19|perdono

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📍Spielberg, Austria
Luglio 2018

"Ultimo tentativo Alex, ultimo tentativo." mi avvisa il mio ingegnere di pista, quando mancano meno di due minuti alla fine del Q3.
Come al solito, mentre sono sul rettilineo, prima di partire per il giro cronometrato, disattivo la comunicazione col box, per non essere disturbata.
Faccio un profondo respiro e premo sull'acceleratore, lanciandomi in cerca della pole.
Le qualifiche, si sa, non sono mai state il mio punto di forza, ma con questa pista ho un rapporto speciale e poi è quando la mia vita personale va male che do il meglio di me in macchina.
Farò questa pole.
Per Niki.

Conosco il tracciato a memoria, e potrei correrci ad occhi chiusi.
Vado così veloce che esco da curva 1, la Castrol Edge, quasi sbandando, ma riesco a mantenere il controllo della monoposto e non perdere nulla.
Riporto il piede sull'acceleratore che non smuovo fino alla fine del lunghissimo rettilineo che porta in curva 2, meglio conosciuta come Remus, che è la mia preferita all'interno del circuito.
Non è nè estremamente veloce nè estremamente lenta, ed è difficile trovare il punto di frenata ottimale per non perdere tempo.
È complicata, ma è proprio in questa curva che c'è il segreto per il giro perfetto: farla bene vuol dire guadagnare almeno tre decimi.
L'ho affrontata così tante volte, l'ho sbagliata così tanto in passato che ormai so alla perfezione come farla, ed affronto l'altro rettilineo che mi separa da curva 3 con un'espressione soddisfatta in volto: so di aver fatto tutto come doveva essere fatto, fino a questo momento.

Le successive tre curve, Schlossgold, Rauch e Würth Kurve, che costituiscono la parte più complessa del circuito, in cui è facilissimo perdere il controllo, le affronto prendendomi forse qualche rischio di troppo, ma uscendone alla grande.
La parte più insidiosa l'ho superata, e posso tirare un sospiro di sollievo.

Dopo curva 6 però, l'adrenalina e l'esaltazione che avevo fino a pochi secondi prima iniziano a far spazio all'agitazione: so di avere in mano la pole, di potercela fare, e ho una tremenda paura di buttare tutto all'aria.

Mentre entro in curva 7, intitolata al campione del mondo Jochen Rindt, mi rendo conto che la bandiera a scacchi è esposta, e tutti i contendenti per la prima posizione, eccetto me, hanno già concluso le loro qualifiche.
Quasi scodando affronto l'ultima curva, la Red Bull Mobile, e trattengo il fiato per tutta la durata del rettilineo che mi separa dal traguardo, riaccendendo la radio nel preciso istante in cui termino il mio giro.

"P1! P1!
Complimenti Alex!" esclama il mio ingegnere di pista, pochi istanti prima che le tre lettere iniziali del cognome di mia madre affianchino il numero uno sul tabellone.
Istintivamente urlo di felicità e ringrazio il team, ancora incredula di aver conquistato quella prima posizione.
La mia prima pole in carriera in F1.
Non potevo farla che qui.
Il Red Bull Ring è magico per me.

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"Svegliati niña, è tardi." sento dire da una voce dal marcato accento spagnolo, aprendo gli occhi.
Mi volto dall'altra parte del letto ritrovandomi a pochi centimetri da Carlos, con i soliti capelli spettinati di quando si sveglia e il sorriso sulle labbra.
Che bello svegliarsi così.

Ieri, nonostante la giornata magica che ho vissuto con la conquista della mia prima pole, mi sentivo peggio degli altri giorni, e sapevo che se avessi passato la notte da sola, di certo non sarei riuscita a chiudere occhio
Ovviamente Carlos non se l'è fatto ripetere due volte e quando gli ho chiesto se potessimo dormire insieme non ha esitato ad acconsentire.

Oltre che per la questione di Niki, che rimane sempre stabile ma in gravi condizioni, a peggiorare il mio umore è stato senza dubbio mio fratello.
Con quel messaggio di pochi giorni fa pensavo di aver aperto uno spiraglio per risolvere questa situazione, ma il suo atteggiamento nei miei confronti non è minimamente cambiato e le cose sono rimaste sempre le stesse.
Io ho cercato di fare un passo in avanti, e lui ne ha fatto un altro indietro.
Non ce la faccio veramente più, sono esausta.

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