•Prologo•

1K 60 15
                                    

pѕιcopaтιco
/psi·co·pà·ti·co/
aggettivo e sostantivo maschile
1. È un termine che indica un individuo affetto da un disturbo mentale caratterizzato da squilibri delle funzioni etiche, disturbi caratteriali e perversioni costituzionali, senza disturbi delle facoltà intellettive. Ma soprattutto, non riescono a provare alcun tipo di emozione, se non, ricrearle alla perfezione.
______________________________

Pioggia, lampi e tuoni, altri tre elementi da aggiungere alla lista di cose che stanno rendendo questo Natale uno dei più orribili di sempre.

Non bastavano tutte le ore extra che ho fatto al bar per potermi assicurare almeno il 24 e 25 Dicembre liberi, no! Il mio capo vuole che lavori lo stesso "Non possiamo chiudere, saranno solamente soldi persi". Mi sarebbe piaciuto mandarlo a quel paese, ma mi sono contenuto.

Ormai vivo da solo, finalmente mia madre mi ha lasciato andare via dal nido familiare (arresti domiciliari), anche se a volte sento la sua mancanza, o meglio, la mancanza del suo cibo.

L'unica cosa di cui non sento l'assenza, era il modo in cui mi chiamava davanti a tutti: "Tokki", perché ero il suo piccolo coniglietto.
Dico "ero" ma per lei lo sono ancora, nonostante ormai io abbia 21 anni.

Prendo la divisa, ormai usurata da tutte le volte che me la sono messa e che è stata lavata. Secondo me da un senso di sporco, ho chiesto al capo di prenderne delle nuove (dato che sia io che il mio collega sembriamo reduci dalla seconda guerra mondiale), ma si ostina a dire che servono a farci sembrare dei lavoratori che si impegnano, anche se sappiamo entrambi che lo fa per non spendere soldi.
Malgrado le cellule dell'epidermide mi stiano chiedendo disperatamente di non metterla (onde evitare mi venga un cancro alla pelle), me la metto.

Controllo l'orario 19:30. Il turno inizia alle 20:00, ma so già che se dovessi uscire di casa dieci minuti prima, sicuramente succederà qualche strano evento che mi farà arrivare in ritardo al lavoro, quindi preferisco arrivare in anticipo.

Mi guardo un attimo allo specchio presente all'entrata dell'appartamento, soffermandomi sui miei capelli spettinati. Sinceramente non ho assolutamente voglia di sistemarli, tanto non importa a nessuno...giusto?

Prendo le chiavi di casa e correndo -nonostante non sia necessario- scendo le scale. Probabilmente il fatto di essere perennemente in ritardo nella mia vita, ha innescato quest'azione automatica che mi porta a correre per qualsiasi cosa.

Fortunatamente vivo abbastanza vicino al bar in cui lavoro, e di sicuro una piccola corsetta non può fare male a nessuno,  men che meno ai miei muscoli. Devo fare tanta attività fisica se voglio mantenere il mio perfetto corpo da bronzo di riace.

Le strade sono buie, e la temperatura è gelida.  Del resto chi uscirebbe con questa pioggia?
Di forme di vita umana nemmeno l'ombra. Tutti in casa o nei pub ad aspettare l'arrivo del Natale. E invece io sto correndo verso il lavoro, facendo finta di essere felicissimo a servire le poche persone che, come me, non hanno niente da fare alla vigilia.

Dopo poco raggiungo il bar, in anticipo di 10 minuti. Bravo Jungkook, dovrai sopportare il genere umano per altri dieci minuti.
Sembro un gattino spelacchiato per via della pioggia, ma niente di grave per fortuna.

Purtroppo dovrò passare questo turno da solo, il mio collega, Jimin, è stato esonerato dal lavoro.  Gli voglio bene, ma a volte sa proprio come farsi odiare.

pѕycнopaтн | vĸooĸ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora