Quadro

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Nel pianeta dove Jirasen era nato e cresciuto, il teatro era la forma più sublime dell'arte. Chiunque si impegnava in questo settore era molto apprezzato tra la gente e riceveva numerosi riconoscimenti grazie alla propria bravura.
La famiglia di Jirasen era tra le più ricche di quel pianeta. I suoi genitori erano tra i miglior artisti che si erano esibiti nei palcoscenici di tutto il loro mondo: il padre era un grande direttore artistico, mentre la madre una splendida attrice e una talentuosa violinista.
Com'era naturale, dunque, il loro unico figlio era cresciuto in un ambiente dove tutti avevano grandi ambizioni su di lui: sin dall'infanzia gli avevano insegnato i segreti del teatro e dello spettacolo in generale e lo portavano sempre con loro, talvolta facendolo direttamente intervenire nelle stesse esibizioni che avevano organizzato per incantare il pubblico.
Con il passare degli anni il piccolo prendeva sempre più consapevolezza del posto che i suoi genitori gli avevano preparato: resosi conto del successo che riceveva dalle persone, iniziò a vantarsi e a utilizzare gli applausi come incentivo per migliorarsi. Già a quell'età sapeva molto bene di essere amato da tutti, e che niente e nessuno avrebbe sminuito la sua importanza.


Tuttavia... all'età di sette anni Jirasen aveva affrontato il suo primo ostacolo da superare. Suo padre era scomparso in un tragico incidente avvenuto nelle quinte e, da allora, era diventato sempre più difficile comparire negli spettacoli programmati, dato che il nuovo direttore artistico era molto intransigente sull'età minima degli artisti che vi concorrevano: nonostante la presenza della madre, era stato deciso di allontanare il piccolo per un po' di tempo.
Ma Jirasen non si era arreso e nei mesi successivi aveva continuato, in tutta la sua dimora, a recitare e ad improvvisare dei piccoli spettacoli dove capitava: nel giardino colmo di rose, nel grande atrio del palazzo, nei lunghi corridoi che portavano nelle sale, fino ad arrivare nelle stanze riservate ai servitori.
La madre, ogni volta che rincasava, si divertiva ad ascoltare i racconti sul figlio che la sua educatrice le riservava, e lei era orgogliosa di tutto ciò.
Una sera, entrata nella cameretta del piccolo, aveva preso quest'ultimo per mano e lo aveva invitato a seguirla, fino ad arrivare in un lungo corridoio dove vi era una serie di quadri appesi sulle pareti laterali. Erano dei ritratti di loro familiari che non erano più in vita: grandi attori del passato, musicisti di orchestre rinomate e performers in circhi famosi in tutto il pianeta.
Ad un tratto i due si erano soffermati sull'ultimo quadro, quello del padre di Jirasen, e fu in quell'occasione che sua madre gli aveva detto quella frase.


«Sei la fotocopia di tuo padre.»


Sei semplici parole che avevano fatto breccia nel cuore del piccolo. Una frase che lui, da quel giorno, non avrebbe mai dimenticato.
E sua madre, porgendogli una rosa che stava portando tra i capelli, aveva aggiunto:
«Guarda: avete la stessa espressione! Sull'aspetto fisico non vi assomigliate molto, ma di carattere hai ereditato tutto da lui: furbizia, intelligenza... e, soprattutto, un grande amore per voi stessi, come questa rosa.»

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