What they want me to be

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Avviso: Non illudetevi che sia positivo, gioioso e romantico; sono ancora in mood negativo♥️

"Perché non riesci a essere normale? Mi fa incazzare la tua attitudine e mi disgusta il tuo entusiasmo. Sei una povera pazza senza speranze! La vita avrebbe dovuto colpirti più forte, ma non preoccuparti, ci penso io a rimetterti al tuo posto!" Sibilò Billy, tenendola per i capelli, prima di darle uno schiaffo e spingerla a terra.
Dopo ciò, seguirono alcuni calci nello stomaco, alla schiena, alle gambe e ai fianchi.
Quando il biondo fu soddisfatto, sputò a terra e con il fiatone aggiunse: "ringrazia di essere così brutta, o ti avrei fatto di peggio."

Anna si rialzò da terra dopo un tempo indefinito e cercò di togliere la terra del sentiero dai vestiti, con le mani tremanti.
Si trascinò a una fontana nel bosco, non molto lontana da Green Gables e sciacquò il sangue dal viso, iniziando a singhiozzare e piangere.
Dopo essersi accasciata a terra e liberata parzialmente dello shock grazie alle calde lacrime, che sgorgavano dai suoi occhi come disperazione liquida, si coprì le ferite e tornò a casa, cercando di non far notare nulla a Marilla e Mattew.

Anna diede il tempo a ogni livido di guarire, mentre nella sua mentre preparava se stessa al cambiamento radicale che nessuno si sarebbe aspettato.
La volevano cinica? Arrabbiata? Arrogante? Forte? Sexy?
Bene, li avrebbe accontentati.

La ragazza quella mattina non si fece le trecce, ne raccolse i capelli in alcun modo; anzi, li piastrò e lasciò cadere sulle spalle.
Mise dello smalto nero sulle unghie e molti braccialetti e anelli.
Marcò gli occhi con la matita interna nera, il mascara calcato e l'eyeliner, anch'esso nero...fino a farli apparire più grandi e profondi di quanto già non fossero.
Colorò le labbra con un gloss di Diana, un po' più scuro dei suoi, e rimise il piercing al naso, che aveva tolto al suo arrivo ad Avonlea.
Soddisfatta del look meno angelico del solito e un po' affranta per sembrare di nuovo come quando era all'orfanotrofio, mise una canottiera verde militare e i jeans a vita alta, con una spessa cintura nera, come le all stars ai piedi.
Per non avere freddo, infilò una felpa nera di Jerry e andò in cucina, dove Marilla e Mattew la guardarlo sconcertati.
"Non dite niente, so che sembro appena uscita dall'orfanotrofio, ma mi hanno sfidato e non intendo dargliela vinta. Prometto che questa vendetta non durerà a lungo ed è tutta una finta." Dichiarò la rossa, anticipando le ramanzine di Marilla.
"Anna...ma perchè? Da dove arriva quel piercing al naso? Non è questo il modo di risolvere i problemi, non cambiando te stessa." Esclamò la donna.
"Tecnicamente, ero così prima di arrivare ad Avonlea...comunque sono anni che tutti vogliono vedere l'orfanella Shirley e non la ragazzina per bene che grazie a voi sono potuta diventare. Ovunque non c'è libertà di scelta, l'uomo può solo decidere se soccombere al peso del contesto o adeguarsi e sopravvivere. Io sopravvivo." Spiegò Anna.
"Ci fidiamo di te. Sta attenta." Disse Mattew, prima che potesse intervenire Marilla.
"Grazie, sei il mio eroe." Gli sorrise sinceramente la ragazza, lasciando un bacio sulla sua guancia.
"E tu sei il mio modello. Andrà tutto bene, farò andare tutto bene." Aggiunse la rossa, baciando anche la guancia della donna.
"Tieni gli occhi aperti, bambina... e sii cauta in questa tua scelta." La avvertì l'anziana, indecisa se approvare o meno tutto quello.

Sapeva che Anna era il tipo di persona che reagisce alle ingiustizie ed era grata che ne stesse parlando con loro, quindi non se la sentì di fermarla.

A scuola lo shock per la nuova Anna non lasciò indifferente nessuno: chi si sarebbe mai aspettato questo lato di lei?

"Il piercing? Sul serio?" Chiese Diana, affiancata da Cole.
"Se tiro fuori la vecchia me, la tiro fuori tutta." Replicò la ragazza.
"È una follia." Commentò l'artista.
"Concordo." Aggiunse Ruby, unendosi ai tre.
"Beh, non sono affari vostri." Replicò la rossa.
"Gilbert sarebbe deluso." Constatò Diana, facendo raggelare Anna.
"Gilbert se ne è andato." Disse l'altra gelida, con una rabbia passiva nella voce.
"Cosa vedono i miei occhi? La bastardella ha forse deciso di diventare una persona normale?" Chiese Billy, arrestando la sua camminata verso la classe.
"Fottiti, coglione." Replicò lei, distaccata e apatica.
"Uhh, la gattina ha tirato fuori gli artigli! Ti dona questa attitudine, dolcezza." Commentò lui, appoggiandosi agli armadietti accanto a lei.
"A te donerebbe un occhio nero, ma sappiamo entrambi che hai dei buoni riflessi." Ricambiò lei, distraendolo quel tanto da potergli dare un calcio al cavallo dei pantaloni.

Billy Andrews si piegò in due, portandosi le mani nel punto lesionato ed emettendo un gemito di dolore molto acuto.

"Anna?" Disse una voce alle sue spalle.

La ragazza si girò e vide Cole che teneva in mano un cellulare acceso verso di lei e sullo schermo vi era il viso confuso e sorpreso di un Gilbert appena sveglio.

"Blythe." Lo salutò lei, avvicinandosi al telefono e cercando di essere il più distaccato possibile.
"Come mai questo look da ribelle? Non che mi lamenti per come hai colpito Billy o per questo lato attraente e pericoloso." Chiese lui.
"La tua assenza ha obbligato il ritorno della vecchia Anna." Si intromise Diana.
"No. Sono solo un po' nostalgica dei vecchi tempi: fare la ragazzina di campagna è stancante." Replicò la rossa, evidentemente mentendo.
"Cole, potresti dare il telefono ad Anna? Vorrei parlarle in privato." Domandò il ricciolo, accigliato.
Il biondo consegnò subito il cellulare all'amica e la spinsero dentro un aula vuota.

"Cosa mi impedisce di chiudere la chiamata?" Chiese la ragazza.
"Mi spiace non essere lì. So che Andrews è fuori controllo...gli avevo detto di non infastidirti, ma ora che non ci sono si sente libero. Sono mortificato." Si scusò lui.
"L'avevo intuito, ma come vedi combatto benissimo da sola. Sopravviverò, l'ho sempre fatto.
Sei stato furbo a lasciare questo manicomio." Disse lei.
"Ma non avrei dovuto lasciare voi." Replicò.
"Non avresti potuto portarci tutti nel tuo anno all'estero. Come va il lavoro?" Domandò lei.
"Bene. Il mio capo, Bash, è un grande, anche se non gli piace il suo incarico. Qui sono tutti un po' razzisti e cazzoni, ci guardano come se fossimo dei gangster di Brooklyn." Raccontò lui, facendola ridere.
"Metterai via la vecchia Anna? Sembra molto una che non ride spesso, mentre io adoro quando lo fai."Chiese, Gilbert, poi.
"Sono solo quello che loro vogliono che io sia, dipende da loro quanto durerà questa cosa." Disse lei.
"Beh, appena torno, gli spacco il naso, poi non voglio più vederti con quell'aria da ragazzaccia, non ti appartiene per niente." Asserì lui.
"C'est la vie, Blythe. Comunque non devi occuparti dei miei draghi." Replicò lei, facendogli comparire un sorriso in volto.
"Io voglio occuparmi dei tuoi draghi, Shirley-Cuthbert. Mi rendi geloso se inizi a picchiare altri ragazzi..." Ribattè lui, facendola scoppiare a ridere.
"Pensa a studiare, non voglio che resti indietro: mi piacciono le sfide ad armi pari." Disse lei, causando una risata al ragazzo.
"Non oserei mai privarti di una tale gioia." Ridacchiò lui.
"Meno male,inizio ad annoiarmi da sola. Di questo passo potresti perfino mancarmi." Esclamò lei.
"Dovevo proprio andare a Trinidad per farti ammettere che ti ci tieni alla mia presenza." La canzonò, con finto tono esasperato.
"Non ho ammesso proprio niente! Continua a sognare Blythe, continua a sognare." Replicò lei.
"Tieni d'occhio il cellulare, Shirley-Cuthbert, ti manderò delle foto di questo posto molto presto. Lo adoreresti, ne sono certo. È talmente diverso dal Canada...andresti in tilt. L'unica nota negativa è il caldo: tra un po' inizierò ad togliermi anche la pelle." Raccontò lui.
"Non c'è il mare?" Chiese Anna confusa.
"Si, ma tutto il resto del tempo è un incubo." Sbuffò lui, facendola ridacchiare.
"Ruby ha detto che c'è il fuso orario di un ora, dovresti iniziare a prepararti e io dovrei andare in classe."Constatò la rossa, dopo un po' di silenzio.
"Ruby è ben informata...chiamami se succede qualcosa." Disse lui.
"Perché dovrei?" Domandò lei.
"Perché voglio saperlo da te, Carotina." Rispose il ragazzo.
"Sei uno stronzo! Sai che odio quel soprannome!" Scattò la ragazza.
"A me piace, anche se i tuoi capelli non sono color carota, ma più color papavero." Osservò lui, facendola arrossire leggermente.
"Allora non dirlo." Sbuffò lei.
"Cosa preferisci? Rosellina? Fiammetta?" Domandò lui ridacchiando.
"Che ne dici di Anna, che casualmente è il mio nome?" Propose lei.
"Non c'è gusto senza soprannomi."borbottò il ragazzo.
"Ci sentiremo, Gil."Concluse lei, con un sospiro esausto.
"Ci sentiremo, Anna." Ricambiò lui, con un sorrisetto sincero, prima che la rossa chiudesse la chiamata.

Ad Anna mancava Gilbert, forse quanto lei mancava a lui, e avrebbe solo voluto rivederlo per ricordarsi com'è respirare con leggerezza.

Per un attimo, dopo averlo salutato, si appoggiò al muro e non sentì la rabbia per la sua partenza, o quella contro se stessa per non essere felice per lui, e neanche la nostalgia.
Anna sentì solo la gioia effimera di averlo rivisto, di avergli parlato e di aver ascoltato la sua voce.
La rossa decise di apprezzare quel momento senza farsi domande o pensare troppo al significato delle emozioni che le aveva scaturito la conversazione.
Voleva solo godersi l'illusione che fosse più vicino di quanto sembrasse.

Oltre ogni aspettativa di AnnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora