•Capitolo 6•

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"C'è altro?" Mi chiese Albert, uno dei più cari amici di papà, nonché il preside della nostra scuola dopo che avevo terminato di raccontargli tutta la storia di Camille e Charlie. Del loro coinvolgimento in atti di bullismo.

Aveva l'aria sconvolta, ma era chiaro che tale emozione non era nulla in confronto al suo senso di dovere e alla sua collera. Certo, era seduto apparentemente in modo tranquillo sulla sua poltrona, dietro l'enorme scrivania in mogano e chiunque avrebbe potuto pensare che lo fosse davvero. Io, invece che lo conoscevo bene sapevo che non appena avremmo lasciato la presidenza sarebbe esploso e avrebbe chiamato i due interessati per prendere seri provvedimenti. Il bullismo non era qualcosa che andava preso con leggerezza e lui, da zio qual era lo sapeva benissimo. Mi ricordai di Jeb, dei momenti passati insieme. Per un fugace istante mi estraniai dalla realtà. Il mio cuore prese a battere molto più forte. Aveva avuto un passato burrascoso a causa di ragioni molto simili e Albert, suo zio lo sapeva perfettamente. Non lo sentivo da un po', quindi mi chiesi come se la passasse adesso. Mi chiesi se stesse bene e se avrei mai trovato il coraggio di chiederglielo. Ma, in fondo anche lui non si faceva sentire da tempo.

Qualcuno mi diede di gomito, quindi scossi il capo e ripiombai nella realtà. Imbarazzata, sollevai lo sguardo da terra."Mhm...No, penso sia tutto." Lanciai un'occhiata a Roy, il quale stava ricambiando il mio sguardo. Con uno soddisfatto e orgoglioso, come un fratello fiero della propria sorellina minore.

Albert annuì."Bene. Credo che possiate andare, allora." Concluse, sistemandosi il nodo della propria cravatta blu scuro. Identico al suo completo elegante.

"Grazie preside Albert." Intervenne Emma, aggiustandosi gli occhiali sul naso. Aveva deciso di venuta di sua spontanea volontà come testimone quando, questa mattina, io e Roy le avevamo riferito le nostre intenzioni di venire qui. Nel caso le registrazioni non fossero state abbastanza, il suo aiuto sarebbe stato di fondamentale importanza.

Lui le rivolse un debole sorriso."Sono..Io a dovere ringraziare voi."Con il vostro aiuto ho qualcosa di concreto su cui posso lavorare e prendere i giusti provvedimenti."

"Il cellulare può tenerlo se le serve." Dichiarò Roy, indicandolo con un veloce cenno della mano. L'oggetto si trovava ancora sulla scrivania di Albert.

"Grazie, lo terrò io allora." Lo prese in mano e lo infilò dentro ad un cassetto della scrivania."Te lo renderò alla fine delle lezioni."

Detto questo, Roy e Emma lo salutarono e si avviarono verso la porta. Io, al contrario rimasi dov'ero.

"Io arrivo, voi andate pure." Dissi a Roy, che mi stava aspettando sulla soglia della porta. Confuso, annuì chiudendosi la porta alle spalle.

Albert, notando che ero ancora di fronte a lui lasciò la penna da una parte e mi osservò perplesso, appoggiandosi allo schienale in pelle."Devi dirmi qualcosa?"

Mi stavo torturando le mani, in piedi in mezzo alla stanza soppesando le alternative che avevo."Io..."Sospirai, chiudendo gli occhi per un momento."Tutto questo..." allargai le braccia."So che ti ricorda...Jeb."

Albert sussultò per la sorpresa e lo sconcerto. Probabilmente non si aspettava che avrei parlato di lui e onestamente, non me lo aspettavo nemmeno io. Diciamo che non era tra gli argomenti di cui preferivo parlare.

"Quello che voglio dire è che anche a me lo ha ricordato molto." Mi schiarii la voce, cercando di mettere insieme una frase sensata.

The bad boy's loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora