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Il rumore del tessuto che sfrigolava sulle lenti lo stava facendo impazzire. 

Daniel, seduto tra il fratello e la madre, continuava a pulire i suoi occhiali da  vista, appannandoli con il fiato e strofinandoli con il lembo della camicia per un tempo interminabile. Gli occhiali erano necessari per riuscire a godersi la cerimonia e il ragazzino non voleva perdersi neanche un istante, per nessuna ragione al mondo. Aspettava da un anno quella possibilità, finalmente era stato ammesso. Era grande, ormai. Era abbastanza alto per vedere la parata stando seduto. Così lo sfregamento continuava per interi, infiniti minuti.

"Grazie a Dio tra qualche anno potrà finalmente operarsi e questa brutta abitudine se ne andrà" penso Gabriel, serrando i pugni. Odiava la miopia del fratello. Era impossibile guardarlo negli occhi senza pensare che ci fosse un problema, che quel ragazzino nascondesse un'indole sovversiva. Aveva un difetto. Era inaccettabile. 

Tentando di non pensare a quel dannato rumore Gabriel ricordò il pianto silenzioso della madre quando scoprì che sarebbe stato impossibile rendere il figlio minore una persona normale, almeno fino al compimento dei quindici anni.
Quello che era cominciato come un esame di routine (i medici non servivano a molto altro) si era trasformato in un incubo per lei.
Il dottore, un uomo sulla cinquantina, aveva provato a rassicurarla, guardando il pavimento. "Signora, fossi in lei non mi preoccuperei così. Capisco che avere un figlio con un problema come questo possa creare dei disagi notevoli" fece una piccola pausa "tuttavia la risoluzione non è impossibile." gettò un'occhiata piena di pena verso il ragazzino, seduto compostamente sul lettino. Per un attimo pensò a come si sarebbe sentito se la notizia fosse stata data a lui e si addolcì:"Cresca suo figlio come gli altri e vedrà che questi anni passeranno in un batter d'occhio. Il vero valore di una persona si vede nel momento in cui deve affrontare prove come questa. Lei è sicuramente una madre e moglie modello, sa come gestire una casa e i suoi figli. Non avrà problemi. Intanto" esitò un attimo tirando fuori dal camice un paio di occhiali da vista con la montatura beige "Useremo questi. Ho scelto una montatura discreta, in modo da minimizzare il guaio. Adesso riesci a vedermi bene, ragazzo mio?"
Daniel, inforcati gli occhiali, sorrise riconoscente ed annuì. "Benissimo! Ovviamente se ci sono problemi questo è il mio numero di telefono. Preferirei darlo personalmente a suo marito, non vorrei sembrare irrispettoso. Le dispiace?"
La madre annuì, compunta, ringraziò il dottore ed uscì dall'ambulatorio. Chiese al marito, seduto in sala d'aspetto, se per cortesia poteva prendere lui il biglietto da visita dell'uomo. Il marito, stupito e vagamente spaventato, si diresse verso la porta della stanza.
"Normale, certo!" Una volta in macchina la madre non era riuscita più a trattenersi. Non urlava, chiaramente. Non era educato. "Come faccio a crescere una persona normale, civile, con questi cosi che impediscono di guardarlo? Nessuno vorrà essere suo amico, nessuno vorrà frequentare la nostra famiglia! Come faremo? Cosa diranno i vicini? Saranno felici di non essere al nostro posto, ecco cosa!Perché non sono riuscita a creare due persone come tutti gli altri? "
Gabriel sentì la rabbia montargli dentro. Perché aveva citato anche lui? Lui era perfetto!
Nel frattempo il ragazzino guardava fuori dalla finestra, pieno di felicità per l'alta definizione che lo circondava. Era troppo piccolo per capire quanto quelle lenti, che adesso sembravano aver risolto tutti i problemi, gliene avrebbero causati in futuro.  Gabriel, da bravo fratello maggiore, gli diede una pacca sulla spalla e gli sorrise. Nel frattempo la madre continuava a sfogarsi.
" Ma perchè una sventura del genere doveva capitare a noi?! Dovrò guardare tutti i giorni il sangue del mio sangue devastato da queste lenti del diavolo!"   
"Contieniti, tesoro." La lapidaria risposta del marito la fece tornare in sé. Accarezzò il viso di Daniel, ormai in lacrime. "Stai tranquillo bambino mio, supereremo insieme questa cosa." con dolcezza accarezzò anche i capelli di Gabriel, seduto accanto al fratello (era molto attenta a non creare disparità tra i due).  Poi si perse con lo sguardo nel vuoto, lo stesso sguardo che Gabriel avrebbe visto qualche anno dopo in circostanze ben peggiori. 

"L'imperfezione, in quanto tale, va eliminata" pensò quasi senza accorgersene, tornando in sè. La cerimonia stava per cominciare, non voleva distrarsi. Voleva, doveva essere ancora una volta il figlio perfetto, per dare valore ad una famiglia che lo aveva perso. Guardò Daniel di sottecchi: il fratellino era meravigliato dalle luci e dai colori che sfavillavano intorno a lui. Provò pena per lui e per il suo sciocco mostrare continuamente le emozioni, così poco in linea con la politica sociale di Mos.
Era difettoso, non ci si poteva fare niente. Ed era capitato a loro, gettando la famiglia in un baratro da cui soltanto lui, lavorando duramente, poteva farli risalire.

Niente, se non la perfezione assoluta, era concepita e permessa a Mos.

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