Capitolo 2

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Rimetto il Capitolo 2. Mi scuso per questo disordine tra i capitoli. Cercherò di rimetterli in ordine al più presto.

Grazie per la vostra pazienza.

Runner_38.

Capitolo 2

Novembre

Cammino per Central Park in un tipico pomeriggio d'autunno. Le foglie secche cadute dagli alberi sul sentiero schricchiolano sotto le mie scarpe. Il vento soffia piano, ma si fa sentire con la sua fredda carezza. Distinguo una ragazza seduta su una panchina. I capelli raccolti in una treccia a spina di pesce, di un biondo ramato. Brenda. Mi avvicino a lei e mi siedo a debita distanza. Ci siamo visti di sfuggita solo poche volte da quando ci siamo conosciuti. Come sempre ha il suo quaderno e sta disegnando. Non vedo cosa, però.

"Brenda."-la saluto.

"Oh, Natan."-dice sussultando e chiudendo di scatto il quaderno sulle sue ginocchia.

"Ti ho spaventata?"

"No, no, ero solo presa a disegnare."-dice sorridendo appena. Sempre il suo mezzo sorriso. Il suo sorriso incerto.

Dopo un attimo di silenzio si alza e dice:

"Si sta facendo tardi, devo tornare a casa."

"Vuoi che ti accompagni?"-le chiedo gentilmente.

"No, grazie. Vado da sola."

"Va bene."-le dico, poi la saluto.

Mi giro e inizio a camminare nella direzione opposta alla sua.

"Natan!"-mi chiama Brenda dopo pochi minuti.

Mi fermo e mi volto verso di lei.

Siamo a pochi metri di distanza. Lei è ferma in piedi e si sta stringendo con una mano l'impermeabile per proteggersi dal vento che nel frattempo è aumentato, mentre con l'altra mano tiene il piccolo quaderno.

"Ti....ti va se...ti va ancora di accompagnarmi?"-chiede, speranzosa e timida.

Sorrido. "Certo."

Mi avvicino a lei e iniziamo a camminare uno vicino all'altra, in silenzio.

Dopo un po' decido di rompere il silenzio.

"Vivi da sola?"

"No, abito con mia sorella minore Katy. È più piccola di tre anni."

"E i tuoi?"-chiedo di getto. Non sono riuscito a trattenermi, anche se so che certe domande non si dovrebbero fare in questi casi.

"Mia madre è morta tre anni fa, mentre mio padre...be', lui ci ha abbandonate quando io avevo quattordici anni e Katy undici."-dice un po' triste.

"Mi dispiace, non avrei dovuto farti una domanda simile."

"Va tutto bene."-dice regalandomi il suo  semi-sorriso. "Non potevi saperlo."

Poi non parliamo più fino a che non arriviamo a casa sua. Il suo palazzo è più tradizionale, più antico rispetto al mio moderno. Ma è grazioso.

"Grazie per avermi accompagnata."-dice guardandomi negli occhi. I suoi occhi grigi sono bellissimi.

"È stato un piacere."-dico io salutandola con un bacio sulla guancia. Poi torno a casa mia. Ma che ho fatto?  Quando apro la porta del mio appartamento attrezzato con mobili moderni, Gold mi corre incontro abbaiando e scodinzolando. Gold è il mio cane. È un Labrador Golden Retriver. L'ho chiamato così per via del colore "oro" del suo pelo.

"Ciao piccolo."-lo saluto accarezzandolo.

Poi mangio qualcosa e vado a letto. Nel mio letto grande e confortevole. Sono esausto, anche se non è da me essere stanco senza aver fatto niente per tutto il giorno.

Con questi pensieri, mi addormento profondamente.

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