Soltanto Tre Parole

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Guardo l'ora sul cellulare: 3:54 am.
Impreco a bassa voce, accendendo la lampada posta sul comodino e alzandomi subito dopo. Mi dirigo verso la porta finestra che dà sulla terrazza ed esco, noncurante dell'aria gelida che mi avvolge completamente. Indosso solamente i pantaloni e non mi viene nemmeno in mente l'idea di prendere una felpa. In questo momento non riesco a non pensare a quel messaggio.
Mi appoggio alla ringhiera, inspirando l'aria a pieni polmoni. Sta piovendo a dirotto e non si vede nemmeno una stella, essendo il cielo completamente coperto dalle nuvole. Borbotto qualche parola incomprensibile ed estraggo una sigaretta dal pacchetto che porto sempre in tasca, accendendola. La mia mente inizia a vagare mentre faccio un tiro, poi un altro e un altro ancora.
"Torna da me".
Tre parole, un solo messaggio, recepito forte e chiaro. Un "vaffanculo" pensato e non detto.
Guardo nuovamente il cellulare: 3:57 am.
Sveglio a quest'ora della notte per colpa di quel coglione che non aveva altro da fare che scrivere a me.
Probabilmente è ubriaco.
E probabilmente faccio male ad illudermi.
Sono passati quattro anni dall'ultima volta che ho visto o sentito Filippo.
Quattro anni.
1461 giorni, visto che il primo anno era bisestile.
Quattro anni che vivo - o sopravvivo - senza di lui.
Quattro anni senza i suoi abbracci, le sue carezze, i suoi baci.
Quattro anni che cerco di accettare la realtà, cerco di dimenticare il suo tradimento e cerco di farmi una nuova vita.
Inutilmente, direi.
Il cellulare vibra di nuovo, lo afferro e lo sblocco.
Un altro messaggio.
"Lorenzo, cazzo, rispondimi".
Altre tre parole, altro messaggio, altro "vaffanculo" pensato e non detto.
Altra voglia di prendere e andare da lui, riempirlo di schiaffi e andarmene via.
Butto via la sigaretta e torno dentro, lasciandomi cadere sul letto.
Ammetto che il soffitto non è mai stato così interessante. Anzi, negli ultimi quattro anni lo è stato fin troppe volte.
Che fine avrà fatto la sua nuova ragazza? Quella con cui non ha avuto problemi a tradirmi? L'ha lasciato, per caso? Vuole che io torni da lui perché si sente solo?
Mi viene da ridere.
O forse da piangere.
O forse entrambe le cose.
Sblocco di nuovo il cellulare: 4:02 am.
Non riesco a pensare lucidamente a quest'ora, cazzo. L'ha fatto apposta, è ovvio.
Il telefono vibra di nuovo.
"Sono sotto, vieni".
Ancora tre parole, un ennesimo messaggio, un pugno che si infrange contro il materasso del letto.
Le mie lacrime che iniziano a scivolare sul viso, senza che io riesca a trattenerle.
Voglio spaccargli la faccia.
Eppure, non basterebbe per fargli provare il dolore che lui ha inferto a me.
Ho l'impressione che la mia mente e il mio corpo in questo momento siano scollegati, perché quest'ultimo si è mosso senza il mio volere.
Mi sono alzato e mi sono infilato quella fottuta felpa che se avessi messo prima magari mi avrebbe evitato l'influenza.
Ho imprecato a bassa voce e ho infilato le prime scarpe che ho trovato.
Ho preso le chiavi di casa e sono uscito, tutto senza il mio volere.
Altra vibrazione, sblocco subito il cellulare.
"Muoviti, fa freddo".
Deve proprio piacergli il numero tre, perché mi ha rotto abbastanza il cazzo con tutti questi messaggi da tre parole.
Magari, potrei mandarlo via con tre parole.
Un qualcosa come: "Sparisci, porca puttana".
Sì, potrei pensarci.
Scendo l'ultima rampa di scale e mi blocco all'istante.
Lo vedo, oltre il vetro della porta d'ingresso.
Lui è di spalle, con il suo solito giubbotto di pelle.
Inizia a mancarmi il fiato, le mani tremano.
Un tonfo.
Probabilmente è caduto il cellulare, ma il suono risulta ovattato nella mia testa.
Ma a quanto pare non nella sua.
Si volta ed incrocia il mio sguardo. I suoi muscoli facciali si rilassano e sembra tirare un sospiro di sollievo. Sembra dire: "Dio, sei qui".
Eppure io non dovrei essere qui.
I pensieri nella mia testa sono confusi, non riesco a metabolizzare la situazione.
Faccio qualche passo avanti e spalanco la porta d'ingresso.
A quanto pare, Filippo lo prende come un invito ad entrare ed infatti è esattamente quello che fa: entra.
Probabilmente non è solo entrato nel palazzo, probabilmente è entrato di nuovo nella mia vita. E cazzo quanto avrei voluto evitare tutto questo.
È completamente fradicio.
Si fotta lui e il suo vizio di non portarsi mai l'ombrello con sè.
Mi guarda, effettivamente non ha mai distolto lo sguardo da quando mi ha visto.
Non l'ho fatto nemmeno io, d'altronde.
Sento sulla punta della lingua quelle tre parole che mi ero ripassato a mente mentre scendevo le scale, ma non vogliono uscire dalla mia bocca.
Vederlo ha mandato a fanculo ogni buon proposito di cacciarlo via, e mi odio per questo.
- Mi sei mancato - dice ad un tratto, facendomi spalancare gli occhi.
Tenta di abbracciarmi, ma mi scosto all'istante da lui.
Se lo lasciassi fare, probabilmente gliela darei vinta. Perché quando si parla di lui non capisco più un cazzo. È meglio prendere le distanze.
Filippo non sembra sorpreso dalla mia reazione, anzi, sembrava aspettarsela.
Beh, in quattro anni avrà avuto modo di pensare alla cazzata che ha fatto, no?
Perché io l'ho fatto.
Cazzo se l'ho fatto.
- Di' qualcosa, Lori - dice ancora, con un fil di voce.
Vorrei strangolarlo.
Ma vorrei anche abbracciarlo.
O baciarlo.
O trascinarlo di sopra con me e farci l'amore per tutta la notte.
O forse vorrei semplicemente che non mi avesse scritto alle 3:54 di notte.
Nessuno dei due riesce a distogliere lo sguardo dall'altro.
Il silenzio diventa pesante, la tensione è tanta.
So che aspetta una mia reazione, lo capisco dal suo sguardo.
Il problema è che nemmeno io so cosa dovrei fare o come dovrei comportarmi.
Con lui è sempre stato così, purtroppo.
Non sono mai riuscito a mantenere il pugno fermo, in un qualche modo mi ha sempre fatto cedere.
E cazzo, ci riusciva proprio bene.
La voglia di strangolarlo sta aumentando.
In contemporanea, anche quella di baciarlo.
Dio, non posso semplicemente farlo sparire dalla mia vita con uno schiocco di dita?
- Sono un coglione.
Altre tre parole, con le quali concordo perfettamente.
Lo vedo sfregarsi le mani, distogliendo dopo un tempo infinito lo sguardo dal mio per abbassarlo.
Sento le lacrime farsi insistenti, di nuovo non riesco a trattenerle.
Scoppio a piangere, e lo vedo guardarmi incredulo.
Vorrebbe fare qualcosa, ma resta semplicemente immobile, con il panico negli occhi.
Sa che ogni gesto sarebbe sbagliato in questo momento.
Anche se a dire la verità, non è il momento ad essere sbagliato.
Siamo noi due ad esserlo, io e lui.
Insieme, dopo 1461 giorni, perché il primo anno era bisestile.
Una relazione completamente sbagliata nata un 29 febbraio qualsiasi, freddo e piovoso.
Fare l'amore quel giorno è stata una delle cose più belle che mi siano mai capitate.
Belle e sbagliate.
Chissà perché tutto ciò che è bello è anche sbagliato.
Un po' come noi due, in questo momento.
Sbaglierei ancora se ti baciassi, ora?
Se la voglia di amarti ancora superasse quella di mandarti via?
Probabilmente sì.
Ho sbagliato milioni di volte con te, Filippo.
Una più una meno, no?
- Vieni di sopra.
Tre parole, dette così velocemente, tra i singhiozzi, che per un attimo ho temuto che non le sentissi.
Tre parole che nella mia testa significano "Ti amo ancora", e sono sicuro del fatto che abbiano significato lo stesso anche per te.
Tre parole così sbagliate, ma di cui forse non mi pentirò, un po' come non mi pentirò di tutto ciò che c'è stato tra di noi.
Forse domani ci scorderemo ogni cosa e torneremo ad ignorarci come abbiamo fatto negli ultimi quattro anni.
Ma che importa?
Ora ci siamo solo io e te.
Ora c'è soltanto un altro 29 febbraio qualunque, freddo e piovoso.
C'è soltanto un'ennesima notte che passeremo a far l'amore.
C'è soltanto un giorno in più da aggiungere ai 1461 passati, perché quest'anno è bisestile.

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