✣ Episodio 43✣

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Rose scorse i fili d'oro che componevano i capelli di Jimin, erano illuminati dal sole estivo, parevano sottilissimi steli di grano maturo.
La sua piccola mano tento di avvicinarsi a loro, di toccare quei fili d'oro che tanto le piacevano. Gli stessi fili d'oro tra cui le sue dita si erano intrecciate quando per la prima volta avevano dormito insieme.

«Rose... Rose mi dispiace.» parlò Jimin con un'espressione tristissima in volto.
«Jimin cosa succede? Ho paura...»
«Paura di me?»
Lei scosse la testa.
«No... come potrei. Io ho paura che tu mi lasci sola...»
Guardo l'espressione del ragazzo cambiare. Fu come se i suoi lineamenti di indurissero di colpo, il suo viso delicato di accartocciò in una smorfia, i suoi capelli divennero neri come se una macchia di inchiostro li avesse inghiottiti.

Ora Jimin era in piedi di fronte a lei, la guardava come se provasse solo odio, come se il Jimin che la riempiva di attenzioni e si premure non fosse mai esistito.
Il ragazzo l'afferrò con forza, strattonandola, gettandola per terra come se fosse un sacco.
Rose era in balia di quella forza, che poco si addiceva alle mani delicate che ricordava in Jimin.
Tutto divenne confuso, mentre il ragazzo la stava prendendo a calci. E lei impotente, poteva solo coprirsi con le braccia. 

Rose si svegliò di soprassalto. Non aveva nessun livido o dolore laddove Jimin l'aveva colpita. Era stato tutto un sogno. Un incubo terribile.
Si guardò intorno, ansimando agitata. Aveva la fronte imperlata di sudore e il colletto del pigiama bagnato. I suoi capelli rossastri, le si erano appiccicati al collo.
Sulla sponda del letto era seduto Jimin.
Le sue ciocche bionde erano ormai sbiadite, stavano lasciando trasparire sempre di più il nero del suo colore naturale che si stava facendo strana sotto la tinta chiara.

«Ji-min...»

Lui ebbe un fremito, si mosse un poco, ma poi desistette all'idea di girarsi.

«Ho visto che ti stavi agitando nel sonno.» spiegò il ragazzo.

«Non riesco a dormire bene da sola.»

Avrebbe tanto voluto che Jimin si infilasse quatto sotto le coperte, che l'abbracciasse come faceva un tempo facendola sentire al sicuro. Ma lui non si mosse.

Quella sarebbe stata l'ultima volta che Rose avrebbe dormito nella stanza di Jimin, nella sua casa, tra quelle lenzuola troppo costose e pregiate. Come la gentilezza che Jimin le aveva rivolto fino a quel momento, preziosa e destinata a svanire.

Mi chiedevo cosa stesse andando male nella mia vita. Rose, Mia sorella, non c'era, e avevo perso anche il mio migliore amico. Entrambi rappresentavano per me un equilibrio che si era spezzato, come se la mia solita vita fosse ormai svanita, e la cosa mi dispiaceva. Persino in compagnia di Jennie mi sentivo come se fossi rimasto solo.

«Sehun ultimamente... ti vedo sempre più assorto nei tuoi pensieri ... che cosa succede ? »
Socchiusi le palpebre confuso.
«Sto bene... sto bene... sono solo... stanco. È come se volessi perennemente dormire. Come se non lo facessi da tempo. »
«Forse non dormi bene... hai provato a prendere qualcosa ?»
Feci di no con la testa, non volevo parlarle.
«Temo non dipenda da questo. » sospirò cercando di cambiare discorso.
Parlammo ancora per qualche minuto, di argomenti di poco conto, in modo superficiale, finché non mi alzai esausto dalla panchina in cui avevamo scelto di sedersi.
«Forse è meglio che vada a stendermi un attimo a casa. Ci vediamo domani a pranzo.  Buona lezione.» dissi frettolosamente stampandole un bacio sulle labbra.
«D'accordo... cerca di stare meglio allora.»

Mentre mi allontanavo, sentivo gli occhi di Jennie puntati addosso. Mi sentii improvvisamente in colpa nei suoi confronti, senza sapere bene il motivo.

Girai la chiave nella toppa, lentamente. Senza aspettarmi d trovare nessuno a casa, sapevo che nessuno sarebbe venuto ad aprirli alla porta. I miei genitori lavoravano tutto il giorno e, spesso, per più giorni all'estero. Quindi ormai stavo vivendo da solo.
La casa era silenziosa. Tranquilla. Quando per terra notai un plettro. Era uno dei plettri di Rose. Lo ricordavo bene. Quello azzurro con un quadrifoglio bianco disegnato su un lato. Improvvisamente ricordai quando, tornando da scuola alla sera, aprivo la porta di casa con la sicurezza di sentire arrivare al mio udito un suono familiare, il suono melodioso della chitarra, che al piano di sopra Rose stava suonando.
Mi piaceva tornare a casa con quel suono. Il sorriso di Rose suonava come quella stessa melodia accogliente e rassicurante.

Adesso invece la casa era silenziosa. Come una tomba. Tranne che per un rumore.
Un bicchiere si rovesciò dalla cucina.
'Che qualcuno fosse in casa?'
Con cautela mi avviai verso la cucina. 
Temetti si trattasse di un ladro, o di qualche strano animale.
Invece vidi l'ultima persona che si aspettava di vedere.

Rose. 

La prima cosa che pensai nel vederla, fu quanto fosse incredibilmente diversa. Il suo viso paffuto sembrava leggermente maturo. I suoi capelli ramati avevano lasciato posto ad un colore più simile al rosso scuro del vino o del crepuscolo.
«Rose? Sei davvero tu?»
«E così che dici il ben tornata a tua sorella ?» si sforzò lei di scherzare, per allentare la tensione.

Rimasi come paralizzato dalla sorpresa.
«Non so davvero... io non... sei qui! Sei davvero tu!»
«Lo so, non sarei dovuta andarmene.» disse la ragazza sentendosi in colpa... cercò di scusarsi ma io non stavo ascoltando le sue scuse. Infondo per me importava solo che lei fosse là in quel momento.

Quando finalmente mi mossi ,  mi stavo dirigendo verso di Rose, mi accorsi che la stavo abbracciando abbracciando, affondando il viso nel profumo dei suoi capelli.
Rose, inaspettatamente, mi strinse come quando da piccola qualcosa non andava e si faceva consolare soltanto da me. Stava piangendo.

Ne avevamo passate così tante separati, che ora, potersi di nuovo abbracciare, e capirci senza il bisogno di dire nulla, sembrava un miracolo.

«Come hai fatto a tornare? Jimin non ti stava tenendo al sicuro nella sua enorme tenuta?»
«Si... ma sono scappata. Volevo tornare a casa mia, dal mio letto. Dalla mia chitarra. Ma soprattutto da mio fratello.
D'ora in poi ci proteggeremo a vicenda.»

Quindi Rose aveva lasciato Jimin?
Scossi la testa, non era quello il momento di pensarci. Con Rose a casa, sicuramente potevo preoccuparmi di meno. Ma dovevano stare attenti. Perché Rose era uscita allo scoperto e in qualsiasi momento i draghi potevano trovarla.

Mi chiesi, mentre ancora con lo sguardo la cercavo, temendo che lei potesse scomparire da un momento all'altro se l'avessi persa di vista, se sarei riuscito a proteggerla tutto da solo. O se avrei finito per perderla.

Sei mia sorella.  Il mio compito è proteggerti. E sempre lo sarà.

Bad Boy Down [Exo&Bts]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora