facevo le cose senza ragionare, non avrei cominciato proprio oggi. Sono le quindici e qualche minuto, ma la palestra è vuota, i miei passi riecheggiano fino alle pareti lontane a fin su l'alto soffitto.
In un angolo sono raggruppati diversi attrezzi, mi poggio la schiena sulla parete vicina e aspetto. Sono stanca morta, la scorsa notte è stato impossibile dormire. I minuti passano, e i miei occhi provano a chiudersi contro la mia volontà, vincono loro.
Una pallonata mi colpisce però la spalla e, se quello era dormire, mi sveglio. La palla rimbalza via e Dennis mi sta di fronte, dal mio punto di vista sembra un grattacielo.
–Dormivi?
-Dormivo? – mi stacco dal muro e gli gironzolo attorno, scrutando con più attenzione il posto.
-Sì, visto che russavi.
-Ma finiscila- gli do un colpo con l'intento di spingerlo via, ma non si muove di un millimetro –Cosa hai lì?- solo adesso noto che dietro la schiena trasporta qualcosa.
-Guarda - si sfila la tracolla e porta avanti quella che sembra una custodia di una chitarra –Ho fatto una piccola pazzia- Schiude le cerniere, l'odore di nuovo si sente già, e da essa fuoriesce con lentezza la chitarra. La afferra come si deve e me la fa guardare. Non me ne intendo molto, ma è proprio bella. Una classica, legno chiaro, chiarissimo, le corde scure e lucide risaltano. Allungo un braccio per toccarla, e pizzico una di queste che vibra, il suono della singola nota si estende lungo tutta la sala, e mi sembra già la più bella canzone di sempre.
-Mi hai portata qui per questo? Per farmi vedere il tuo nuovo acquisto?- pensandoci bene era la prima volta che io e Dennis ci vedevamo al di fuori della sua stanza.
-Non solo.
-Sono tutta orecchie.
-Volevo anche fartela sentire.
-Non potevi aspettare che ti venissi a trovare
-No, sono troppo impaziente, dovevo farlo subito.
-Ma i tuoi...?- rievoco le immagini del vecchio strumento rotto .
-Ma chi se ne frega, sono libero di scegliere da solo quello che voglio fare, e se non lo capiscono sono fatti loro.
Lo vedo meglio, sono contenta, sembra abbia trovato un equilibrio e che la disapprovazione della sua famiglia non lo fa stare più tanto male. E poi è raggiante. Questa sua insolita allegria contagia pure me.
-Ho scritto una canzone.
-Tu hai scritto? Davvero?- mi stupisce.
-Ed ho intenzione di fartela ascoltare- amo la sua voce, e l'idea di sentire una canzone tutta sua mi manda alle stelle.
-Ma, non ci credo.
Sospira e si sistema meglio la chitarra addosso . Suona il primo accordo, sono in attesa del continuo ma si ferma.
-Tutto qua?
Si toglie la chitarra da dosso e la ripone sopra la sua custodia –Ti sfido.
-Cosa hai in mente Dennis?
-Se vuoi sentirla devi battermi in una sfida.
-Ma tu ti sei proposto di suonare, non ti sto mica pregando io di farlo.
-Avanti, so che muori dalla voglia di risentire la mia angelica voce.
-Guarda, posso anche farne a meno- Sono pronta ad andare via.
-Voglio solo giocare un po' con te- gli volto le spalle, sto per allontanarmi –Cosa c'è? Non te la senti?- alza la voce di poco per farsi sentire, non so il perché, ma mi fermo.
-Ok, giochiamo.
Mi pento subito di essere rimasta non appena Dennis mi sistema in testa un caschetto da hockey. Avrei dovuto subito capire che era una pessima idea dal suo sorrisino sghembo compiaciuto. Sarei dovuta andare via, ma per una volta avevo voglia di sorprendermi. Stavo osando. Mi stavo buttando, ma letteralmente però. La sfida consisteva nel prendere la rincorsa e gettarsi contro un materassino di gommapiuma blu che avrebbe dovuto slittare più lontano del materassino avversario.
-Tre, due, uno... - Dennis da il via e prendiamo la rincorsa, accompagnata da urla di battaglia. Il casco mi sta largo e lungo la corsa mi cade in avanti andandomi davanti un occhio, questo rende tutto ancora più difficile, ma non rallento. Il salto sul materassino me l'ero immaginato più delicato, entrambi però prendiamo male le misure e finiamo per scontrarci e finire l'uno sull'altro. Mi tolgo il caschetto da davanti la faccia per capire dove fossi. Il mio materassino blu era su di lui, lo stavo schiacciando.
-Ho vinto?- chiedo soffocando una risata.
Dennis si alza tirando su me con tutte cose, cado a terra.
Da quel momento in poi portiamo avanti una discussione su chi abbia toccato il punto più lontano, che deve esserci per forza un vincitore, e ognuno di noi pretendeva di esserlo. Entrambi avevamo preso la faccenda molto seriamente. Era una questione di onore. La sfida si ripeté , due, tre, sei volte, rivincita dopo rivincita, risata dopo risata, si era fatto tardi.
-La gara è truccata, questo stupido caschetto mi va davanti agli occhi, è ovvio che perdo.
-Non ci posso fare niente se sei una ragazza in formato mini.
-Rivincita!
-Il mondo non si può adattare a te, accetta la sconfitta.
-RIVINCITA!
-Cavolo si è già fatto buio.
-Cazzo!- guardo dalla vetrata della finestra, il sole è tramontato da un pezzo ed io non me n'ero accorta. Dennis si accorge del mio cambio di umore, non riesco a nascondere il nervoso.
-Cosa c'è Bianca?
-Devo tornare a casa, si è fatto tardi, non mi sono accorta dell'orario.
-Neanch'io mi sono accorto che è passato così tanto tempo, può capitare.
Cerco di sistemare tutto il casino che abbiamo lasciato in giro il più velocemente possibile, Dennis mi aiuta in silenzio, mi guarda con la coda dell'occhio.
-Scusa ma devo andare subito a casa- penso alla canzone che avrei tanto voluto ascoltare.
Siamo fuori l'università. Lo saluto con una mano e mi allontano velocemente.
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Lascia la finestra aperta
ChickLitOgni giorno a quell'ora lei era lì. Così come me, l'aspettavo. Abbiamo due ragazzi, uno l'opposto dell'altro, il bianco e il nero, il sole e la luna, ognuno con i suoi problemi. Il loro primo incontro è stato frutto del caso, e gli altri? Come si sp...