One Shot.

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Lo osservo mentre ride con lei, mentre le presta tutta la sua attenzione, quell'attenzione che un giorno era solo mia, quegli occhi chiari e immensi prima vedevano solo me, mentre ora io non esisto più, per nulla.

Le sposta i capelli dal viso e le lascia un bacio sulla guancia, mentre io li osservo, dal bancone del bar. Pessima scelta venire qua, se avessi saputo che lui frequenta ancora questo bar, il nostro bar, e ci porta la sua nuova ragazza, non ci sarei nemmeno passata davanti.

- Sei la cosa più bella che ho, la cosa più profonda e vera, quella che mi rende viva e felice. Cosa ero prima di te?-, glielo ripetevo sempre, con sincerità e malinconia, ero terrorizzata all'idea che qualcuno me lo portasse via. Lui cercava ogni giorno di rincuorarmi, mi diceva sempre che non mi avrebbe mai lasciata andare, e io alla fine ci credetti, credetti a quella bugia immensa.

- Sei bella con i capelli così mossi- le sue labbra morbide e rosee passavano sul mio viso, delicatamente. Una piacevole tortura, che mi faceva sentire bella, mi faceva sentire amata, desiderata, unica, l'unica donna per lui.

Riposo lo sguardo sulla nuova coppia che sta ridendo e giocando con il gelato. Mi sale immediatamente un senso di nausea e metto istintivamente una mano sulla bocca, mentre sento gli occhi pizzicarmi. La invidio. Vorrei essere ancora io la ragazza più importante, per lui, inutile negarlo.

- Troppo svestita, tu sei solo mia. Nessuno deve immaginare te al suo fianco. Sono così geloso di te. Come non lo ero mai stato per nessuna, perché nessuna ha il tuo sapore.- e puntualmente le sue mani accarezzavano la mia pelle, le nostre labbra si scontravano, e so che emanavamo amore solo a guardarci, perché era reale, era intenso.

Mi stringeva a sé, mi baciava, ero sua. Ogni giorno che passava ero più sua. Ogni parola che mi sussurrava diventava poesia. Ogni carezza che mi faceva era un toccasana, riusciva a migliorare persino la giornata più no del mondo. Ero completamente persa.

Ma poi qualcosa si spezzò. Qualcosa che capii solo più avanti. Mi sentivo sempre più sola, sempre meno felice.

- Perché sei tornato così tardi? Perché non mi abbracci più? Perché non mi guardi più? Perché non mi sorridi più? Perché non mi dici più che sono bella? Perché non mi apprezzi? Perché ti infastidisce tutto quello che faccio? Perché non mi sfiori più?- all'improvviso mi venne da farmi duemila domande, c'erano tanti perché a cui non sapevo dare risposta, per un po', fin quando si decise a parlarmi.

Era notte. Una di quelle buie, scure, dove non c'è neanche una stella ad illuminare il cielo. Pioveva, forte, a diritto. Le strade erano quasi allagate, perché erano ore che la pioggia cadeva incessante dal cielo. Suonò alla porta di casa mia, senza preavviso, ormai non mi avvertiva più di nulla, non mi parlava più di nulla, sembrava che stesse con me tanto per, come se si sentisse obbligato. Quando aprii mi meravigliai di vederlo, mi meravigliò il suo sguardo. Non era più lo sguardo che mi rivolgeva, non era più il mio lui. Sperai di sbagliarmi, lo invitai ad entrare, ma rifiutò. Preferiva continuare a inzupparsi che entrare dentro casa mia, con me. Fu l'ennesimo colpo al cuore.

- Non ti amo più.- un lampo illuminò il cielo, lo ricordo ancora, sembrava quasi fatto apposta, come se fosse un effetto di un film. La quantità di lacrime che scesero dai miei occhi era paragonabile alla pioggia che scese dal cielo quel giorno. Gli chiesi disperata perché, se avevo fatto qualcosa di sbagliato per allontanarlo. Scosse la testa impercettibilmente e pronunciò una frase che mi fece capire tutto e rispose a tutti i perché. - Ho incontrato un'altra. La amo, mi dispiace, ma non posso continuare a stare con te.-.

Nulla più. Solo queste parole, poi andò via, velocemente, con la sua Audi bianca.

Il mio cuore si spezzò in mille pezzi, mi sembrò addirittura di sentirne il suono. E se faccio attenzione posso sentirlo ancora oggi.

I suoi occhi chiari per un attimo si posano su di me e io sussulto. Non credevo mi notasse, visto quanto è preso da lei. Un piccolo sorriso gli si increspa sulle labbra e muove la mano destra verso di me, in segno di saluto.

Dolore. Ecco cosa sento davanti a questa scena.

Reprimo quella dannata voglia di piangere e mi costringo a sorridere, per poi salutarlo a mia volta. Non ce l'ho con lui, non potrei mai avercela con lui. Soprattutto perché sono mesi che mi chiede scusa, che si sente in colpa per come mi ha trattata. Anche se le scuse non riparano un cuore spezzato, almeno prova a essere carino.

Mi alzo dallo sgabello e lascio i soldi sul bancone, per poi uscire dal bar, senza lanciare altri sguardi alla coppietta felice.

Fa ancora troppo male. E credo che lo farà sempre.

Mi alzo il cappuccio sulla testa e finalmente mi lascio andare in un pianto liberatorio. Non credo sarei riuscita a trattenermi ancora per molto.

Come ci si riprende dal dolore causato dalla persona che ti ha salvata?

Sorrido tra le lacrime passando davanti alla sua macchina, mentre ricordo il giorno che la ritirò. Era il ragazzo più felice del mondo, ed era bellissimo vedere i suoi occhi così brillanti.

- Dobbiamo battezzarla questa bambina- disse ridendo, per poi attirarmi a sé e baciarmi dolcemente, facendomi sentire in paradiso in un solo attimo. Era sempre così, la mente si svuotava ed esistevamo solo io e lui.

Scuoto la testa debolmente per smettere di pensare e mi allontano dall'Audi velocemente.

Temo che per oggi abbia già rivangato troppo il passato, ora basta, o non smetterò più di frignare come una bambina.

Mi rende così fragile. Mi rende così piccola.

Sospiro debolmente e mi metto le cuffiette nell'orecchie, mentre inizio a camminare per le vie di Milano, cercando di distrarmi. Canticchio debolmente e cerco di svuotare la mente, mentre la città mi fa sentire meno sola.

Niente di Speciale|| Federico Rossi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora