Puppet

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"Perché dovrei fare un favore ad una persona di cui non mi importa nulla?" domandò Fanny, seduta sul comodo pouf di casa sua, a Lady.

"Te ne prego, dobbiamo assolutamente fare qualcosa" la implorò la ballerina.

Era stata una vera fortuna che Zero, il piccolo cane fantasma col naso rosso di Saber, si fosse intrufolato nell'arena a fine spettacolo. Grazie a lui, la circense aveva potuto sentire le parole di sfida che Pitch aveva rivolto Ringmaster. Quando li aveva visti rientrare in città, insieme, aveva sentito una stretta allo stomaco. Col cuore fuori dal petto, e l'animale a seguirla, aveva chiesto a Spaund di portare lo Skeletron al sicuro appena possibile. In seguito, si era fiondata a casa di Fanny. Non avrebbe voluto domandare aiuto proprio a lei, dato che era a causa sua se era stata segnata dal Direttore, ma non aveva scelta.

"A quanto pare ti sei persa una bella botta, eh? – La canzonò la marionettista, continuando a lavorare al nuovo burattino come nulla fossa. – Gli hai sempre sbavato dietro, e ora cerchi pure di aiutarlo".

Lady sentì risalire il sangue al volto, ma non si lasciò distrarre da quell'affermazione. Non v'era proprio il tempo di litigare su certe cose. Strappò la bambola dalle mani della sua creatrice, e la ruppe contro il muro.

"Morirà perché ha tentato di liberarci, TUTTI. – Dichiarò, pretendendo l'attenzione della collega. – Glielo dobbiamo".

Fanny sbuffò, lamentandosi con se stessa di aver aperto la porta.

"Se ti farà uscire da casa mia, va bene. – Affermò infine. – Ti presterò una mia marionetta".

Si alzò dalla seduta, e salì le scale che portavano alla camera. Ne discese con un mano una bambolina. Era piccola rispetto alle altre, delle dimensioni di una bambina. Dai vestiti sembrava una damina dell'ottocento, con i boccoli dorati. Lady la riconobbe come la servetta della marionettista. Spesso, infatti, la vedeva in giro a far commesse per lei. Non si esibiva mai, forse perché troppo piccola da usare, oppure a causa dell'antiestetico colorito disomogeneo del suo visetto tondo.

"Parlale, e lei riferirà il messaggio al destinatario ovunque sia" spiegò Fanny molto sinteticamente.

La ballerina non domandò come avrebbe fatto quel piccolo esserino, ad arrivare alla città dei mostri. Le bastava la certezza datale dall'artigiana, che avrebbe potuto mentire su tutto fuorché l'efficienza delle sue creazioni. Ne faceva una questione d'onore. Grata del gesto, trasmise la propria richiesta d'aiuto alla creatura di porcellana. Mentre parlava, gli occhi della bambola si accesero, e la testa annuì un paio di volte.

"Il messaggio è per la famiglia Skeletron, ad Halloween-Town" aggiunse infine Lady, e la testolina boccolosa annuì una terza volta.

Ringraziata un'ultima volta Fanny, la ballerina accompagnò la bambola al di fuori del tendone. Sarebbe stato Zero, cui la ragazza aveva affidato una pergamena con lo stesso messaggio (per sicurezza), ad accompagnarla. Sulla carta, vi aveva anche spiegato in modo minuzioso come trovare la città, nella speranza che aiutasse i genitori di Pitch a trovare la via più facilmente. Diede un bacino al cane, e lo osservò allontanarsi con la marionetta.

Erano ormai passate due ora dal tramonto, e le stelle già avevano iniziato a fare capolino dall'oscurità del cielo, quando la porta di casa Skeletron suonò. Qualcuno, fuori, stava bussando e guaendo. Pur essendo in vesta da notte Jack, la cui camera era la più vicina all'entrata, corse giù per le scale. Appena aprì un poco il pesante uscio, un cane fantasma entrò tutto trafelato e non fece altro che girare qua e là per il salone col bastoncino che aveva usato per battere alla porta. Rischiò persino di sbattere contro Madame e Monsieur Skeletron, finalmente usciti dalla camera.

"Chi sarebbe?" domandò la signora, fermando l'intruso che volentieri si accoccolò tra le sue braccia. Vide il rotolo rosso che ne adornava il guinzaglio, e dopo averlo aperto lo lesse ad alta voce.

"Vostre maestà, col cuore disperato ho inviato da voi questo mio amico in cerca d'aiuto. Non per me, ma per il nostro caro Pitch. Cercando di salvare me, e quanti altri lo meritano a Circus-Town, ha rivelato la malvagità del nostro signore, e ora rischia la morte. Non nego di essere stata io ad istigarlo, raccontandogli del segreto del mio contratto, ed ora me ne pento perché non avrei mai voluto farlo. Voi, che siete la sua famiglia e di certo gli volete bene non meno di me, salvatelo."

Sotto l'elegante testo, vi erano delle accurate iscrizioni per arrivare a Circus-Town.

"Oh, diavolo" si permise di dire la donna, rileggendo tra sé il messaggio una seconda volta.

"Dobbiamo muoverci subito. – Scattò Jack, già in procinto di lasciar la calda casa per la brezza esterna. – Ci serviranno dei rinforzi, tanti".

"Noi non faremo niente del genere. – Dichiarò il padre, immutato nell'espressione stizzosa del volto, mentre di dirigeva di nuovo verso la tromba delle scale. – Non è più uno Skeletron".

Non potendo tollerare un simile atteggiamento, all'arrivo di una notizia così nefasta, Madame schiaffeggiò il consorte una seconda volta. La zucca volò via dal corpo, e rotolò giù fino al pavimento.

"Sono stufa di sentir dire certe sciocchezze. Pitch è nostro figlio, e che tu lo voglia o no io e Jack andiamo a riprendercelo. Se ti piace tanto star in panciolle, Re dei miei stivali, dormirai in un letto freddo domani sera e anche quelle dopo".

"Ma cosa dici?" balbettò Scarecrow."

"Se non vuoi farlo per lui, fallo per te. – Intervenì il giovane Skeletron. – Cosa penseranno i sudditi, sapendo che hai lasciato morire un cittadino che aveva bisogno di aiuto? Pitch non sarà più l'erede, ma è pur sempre un abitante di Halloween-Town".

In qualunque mondo e città, se c'era una cosa che un sovrano non sopportava, erano i brusii che lo accusavano di non occuparsi a dovere del popolo, in una maniera o nell'altra. Scarecrow non faceva eccezione, e la sola idea che il nome Skeletron venisse infangato da una piccolezza del genere gli fece venire la pelle d'oca. Persino suo padre si sarebbe rivoltato nella tomba, se non peggio. Suo malgrado, accettò di partecipare al salvataggio.

Se avesse dovuto stilare una lista con i suoi difetti, Lady vi avrebbe messo in cima l'impazienza. Non le era mai piaciuto aspettare, soprattutto quando doveva avere notizie importanti, perciò poco dopo aver lasciato la messaggera era tornata a casa di Fanny. Non si dissero niente, ma si concentrarono su tutt'altro: l'una sulla nuova bambola, e l'altra sulle lancette dell'orologio. Alla fine, quando il sole ormai era svanito, la ballerina interrogò l'artigiana se per caso sapesse se la marionetta fosse arrivata o meno a destinazione. Fanny non rispose, e restò immobile sulla poltroncina. Lady tentò di chiamarla nuovamente, scuotendola per una spalla, ma niente. Poi il livido del manicotto iniziò a farle male, e capì.

"Dovreste cominciare a pregare per quel poco di anima che vi resta" affermò Fanny, parlando con la voce di Ringmaster.

L'acrobata scattò verso la porta, pronta ad uscire e nascondersi, tuttavia sulla soglia già la stava aspettando il Direttore. Nella mano destra, la bambola messaggera che gli aveva permesso di controllare la sua creatrice.

"Ancora scappi? Credevo che fossi cresciuta, mia cara."


The Nightmare before Christmas . Circus-TownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora