Di cicatrici e tatuaggi

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5. DI CICATRICI E TATUAGGI.


Due giorni dopo:
C’era un solo modo per definire Madison ‘Maddie’ Brook: uragano. Lei entrava nella tua vita, la sconvolgeva in tutte le maniere possibili e lasciava dietro di sé una scia di risate e gioia. Ianira la ospitava già da due giorni ed erano state quarantotto intense ore di pettegolezzi e chiacchierate fino a notte fonda. Anche Damian era entusiasta all’idea che la loro amica fosse lì, si trovava bene con lei e lo riempiva di regali. Quando quella mattina Ianira si recò in cucina per la colazione, trovò la Maddie col naso appiccicato alla finestra. Quella era la finestra che dava un’ottima visuale sul bagno di Andy.
“Lo stai ancora spiando?”
“Ovvio! Come si fa a non spiarlo? Si sta facendo la barba e indossa solo una tovaglietta in vita, è uno spettacolo per gli occhi.”
Ianira si versò il caffè nella tazza e, mentre vi scioglieva dentro lo zucchero, sbirciò fuori dalla finestra. Andy si stava pulendo le guance dalla schiuma da barba, sul petto e sull’addome tonico spiccavano i tatuaggi, e i capelli bagnati gocciolavano sulle spalle. Sì, era un vero spettacolo. Distolse lo sguardo e si sedette al piccolo tavolo rotondo, inzuppando un biscotto nel caffè.
“Smettila di guardarlo oppure lo consumerai.”
“Io quello saprei consumarlo in cento modi.” Rispose Maddie con nonchalance.
“Maddie!”
“Che c’è? Lo sai che il mio Jacob è moscio come un fiore rinsecchito!”
Ianira sospirò, la sua amica si esprimeva per lo più per doppi sensi e in quei mesi lei ci aveva perso la mano.
“Però Jacob ti ama molto, questo è quello che conta.”
“Sei più noiosa del solito, Ianira. Credevo che Andy ti avesse risvegliato gli ormoni!”
“La smetti di parlare di Andy almeno per un secondo?”
“No, è appena diventato il mio argomento preferito.” Disse Maddie, sorseggiando il suo caffè come se nulla fosse. Ianira poggiò la testa sulla mano sinistra e si scostò i capelli dagli occhi.
“Vorrà dire che dovrò sopportarti. Cosa vuoi sapere di lui?”
“Tutto.”
“Ha ventisette anni, viene da Cincinnati, è figlio unico, lavora nel negozio di zio Fred, è divorziato, sa cantare e scrive canzoni, adora la birra, fuma parecchio, e veste quasi sempre di nero. Contenta?”
“Io volevo i dettagli piccanti, a dire il vero. E’ divorziato? Una donna ha avuto il coraggio di lasciare quel pezzo di manzo?”
“Sì, era una relazione tossica e lui ha posto una fine, poi lei ha firmato le carte del divorzio due mesi fa.”
Maddie parve rifletterci su, la bocca corrucciata, le dita sotto il mento.
“Buon per te che sia divorziato. Dimmi, com’è a letto?”
Ianira sputacchiò un po’ di caffè sul tavolo e si pulì la bocca con un fazzolettino, era sconvolta da quella domanda.
“Cosa vuoi che ne sappia? Mica gli faccio certe domande!”
“Ancora non siete andati a letto? L’intera popolazione femminile ucciderebbe per passare una notte di passione con lui!”
“Siamo buoni amici, Maddie. Tra di noi non c’è quel tipo di rapporto che fa presupporre un coinvolgimento sentimentale.”
Maddie corrugò le sopracciglia e scosse la testa, la sua amica era proprio ingenua.
“Tu non hai idea della tensione sessuale che aleggiava intorno a voi l’altra sera quando vi siete salutati sul pianerottolo. A momenti sareste potuti andare a fuoco!”
“Ci siamo baciati.” Sbottò all’improvviso Ianira, e sembrò che lo stomaco si alleggerisse di un peso enorme.
“Vi siete baciati?! Me lo dici solo adesso?”
“In verità si è trattato di un banale bacio a stampo per una stupida scommessa. E’ solo che … beh … avrei voluto che fosse qualcosa di più, lo ammetto.”
Non riusciva a togliersi dalla testa le loro labbra che si sfioravano, seppure per un breve momento, e non osava immaginare come sarebbe stato baciarlo sul serio.
“Mi stai dicendo che la tua bocca è entrata in contatto con la sua bocca?”
“Sì, ma per un nano secondo.”
“In un nano secondo accadono moltissime cose, cara Ianira. E non ne avete più parlato?”
“Per fortuna no. Non saprei cosa dirgli. E poi è stato solo per gioco.”
“Io credo che invece Andy lo abbia fatto apposta, voleva quel bacio e ha inventato la scusa della scommessa.” Maddie le fece l’occhiolino e Ianira ridacchiò, anche se non era tanto convinta. Il suo cellulare emise uno scampanellio e lo schermo si illuminò per segnalare l’arrivo di un messaggio.
“E’ una nota vocale di Andy.”
“Ascoltiamola!” disse l’amica, strappandole l’aggeggio di mano e avviando il vocale.
Un messaggio ricevuto: play: Buongiorno, splendore. Non ci vediamo da due giorni e lo so che sei impegnata con Maddie, ma mi piacerebbe vederti. Fammi sapere quando sei libera. Saluta Damian da parte mia. Ti voglio bene.
Ianira si riprese il cellulare e digitò una risposta in breve tempo.
Un messaggio inviato: Ehi! Scusami per essere sparita, ma tra la scuola e i vari impegni riesco a stento a respirare. Mi farò viva io appena possibile. Buona giornata.
“Ti ha mandato un messaggio vocale con la voce assonnata e sexy e tu gli rispondi come se avessi un ghiacciolo al posto del cuore. Sei scema, per caso? Stai cercando di allontanarlo, dico bene?” la domanda di Maddie fu una freccia che non sbagliò mira, colpì il bersaglio in pieno.
“Sono confusa adesso. Penso che lui mi piaccia e questo mi spaventa. Ho un figlio a cui pensare e devo concentrare su di lui tutte le attenzioni, non ho tempo per le altre cose.”
“Ianira, c’è sempre tempo per le altre cose se queste includono i sentimenti. Ti ha detto che ti vuole bene e non la fa nessun uomo, neanche quello più buono. Lui ci tiene a te, è evidente. Pensaci bene prima di lasciarti sfuggire di mano una bella opportunità.”


Andy uscì di casa fischiettando ‘Hymne à l'amour’, canzone che Edith Piaf scrisse e cantò per pugile amore della sua vita. Aveva il turno di pomeriggio ma aveva deciso di passeggiare per la città in cerca di ispirazione per le sue canzoni. Quando infilò le chiavi nella toppa per bloccare la porta, quella dell’appartamento di fronte si aprì. Credendo fosse Ianira, il suo sorriso si smorzò quando vide Maddie.
“Buongiorno, bel giovanotto!”
“Buongiorno. Ianira è andata a lavorare?”
“Sì, ha due compiti in classe. Ti posso offrire un caffè?” chiese Maddie con un tono strano, puntando gli occhi su di lui. Era una bella donna, aveva i capelli corti quanto i suoi ed erano tinti di rosso fuoco, uno sguardo color caramello e un naso all’insù le davano un non so che di sbarazzino.
“Io avrei degli impegni.”
“Andy, devo parlarti.” Tagliò corto la donna, era inutile sprecarsi in vani preamboli.
Andy si preoccupò all’istante, qualcosa gli suggeriva che non sarebbe stata una chiacchierata piacevole.“Va bene. C’è una caffetteria  a due isolati da qui.”
Raggiunsero la caffetteria in una decina di minuti, si sedettero fuori e ordinarono due caffè normali. Andy si accese una sigaretta per trattenere il nervosismo. Maddie, dall’altro lato del tavolo, lo studiava come fosse una cavia da laboratorio.
“Tu e Ianira siete molto amici, dico bene?”
“Sì. Lei mi ha aiutato molto da quando ci conosciamo. Sono stati i due mesi e mezzo più sobri della mia vita in tutti i sensi.”
“Tu bevi?”
Maddie fu sorpresa da quella dichiarazione, Ianira non aveva accennato a quel peccatuccio del ragazzo.
“Bevevo. Ho smesso grazie a Ianira, che mi ha salvato dall’autodistruzione a causa di un matrimonio fallito.”
“Tu sai delle sue cicatrici?”
Andy si mosse a disagio sulla sedia e inarcò il sopracciglio a quella domanda sospetta. Fu il cameriere ad interromperli per servire loro l’ordinazione.
“Parli di cicatrici emotive o fisiche?”
“Di quelle fisiche. Ianira ha la schiena cosparsa di piccole cicatrici.”
Maddie sapeva che quello era un segreto tra amiche, però, se lui davvero provava affetto per lei, doveva conoscere ogni sfumatura, sia bella che brutta. Andy spense la sigaretta nel posacenere al centro del tavolo e bevve un goccio di caffè per bagnarsi la gola, era allibito da quanto gli aveva riportato la donna.
“Come se le è procurate?”
“Una nostra coinquilina all’università rientrò ubriaca da fare schifo, così ci prodigammo  per aiutarla, ma la ragazza si dimenava. Spinse Ianira e la fece cadere sul tavolino di vetro ai piedi del divano, quello andò in frantumi e si conficcarono nella sua schiena. I medici estrassero trentadue schegge di vetro in sette ore, ma gliene lasciarono altre tre dentro perché aveva perso troppo sangue e non si trovavano in punti mortali. La convalescenza fu atroce, perdeva sangue ogni tanto e la notte piangeva per il dolore, eppure non si è mai arresa. L’anno scorso le hanno asportato le ultime tre schegge. Ha la schiena coperta di cicatrici bianche e spesse, puoi sentirle non appena la tocchi. Non può sottoporsi ad un intervento di chirurgia plastica per coprirle perché non ha abbastanza soldi.”
Andy ghiacciò sul posto. Immaginò Ianira atterrare sui vetri, soffrire, piangere in preda a pene atroci, e non oso pensare a quanto dovesse essere terribile per lei sapere che quelle cicatrici non se ne sarebbero mai andate.
“Perché non me lo ha detto secondo te?”
Maddie finì il suo caffè con calma, diede al ragazzo qualche minuto per riprendersi.
“Perché lei si reputa ripugnante. Del resto, il parto ha peggiorato le cose. Ha numerose smagliature evidenti che sommate alle cicatrici la rendono talmente insicura che non indossa nulla di scollato per paura che si vedano. Non te lo ha detto perché teme che anche tu possa respingerla per quei difetti.”
“E tu perché me lo dici?”
“Te lo dico perché ho notato come vi guardate ed è di vitale importanza che tu capisca cosa vuoi davvero. Se lei non ti interessa, lasciala perdere e non la illudere. Ti avverto, Andy: se la fai soffrire, io ti vengo a cercare e ti mando in coma etilico. Sono stata chiara?”
Andy incassò il colpo come se fosse stato ferito dal fendente di una spada. Annuì, convinto della sua posizione.
“Chiarissima.”

Ianira e Damian, fianco a fianco, guardavano i biscotti cuocersi nel forno lentamente. Avevano deciso di prepararne un sacchetto per zio Fred in occasione della fine della riabilitazione. Avevano già ripulito il piano cottura, adesso non restava che attendere quaranta minuti.
“Possiamo disegnare, mammina?” chiese Damian, indicandole i pennarelli sul tavolo.
“Certo, pulce. Che cosa vuoi disegnare?”
“Batman! Voglio regalarlo a Andy.”
Il bambino si mise comodo sulla sedia, prese un foglio e i colori dall’astuccio. Ianira si mise dietro di lui e gli diede tanti bacini sulla guancia che lo fecero ridacchiare.
“Bene, direi di iniziare dalla testa e dalla maschera.”
“Aiutami, per favore.”
Ianira avvolse la mano intorno a quella piccola di Damian e lo guidò nel tratteggiare il viso rotondo e le orecchie a punta del superore, poi lasciò che continuasse da solo. Ripensò ai tatuaggi di Andy, a come si aggrovigliavano in maniera perfetta intorno alle sue braccia, a come gli contornavano il collo. Si sentiva una ragazzina alla prima cotta, incapace di distrarre la mente dall’oggetto del desiderio. Sospirò, doveva piantarla di pensarlo. Tornò ad aiutare Damian a disegnare il mantello del costume, poi il logo sulla tuta e infine le mani.
“Sei davvero bravo, pulce!” disse lei, baciandogli di nuovo la guancia. Il figlio ricambiò il bacio e poi le mostrò il foglio.
“Piacerà a Andy?”
“Sì, lo adorerà. Vuoi scriverci qualcosa?”
“Mmh, sì. Scrivi ‘per Andy da Damian’!”
Ianira prese un pennarello nero e trascrisse la dedica, aggiungendo uno smile accanto a Batman. Il cellulare vibrò nella tasca e si impaurì quando lesse il nome di Serge sullo schermo.
“Pronto? Serge, va tutto bene?”
“Oui, ma chère! Ti chiamo perché devi aiutarmi a fare una sorpresa a Fred. Oggi festeggiamo venticinque anni che stiamo insieme e ho organizzato una serata speciale. Ho invitato alcuni suoi amici, i suoi dipendenti, Maddie, e ovviamente te e Damian. Vorrei che tu e Maddie lo portaste al locale intorno alle ventuno e trenta. Ce la fate?”
Ianira sapeva che era il giorno del loro anniversario, infatti li aveva chiamati in mattinata per fare loro gli auguri, ma la festa era una novità.
“Sì, ce la facciamo, non preoccuparti. Hai avuto un’idea bellissima, Serge! Ci vediamo stasera!”
“Merci, ma chère! A stasera!”
“Chi ha avuto un’idea bellissima, mammina?” domandò Damian, spostando gli occhi verdi dal disegno a lei.
“Stasera si mangia fuori, pulce!”


“Ahia! Ahia! Ahia!”
Maddie scoppiò a ridere intravedendo attraverso lo specchio Ianira che saltellava per il dolore causato dalla ceretta. Avevano avuto poco tempo per reperire dei vestiti abbastanza eleganti e rendersi presentabili. La ragazza strappò l’ultima striscia e si infilò sotto la doccia per lavarsi anche i capelli.
“Sarei dovuta nascere lesbica, sai.” Esordì Maddie, mentre si delineava le sopracciglia con la pinzetta. Ianira sbucò da dietro la tendina blu e aggrottò le sopracciglia.
“E questo che cavolo c’entra adesso?”
“Se fossi lesbica, la mia compagna organizzerebbe una serata romantica per me come Serge sta facendo per zio Fred. Invece mi ritrovo Jacob, quella palla al piede!”
“Il tuo ragionamento fa acqua da tutte le parti, Maddie.” Replicò Ianira, strofinandosi i capelli con lo shampoo. Trascorsero i successivi venti minuti in silenzio, entrambe impegnante nei loro rituali di bellezza. Ianira si asciugò in fretta e indossò una tuta momentanea per fare il bagno a Damian. Il bambino, che per fortuna non perdeva tempo a giocare sotto l’acqua, fece tutto subito. Erano le otto di sera quando Maddie arricciò l’ultima ciocca di Ianira.
"Ecco, sei pronta! A Andy verrà un infarto quando ti vedrà!”
“Sei ossessionata da lui, te ne rendi conto?”
“Colpa sua, è troppo bello per essere vero e attira tutta la mia attenzione!” disse Maddie, il solito sorrisetto divertito a incresparle le labbra. Ianira non si perdette in chiacchiere: fece indossare un paio di jeans, una camicia bianca e un maglioncino blu a Damian, gli aggiustò i capelli e gli ordinò di starsene seduto sul divano. Tornata in camera, finì di preparasi. Aveva optato per una gonna a vita alta a fantasia scozzese, una canottiera di pizzo bianca con sopra una giacca elegante nera, ai piedi calzò un paio di stivaletti con il tacco. I capelli in morbide onde furono legati sulla nuca da un semplice fermaglio e solo gli occhi furono truccai da una linea di matita nera. Ebbe solo il tempo necessario di abbottonare due perle alle orecchie che il campanello riecheggiò in tutto l’appartamento. Quando andò in soggiorno, vide Maddie, radiosa in un tubino grigio, che salutava zio Fred con due baci sulle guance.
“Ianira, sei uno schianto!” si complimentò l’uomo, facendole compiere un giro su se stessa.
“Grazie. Anche voi siete bellissimi! Beh, è giunto il momento di scoprire cosa ha combinato Serge!”

Andy fumò la seconda sigaretta nel giro di mezz’ora, era stranamente nervoso. Detestava situazioni di quel tipo, in cui ti ritrovi bloccato in una stanza con una marea di gente che non conosci e con la quale non vuoi socializzare. Sin da piccolo odiava la sensazione di soffocamento che gli creava essere accerchiato da persone estranee.
“Wow, Biersack, sembri uscito da un film di vampiri!” esclamò Maya alle sue spalle, la cui figura minuta era fasciata da un semplice vestito verde smeraldo. Con lei era arrivato anche Benjamin, ridicolo col panciotto rosso al petto. Serge, all’interno del locale, abbaiava direttive ai camerieri. Aveva mandato cinque messaggi a Ianira senza ricevere risposta e questo lo preoccupava, non era da lei evitarlo a quel modo. Mentre Maya raccontata di uno strano cliente servitosi quella mattina al negozio, Andy riconobbe la risata di Ianira e si voltò verso il parcheggio, calpestando la sigaretta sotto i piedi. Damian, non appena lo vide, si liberò dalla mano della mamma e corse da lui, che lo prese in braccio.
“Ciao, campione!”
“Ciao, Andy! Io e la mamma abbiamo fatto questo per te!” disse il piccolo, estraendo dalla tasca del giubbino un foglio ripiegato. Quando lo aprì, Andy sorrise a trentadue denti. Un grande Batman campeggiava al centro e sotto di lui vi era il nome del dedicante.
“Ti ringrazio, Damian. Questo è il disegno più bello che abbia mai visto! Lo appenderò in camera mia.”
Damian sgranò gli occhi in segno di felicità e lo abbracciò forte, al che Andy lo strinse di più e gli baciò la fronte. Il rumore di tacchi che picchiavano contro il pavimento di legno lo costrinse a voltarsi e, quando lo fece, dovette deglutire. Ianira era semplicemente stupenda, non solo per gli abiti che indossava, ma soprattutto per l’espressione allegra che le illuminava gli occhi. Quando i loro sguardi si incrociarono, lei gli regalò un mezzo sorriso imbarazzato.
“Sei …” cercò di dire Andy, però le parole gli si accavallarono in bocca.
“Sono vestita male, vero? L’ho detto a Maddie che questa gonna mi ingrossa in fianchi e che sembro una gros …”
“Sei meravigliosa, Ianira.”
La ragazza si zittì per una manciata di secondi durante i quali sbatté più volte le palpebre per assicurarsi che quelle parole le avesse davvero udite. Non si sentiva bella da quando la sua schiena era stata minata dal vetro, da quando il parto aveva inevitabilmente cambiato le sue forme, e quella frase bastò per infiammarle le gote.
“Ehm, grazie. Di certo non sono elegante quanto te, Andrew! Allora il tuo armadio non si compone solo di t-shirt monocolore e con qualche logo di band stampato sopra!”
Andy indossava i soliti pantaloni neri strappati alle ginocchia, una camicia nera sbottonata fino allo stomaco che metteva in mostra le collane e l’inizio dell’aquila tatuata sul petto, e una giacca di pelle grigio scuro. Portava i capelli tirati indietro dal gel e i suoi grandi occhi azzurri erano visibili e letali.
“So essere elegante anche io qualche volta, Lewis.”


Damian terminò di mangiare la sua fetta di torta con calma, saggiando la crema con calma, gustandone tutto il sapore. Andy, seduto vicino a lui, gli pulì la bocca con un tovagliolo e gli passò un bicchiere d’acqua.
“Noto che ti è molto piaciuta la torta.” Commentò con un sorriso divertito, e il bambino annuì e alzò in su il pollice.
“Era proprio spaziale!”
Ianira si era scusata e si era defilata in veranda per parlare al telefono. Andy la vedeva camminare e gesticolare come se stesse discutendo con qualcuno. Damian gli salì sulle gambe e gli mise le mani esili intorno al collo tatuato, i suoi occhi era di un verde intenso e brillavano sotto il neon. Il piccolo poggiò il naso contro il suo e rise, era un gesto ricolmo di tenerezza e Andy pensò di non averne mai provata tanta come in quel momento.
“Che c’è, campione?”
“Mmh, tu vuoi bene alla mia mamma?”
“Certo che sì. Perché me lo chiedi?”
Damian non disse una parola, si limitò ad abbraccialo e lui contraccambiò, districandogli i ricci con le dita. Passarono un paio di minuti prima che la testa del bambino scattasse di nuovo verso di lui.
“Anche io voglio bene alla mia mamma. E voglio bene anche a te!”
“Anche io voglio bene a te, Damian. Questa cosa ti rende felice?”
“Mmh, sì. Adesso posso andare a guardare i pesci nell’acquario?”
“Lo accompagno io, non preoccuparti.” Intervenne Fred alle sue spalle, prese la mano del nipote e lo portò alla grande vasca rettangolare. Andy ebbe l’opportunità di andare da Ianira, che se ne stava ferma ad osservare le onde impetuose di quel mare autunnale. Non poté resistere a quella scena, così prese il telefono e le scattò una foto. Fu allora che lei si accorse della sua presenza e arrossì.
“Perché mi hai fatto una foto?”
“Perché eri troppo bella per non farne una.”
“Ovviamente.”
Ianira alzò gli occhi al cielo per scherzo, eppure lui era davvero serio. L’affiancò incrociando le mani sul parapetto di legno.
“Con chi parlavi prima? Sembrava una cosa seria.”
“Era l’assistente sociale. Peter ha richiesto che Damian trascorra la settimana di Natale con lui e lei ha accettato, quindi mi ha chiamata per avvisarmi.”
“E tu come stai?”
“Sto come una che vorrebbe scoppiare a piangere per i prossimi dieci anni, ma so anche che non posso ribellarmi. Sarà la prima volta che staremo lontani per tanto tempo. Mi mancherà terribilmente. Inoltre, mia madre parte con le amiche per Ibiza e ritorna solo a capodanno.”
Andy fece scorrere un braccio intorno alle sue spalle e le sfiorò appena la tempia con le labbra.
“Damian starà benone. E tu potrai stare con me. Torno a Cincinnati il ventiquattro dicembre e tu puoi venire a casa dei miei, c’è sempre un sacco di gente a Natale.”
“Non verrò con te a Cincinnati, Andy. E’ la tua famiglia e non è giusto portare una estranea per Natale.”
“Tu non sei una estranea e non posso lasciarti da sola durante le vacanze! Verrai con me!”
Quando Andy le toccò per sbaglio la schiena e captò le cicatrici sotto i polpastrelli, ritirò la mano con uno scatto e Ianira si allontanò da colpo con lo sguardo atterrito. Si fissarono per pochi attimi.
“Ianira …”
“Oddio! Dimentica quello che è successo! Ti prego!”
La ragazza tentò di tornare dentro ma Andy l’agguantò per il braccio e la riportò fuori, al riparo da orecchie indiscreti. Tremava di paura.
“Ianira, io lo so! So delle cicatrici!”
“Come diamine fai a saperlo? Non l’ho mai detto a nessuno!”
“Maddie mi ha raccontato che una vostra compagna di stanza era sbronza e ti ha scaraventata su un tavolino di vetro. So che ti copri per nasconderle e so che ti odi per come sei!”
Ianira si liberò dalla sua mano e fece qualche passo indietro, era delusa e arrabbiata.
“No, tu non sai un bel niente! Nessuno lo sa! La compagna sbronza era Maddie, è stata lei a farmi cadere! Non l’ho mai confessato. Quella sera dissi ai medici e mia madre che una ragazza del campus per caso era capitata nel nostro corridoio, ma non feci il nome di Maddie per non rovinarle la vita. Nonostante tutto, l’ho protetta perché le voglio bene e so che è una brava persona quando è sobria. Ho perdonato lei, però non riesco a perdonare il mio corpo. Non hai idea di come ci si senta ad avere la schiena sfregiata dalle cicatrici, spesse e dolorose. Tu sei fisicamente perfetto, sei bellissimo e non hai difetti, ma io ce li ho e sono ripugnante per questo. Non puoi capire!”
Andy era stravolto dal fervore e dalle lacrime con cui Ianira gli stava urlando contro. Si sentì terribilmente in colpa perché era vero, non sapeva come si vivesse con una parte del corpo interamente martoriata. Prima che proferisse una sola parola, Damian le strattonò la gonna in preda all’agitazione.
“Mamma! Mamma!”
“Che succede, Damian?” disse, asciugandosi le guance bagnate.
“Maddie e un signore fanno i cattivi. Devi andare, devi andare!”
Sopraggiunsero anche Maya e Benjamin.
“La tua amica sta dando i numeri là dentro.”
“Voi restare con Damian, per favore. A Maddie ci penso io.”
Andy la seguì senza tante cerimonie, non voleva lasciarla da sola a gestire un’amica ubriaca e fuori controllo. Infatti, Maddie stava sguazzando nella piscina del ristorante insieme ad un’altra persona, un uomo che reggeva una bottiglia di prosecco in mano. Ridevano come due forsennati.
“Maddie, esci subito di lì!” tuonò Ianira dal bordo, infuriata con se stessa e con la sua amica. Andy capì al volo che Maddie era stata la prima persona che Ianira aveva aiutato a superare la dipendenza dall’alcol, e avvertì una certa gelosia per non essere stato il primo e l’unico. L’uomo in acqua risalì dalla scaletta e tutto baldanzoso si avvicinò a loro. Era Nolan.
“Ma che piacere rivederti, Ianira. Vieni a darmi fastidio anche qui? Mi denuncerai anche questa volta?”
Andy arrestò la mano di Nolan che stava per schiaffeggiare Ianira e lo spintonò, facendolo ruzzolare a terra.
“Sta molto attento a quello che fai, Nolan.” Lo minacciò, però Nolan rise e si rialzò. Maddie, nel frattempo, biascicava frasi senza senso e Ianira la recuperò dalla piscina.
“E’ stato bello ubriacarsi con te, pupa!” strillò Nolan a Maddie, che gli fece l’occhiolino e poi si accasciò sulla soglia della porta. Andy aiutò Ianira a metterla in piedi e la condussero al parcheggio, dove vomitò nel cestino della spazzatura.
“Mi dispiace.” Disse Andy, la schiena contro la portiera dell’auto e il mento basso.
“Non è il momento di discuterne. Devo risolvere questa faccenda. Resta un attimo con lei, io torno tra poco.”


Zio Fred allargò le braccia quando la vide andargli incontro e Damian corse da lei per legarle le braccia attorno alla vita.
“Va tutto bene, pulce. Maddie ha la febbre e si comporta in modo strano, però domani starà meglio. Ora devi promettermi una cosa.”
“Che cosa?”
Ianira si inginocchiò alla sua altezza e gli posò un dolce bacio sulla guancia.
“Stanotte dormirai da zio Fred e Serge e dovrai fare il bravo. Verrò a prenderti domattina.”
Damian sembrò incerto, poi annuì.
“Farò il bravo.”
“Lo so, pulce. Ci vediamo domani. Ti voglio bene, ricordatelo.”


Andy non riuscì a dormire quella notte. Ianira continuava ad urlare e Maddie a piangere da quando avevano fatto ritorno a casa. Aveva provato a parlare e ad offrirle il suo aiuto, ma lei gli aveva sbattuto la porta in faccia, un modo per dirgli di farsi gli affari suoi. Nell’appartamento di fronte si stava consumando un litigio furibondo tra le due donne, inveivano l’una contro l’altra, imprecavano, lanciavano oggetti, facevano silenzio e poi ricominciavano da capo.
Scrisse un messaggio: mi dispiace per come sono andate le cose stasera, sia per quello che ho detto sia per Maddie. Sappi che sono qui per qualsiasi cosa. E per quel che vale, non sei ripugnante. Sei straordinaria. Chiamami appena puoi. (Andy)


Salve a tutti! ^_^
Beh, Andy un attimo è in paradiso e l’attimo dopo è all’inferno.
Chissà come riuscirà a farsi perdonare da Ianira.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

Lonely hearts || Andy Biersack Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora