Che Marlena non si piacesse penso che lo avessero capito tutti.
La mattina arrivava alla fermata del pullman correndo, perché trascorreva almeno quindici minuti a ricoprirsi di fondotinta le fitte lentiggini che le costellavano il viso.
Lo stendeva con una vecchia spugnetta di sua mamma, ingiallita e poco spessa.
Si era dovuta arrangiare, dato che lei si era rifiutata di darle i soldi per comprarsene una nuova.
Ripeteva di non capire perché dopo nove mesi per fargliele, dovesse nasconderle.
Ed infatti, a Marlena, quelle lentiggini stavano proprio bene.
Indossava solo felpe esageratamente larghe, di almeno tre taglie in più della sua, del colore del cielo quando piove, oppure delle magliette blu scuro.
Sotto tutto quel tessuto si nascondevano due fianchi strettissimi, un ventre piatto, braccia affusolate.
Quando danzava, però. non poteva nascondere niente.
Così tutti ammiravano le sue lunghe gambe magre muoversi a tempo di musica, come gli steli dei fiori nel vento. Nella classe di arte avevano persino utilizzato una sua foto durante un saggio come modello, una volta.
Era indescrivibilmente bella.
Ma Marlena non si piaceva.
E quando a Marlena non piaceva qualcosa, molto semplicemente, la copriva.
Portava con sé un pacchetto di Marlboro, sempre inspiegabilmente pieno.
Nessuno aveva ancora capito se ne finisse uno al giorno, o se, semplicemente, non le fumasse mai.
Le leggende su quel pacchetto nel corso dei mesi aumentarono a dismisura, alimentando teorie piuttosto contrastanti.
A tutti piaceva parlare di lei, era come uno di quei film che quando pensi di aver capito il finale, cambiano completamente la trama.
Aveva i capelli del colore dello zucchero filato, un rosa moderato ma provocante.
Alcuni giorni li agitava al vento, decorati da dei perfetti boccoli che gli arricciavano le punte.
Altri, invece, li teneva ordinatamente legati in due trecce che le partivano dalla fronte.
Tipo, il Lunedì li aveva sempre legati.
Così iniziai a pensare che dipendesse un po' dell'umore che aveva.
Felice, sciolti. Arrabbiata, trecce.
Marlena triste, però, non l'ho vista mai.
Solo una volta, l'ho scorta guardare fuori dalla finestra di casa sua, con aria malinconica.
Si era fissata su un alberello debole, cresciuto a lato della strada.
Degli uomini con dei pensanti giacconi verdi lo stavano sradicando.
Li guardava con tristezza e nervosismo, come se volesse chiedergli che colpa ne avesse lui per essere cresciuto lí.
Se ho imparato qualcosa, è che la gente pone domande che sente sempre un po' sue.
Che colpa ne aveva lei, se era cresciuta li?
Che colpa ne aveva, lei, se si faceva così spesso le trecce?
Le persone arrabbiate hanno sempre qualcosa che non va.
Lo so bene, perché sono sempre arrabbiato anche io.
Sul braccio destro aveva tatuata una lettera, in corsivo minuscolo.
Una scelta strana, il corsivo, pensai osservandola meglio.
Uno stile di scrittura così delicato e fine, per una personalità con così tanti spigoli. Non riuscii mai a chiederle il significato, probabilmente perché innanzitutto avrei dovuto chiederle se sapeva della mia esistenza.
No, nessuna storia da romanzo in cui io sono il classico ingessato e lei la figa della scuola.
Io con le ragazze ci ho sempre saputo fare.
Ma con lei non so nemmeno da che parte cominciare.
È un pezzo di ghiaccio con nel mezzo un petalo.
Il centro lo raggiungi solo sciogliendo quello che c'è intorno.
Marlena ha una moto, i pomeriggi autunnali la vedo uscire dal suo garage in sella ad essa.
Accelera, con il vento che le attraversa le ciocche colorate.
Un giorno, per caso, ho scoperto dove la portassero queste fughe misteriose.
Giunge sempre ad una spiaggia fuori città, dove sono solito recarmi anche io.
Pensavo che nessun'altro conoscesse questo posto oltre a me.
Di solito qui leggo, scrivo, o osservo il mare.
Per giorni, continuiamo ad incontrarci, senza però mai scambiarci una parola.
Posiamo il nostro telo, osserviamo il moto costante e disordinato dell'acqua, riempiendo l'aria di pensieri quasi tangibili.
Ogni volta che sento il rombo della sua moto mi punge la bocca dello stomaco, come se la stessi guidando anche io.
Sono felice, quando la sento.
Oggi la vedo avvicinarmisi, con il suo pacchetto di Marlboro che fuoriesce lievemente dalla tasca dei jeans.
È che io l'ho sempre osservata Marlena, ma senza mai accorgermi che anche lei mi stesse guardando.
"Non è che mi presteresti il tuo accendino blu?"
Mi si disegna la bocca in un sorriso.
Marlena non si è mai piaciuta, e questo penso che lo avessero capito tutti.
Spero che le basterà sapere quanto piace a me.