Capitolo 1.

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                                                        CAPITOLO 1

Ho sempre odiato l'Australia,sin da quando andavo alle scuole medie e la signora Davies faceva le sue noiose spiegazioni sul clima temperato del paese e sui suoi dannatissimi koala e canguri. L'ultima cosa di cui ho bisogno adesso è di vedere strambi animali saltellanti o di volare in Oceania ma i miei genitori, a mia insaputa, hanno avuto la meravigliosa idea di iscrivermi ad un “istituto correzionale” a Sydney e quindi adesso eccomi qui in aeroporto ad aspettare il prossimo volo verso quella stupida città del sud Australia. Nonostante i miei genitori abbiano usato l'espressione “istituto correzionale” almeno un centinaio di volte negli ultimi mesi io non ci ho messo molto a capire che si tratta in realtà di un riformatorio, o di qualcosa del genere. 

«Te ne va un altro?» la voce squillante della mia migliore amica Violet interrompe bruscamente i miei pensieri d'odio verso l'Australia e verso i miei genitori riportandomi al bar dell'aeroporto di Londra.

«Come dici?» domando distrattamente. Avevo ascoltato solo in parte la domanda che mi aveva posto.

 «Ti va un altro caffè? Manca ancora più di un'ora alla partenza.» Violet non sembra essersi offesa per la mia poca attenzione alle sue parole e mi offre uno dei suoi sorrisi più dolci. Io e lei siamo gli opposti. Io aggressivamente ribelle, lei dolce e santarellina. Non riesco ancora a capire come una come lei abbia scelto me come migliore amica. Ma d'altronde i veri amici non si scelgono, no? Arrivano e basta. Annuisco, raccogliendo i capelli in una crocchia disordinata alta sopra la testa. Osservo Violet avviarsi verso il bar con passi aggraziati, poi sbircio sullo schermo del telefono per controllare l'ora. Le sette e mezza del mattino. Alzo gli occhi al cielo, frustrata. I miei genitori, oltre che ad avermi esiliata in mezzo all'oceano, sono anche riusciti a comprare i biglietti per il volo delle nove meno venti quindi io sono stata costretta ad alzarmi molto presto la mattina per finire la valigia e per evitare di perdere l'aereo. In poche parole: sono a pezzi e incazzata nera con loro. Quando alzo lo sguardo dal telefono scorgo Violet con la coda dell'occhio, intenta ad aspettare paziente mentre la fila al bancone avanza lentamente. Mi lascio sfuggire un piccolo sorriso pensando alla sera precedente, quando lei si era gentilmente offerta di accompagnarmi in aeroporto. Nonostante la sua compagnia mi faccia piacere io avevo insistito dicendo che non ce n'era alcun bisogno ma lei non aveva nessuna intenzione di ascoltarmi e quindi eccoci qui. Entrambe.Qualche minuto dopo Violet ritorna con due tazze fumanti e mi porge il mio caffè macchiato mentre lei si accomoda davanti al suo tè aromatico. La ringrazio e poi inizio a trangugiare la bevanda bollente, non curandomene del bruciore alla gola.

«Mi mancherai molto, lo sai? Ma credo comunque che frequentare quella scuola ti aiuterà molto.» mi dice lei, mordendosi il labbro inferiore. Mi prendo qualche secondo per osservarla, prima di rispondere. Violet è proprio il genere di persona che i miei genitori vorrebbero come figlia. E' educata, gentile e solare mentre io... beh, io ho una personalità diversa. Tutto qui. «Non è una scuola, Violet. E' un dannato riformatorio. E, sinceramente parlando, credo che questa buffonata sia uno spreco di tempo ed una grandissima cazzata. Io sono a posto così, non mi serve nulla.» Lei non rimane per nulla sorpresa dal mio linguaggio volgare, dopotutto ha avuto quattro anni per adattarsi.

«Riformatorio o scuola che sia, tu lì dentro ci studierai. O almeno dovresti.» Dice, tenendo gli occhi fissi sulla sua tazza. Rido amaramente ascoltando le sue parole. «Violet, sono andata avanti di bigliettini e suggerimenti per quattro anni di superiori. Credi davvero che potrei anche solo provare a studiare qualcosa?» 

«Non è vero. Qualcosa hai studiato, non si può mica sempre copiare. Un po' di merito devi ben dartelo, Rosie.» Mi fa notare, sorseggiando educatamente il suo tè. So che ha ragione. Non si può certo dire che nella mia vecchia scuola a Brixton io abbia solamente scaldato la sedia. Qualcosa ho studiato. A dir la verità a me piace sapere le cose. E' solo che non mi va di ammetterlo perché sono io e a me non piace ammettere le cose, nemmeno quando so di avere torto marcio. Sbuffo, giocherellando col mio piercing al labbro. 

Good girls are bad girls.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora