II. Smascherati dall'alcol e dal fumo

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"Allora biondina?"
Dio lo stavo fissando anch'io, cazzo, porca puttana..
"Che dici Rosà?"
Rideva, io andavo a fuoco e lei semplicemente, rideva. Salutò velocemente i ragazzi anche da parte mia trascinandomi all'interno del palazzo, il tutto continuando a ridere.
"Rosà smettila ti prego! È stato imbarazzante, Cristo!" La sua risata iniziava a contagiarmi
"Hahahaha dovevate vedervi! Sembravate due zombie!" Iniziò a imitare le nostre facce, ed era impossibile non ridere.
"Ringrazia che l'ho notato solo io come vi stavate guardando. Peppe e gli altri vi avrebbero preso per il culo a vita, fidati." Schiacciò il pulsante per l'ascensore, e poi riprese: "Ma sul serio ti piace quel deficiente? Cioè, ma l'hai visto? È un'ameba sorè hahah" e riprese a ridere entrando nell'ascensore insieme a me.
"Ma che dici!? L'ho solo beccato a fissarmi mentre parlavo con te e d'istinto l'ho guardato anch'io.." cercai di convincere più me che lei, e dallo sguardo di Rosy capii che non credeva ad una sola delle mie parole, ma credo che decise di passarci oltre per non mettermi ancora più a disagio.
"Prima ti ho chiesto se ti andava di fare un giro per Salerno, così ti mostro la città" disse uscendo dall'ascensore, in quello che riconoscevo chiaramente come il terzo piano. Rosy si diresse verso la porta frontale a quella del mio appartamento, aprendolo con una chiave.
"Sì, sì certo mi piacerebbe un sacco!" Mi fermai sulla soglia della porta aspettando che lei prendesse le sue cose che aveva lasciato all'entrata.
"Quindi abiti di fronte a me?" Dissi entusiasta.
"No, mi spiace deluderti ma qui ci vive l'ameba che ti fissava prima." Mentre chiudeva la porta alle sue spalle aggiunse: "Peppe è l'unico ad avere questa copia della chiave di casa sua, per comodità credo. Dato che passa più tempo qui che da me."
Annuii. Intanto aprii la porta del mio appartamento: "Rosy mi daresti un attimo prima di uscire?"
"Sì certo fai pure"
Lei entrò gettandosi sul divano e tirando fuori il telefono, mentre io mi diressi in camera: misi in fretta un body rosso di Adidas, un paio di shorts neri in jeans e le mie Air Max bianche. Misi l'essenziale in tasca e andai da Rosalba, incitandola ad uscire insieme a me.
Inutile dire che uscendo dal palazzo ritrovammo i suoi amici nello stesso punto.
"Allora ci vediamo stasera Rosà? Ah bionda, vieni anche tu?" Questa volta fu Ava a parlare, ma Rosy non mi diede il tempo di rispondere: "Certo che viene, ora andiamo. A stasera!"

Rosy mi stava spiegando dell'evento a cui saremmo andate stasera, quando il telefono cominciò a squillare:
"Pronto? Chi parla?"
"Bambola! Sono io, Vegas." Pensai a quel deficiente di mio fratello che prima di partire aveva promesso che il mio numero non l'avrebbe dato a Vegas mai e poi mai senza il mio consenso. Sì, come no.
"Senti dato che non hai impegni, ci vieni ad una festa stasera? Ho pensato che dato che non conoscevi nessuno, un po' di compagnia non ti avrebbe fatto poi così male."
"In verità ho conosciuto poco fa una ragazza con cui mi sono già organizzata per stasera." Sperai che bastasse quello per fargli perdere le speranze.
"Capisco.. beh comunque, posso passare domani sera da te?"
"Emh.. sì, va bene per me."
"Ok bambolina, ci vediamo domani allora!" Riattaccò. Rosy mi guardava perplessa: "Non so chi sia, ma credo ci stia palesemente provando"
"Nah, viene da me solo per darmi delle informazioni sull'appartamento"
"Sì certo, credibile. E io sono nata con i capelli viola. Ma dai tesò!" Mi faceva morire dalle risate questa ragazza, l'adoravo.

Era stato un pomeriggio perfetto con Rosalba. Tra shopping, risate, storie Instagram e chiacchierate, era passato tutto in un soffio.

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"Anastasia sei pronta anche tu?" Disse Rosy dal bagno della mia camera.
"Ti sto aspettando Rosà, vedi un po' tu."
"Ok ci sono. Come sto? Troppo? Troppo semplice?" Indossava una gonna di pelle nera, un crop top bianco senza spalline a maniche lunghe e degli stivaletti neri con il tacco, il tutto abbinato ad una pochette bianca di Moschino. Rosalba sarebbe stata stupenda con qualsiasi cosa addosso; era una di quelle ragazze con un fascino particolare ed uno stile tutto suo che la rendevano semplicemente inimitabile. La trovavo perfetta e un po' la invidiavo. "Sei perfetta, non preoccuparti. Peppe apprezzerà di sicuro." Le sorrisi maliziosamente. Notai che anche lei stava osservando come mi ero vestita: indossavo una gonna di jeans con l'immancabile cintura Gucci abbinata alla borsa della stessa marca, un body in pizzo nero e dei sandali neri con il tacco a spillo: "Anch'io conosco qualcuno che apprezzerà molto il tuo outfit, soprattutto il tuo body amò" imitò il mio sorriso, e in risposta ricevette da parte mia un cuscino del divano lanciato verso di lei, accompagnato dalla mia risata. Si sedette affianco a me:
"Ora che ci penso.. «lei bionda, sembra una Barbie», «culo bello grosso con la borsa Gucci».. sembri la ragazza immaginaria dei testi di Plaza" mi sorrise e io arrossii scuotendo la testa. Dopo un attimo mi chiese se mi andava di sentire qualche sua canzone, e io che dopo l'ultima sua affermazione morivo di curiosità, accettai subito, e ascoltammo vari pezzi: spaccava di brutto e musicalmente mi aveva completamente conquistata.
Ascoltammo altre canzoni sempre trap e rap, finché Rosy non disse: "Di solito a questo punto con gli altri, ne giriamo una e ce la passiamo." Le sorrisi: "Ne vuoi una? Ci metto un attimo a rollarla" Mi guardò con una faccia furba: "Ci sto, ma solo qualche tiro. Il resto è tutta tua."
Dopo averla girata l'accesi e gliela passai. Assaporò l'aroma: "Dio grazie per avermi portato un amica con erba così buona!" Scoppiai a ridere. Ero grata che anche lei, come me, non fosse proprio una santa, perché esserlo a me proprio non riusciva.
A poco più della metà della canna, me la passò e mentre lei si diresse in cucina per mangiare qualcosa, io mi diressi sul terrazzo per fumare. Lo ritenevo il posto perfetto dato la meravigliosa vista che dava sul mare.
Sentii Rosy sedersi di nuovo sul divano e potrei giurare che mi stava guardando, perché sentivo la pressione di uno sguardo addosso, e infatti parlò: "Non oso immaginare quanti ragazzi ti vengano dietro. Voglio dire, pure io ci proverei con te se fossi lesbica sai? E non l'ho mai detto a nessuna! Sentiti onorata cazzo!"
Mi voltai solo per due secondi ridendo per la scioltezza con cui mi disse tutte quelle cose, solo che rigirando la testa per tornare a guardare il mare mi accorsi che lo sguardo di cui sentivo la pressione non era di Rosalba, ma di Luca che stava a tre metri da me nel terrazzo affianco al mio.
Dopo poco spostò lo sguardo sulla canna che tenevo tra le dita, per poi distogliere lo sguardo sorridendo.
"Dreffo" girò la testa verso l'interno del suo appartamento per poi spostare lo sguardo su di me "credo che io e la nuova biondina abbiamo una passione in comune." Non riuscii a capire la risposta di Elia, ma credo avesse intuito dopo che Luca annuii fiero nella sua direzione.
-Ok Anastasia, è la tua occasione per dirgli qualcosa.-
Sì ma non mi usciva nemmeno il fiato, figuriamoci che strani versi avrei emesso se avessi parlato!
Così feci l'unica cosa che mi venne d'istinto fare: camminai verso il suo terrazzo e mi sporsi leggermente porgendogli la canna che tenevo tra le dita. Osservò i miei movimenti per poi avvicinarsi e sporgersi. Afferrò il filtro sfiorando le mie dita, si morse il labbro e sorrise:
"É la prima volta che una ragazza me la passa. Sono onorato bionda, davvero."
"Devi esserlo: è Amnesia."
"Woo, scherzi? La mia preferita cazzo"
Gli sorrisi timidamente, e subito dopo disse: "Se siete pronte scendiamo e partiamo."
"Perfetto, allora usciamo e ci vediamo giù." E rientrai sotto gli occhi maliziosi di Rosalba che aveva assistito di nascosto a tutta la scena e stava appoggiata allo stipite della portafinestra con le braccia incrociate:
"Però, che «femme fatale»." applaudì per prendermi in giro.
"Sta zitta Rosà." Provai a trattenere la mia risata mentre le diedi una leggera spinta.

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Ero seduta sul divanetto del nostro tavolo affianco a Elia e Lollo. Avevo iniziato a parlarci da subito, soprattutto con Elia dato che Lollo era come me: di poche parole. Tra una parola e l'altra Elia continuava ad offrirmi da bere, e io molto presto persi il conto di quanti drink avevo bevuto per colpa sua. Raccontai di tutto ai miei due nuovi amici, i quali, brilli pure loro (anche se meno di me), continuavano a farmi domande mostrandosi interessati alla mia storia: non mi ero mai sentita così al centro delle attenzioni di qualcuno. E quando erano Elia e Lollo a parlare, spesso mi perdevo ad osservare Luca, talvolta incrociando il suo sguardo così intenso che mi obbligava a distogliere il mio per via dell'imbarazzo e con un sorriso da idiota stampato sulla faccia.
All'improvviso Rosy mi prese il polso tirandomi verso di sé per alzarmi:
"Voglio ballare con te, scommetto che diventerà geloso." disse dirigendosi in mezzo alla folla e ridendo fin troppo facendomi capire che anche lei aveva bevuto più del dovuto.
Ballammo come se ci fossimo solo noi, prendendo in giro una coppia che ballava in modo sconcio sulle note di «Soy Peor» e finimmo per abbracciarci ridendo come due cretine.
"Uhh stanno arrivando i ragazzi, lo sapevo cazzo, lo sapevo che avrebbe funzionato!" Non capii di cosa parlasse e avvicinandosi al mio orecchio disse con un tono che solo io potevo sentire: "Domani mi ringrazierai sorè, vedrai."
Io, ancora più confusa di prima, mi limitai a ridere, quando una stretta sul mio braccio, che venne accompagnata da una sbuffata del profumo di Elia, mi allontanò con uno scatto veloce da Rosy, lanciandomi addosso a Luca, il quale mi tenne salda per i fianchi per non farmi cadere:
"Non è meglio se torni a casa tu?"
Mi guardò premuroso, spostandomi una ciocca di capelli biondi dal viso.
"Io.."
Non riuscii a rispondere; un po' per l'effetto dell'alcol, un po' per la sua vicinanza.
Persa nei miei pensieri, non mi resi nemmeno conto che Luca mi stava conducendo alla sua macchina reggendomi con una mano attorno al mio bacino. Una volta partiti mi rimproverò:
"Non dovevi bere così tanto se sapevi già che non avresti retto."
"È colpa di Elia, non avrei bevuto così tanto se fosse stato per me. E comunque mi sta già passando, non preoccuparti."
Mi sorrise.

Arrivati al nostro palazzo, prendemmo l'ascensore e aprii la borsa per estrarre le chiavi dell'appartamento.. le stesse chiavi che prima di uscire avevo lasciato a Rosalba.
"Cazzo.."
"Che c'è?"
"Le mie chiavi, le ha Rosalba" Mi sbattei una mano sulla fronte.
"Dai tranquilla, puoi stare da me per stanotte. Non sai quante volte è successa la stessa cosa a Peppe e Ava." Rise uscendo dall'ascensore e aprendo la porta di casa sua.
"Sicuro? Non voglio esserti di peso."
"Che vuoi che sia, per una notte bionda." Mi lanciò un altro dei suoi sorrisi mozzafiato prima di invitarmi ad entrare. Si gettò sul divano e io lo imitai. Dopo un minuto di silenzio, Luca decise di parlare:
"Sei cosciente di essere tremendamente bella anche da ubriaca, vero?" Disse in un sospiro esasperato.
"E tu sei cosciente di essere strafatto in questo momento dato che al club non hai fatto altro che fumare e che ora non sai quello che dici, vero?"
Rise gettando la testa all'indietro:
"Sì, sì ne sono perfettamente cosciente baby."
Mi stesi sull'ampia isola del divano, e lui si posizionò affianco a me, in modo che io appoggiassi la mia testa al suo petto e che lui potesse sentirmi vicina a sé stringendomi al suo torace con un braccio. Io chiusi gli occhi.
"Dove sei stata tutto questo tempo?" Bisbigliò in maniera impercettibile, pensando che io mi fossi addormentata.
"Nelle tue canzoni, Plaza."
E avrei potuto giurare che stava arrossendo mentre un sorriso si formava sulle sue labbra, era così facile percepirlo anche in mezzo al buio del salotto.

Per quanto fosse tutto perfetto speravo che domani non si sarebbe ricordato di questi momenti. In fondo io non lo conoscevo, e lui non conosceva me. Come potevamo volerci seriamente? Eppure sentivo il bisogno di cercarlo tra la gente, il bisogno di essere lì con lui quella notte, pur non sapendo nulla di lui. Era come se a forza di guardarci ci fossimo già detti i mille segreti che ci bastava sapere per cadere nella trappola.

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