17 Golden, un peccato avaro

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"Kida!", urlò Storm.
Il ragazzo riuscì a prenderla prima che cadesse a terra, poggiandola delicatamente sul pavimento. Ora che le era vicino la poté esaminare con attenzione: le ferite che Kida presentava sulle braccia e sulle gambe erano lievi e poco profonde, ma quelle che gli preoccupava di più erano due grossi tagli presenti sul ventre, i più profondi e ridotti male. Storm prese il proprio zaino - lasciato nel corridoio assieme agli abiti - e tornò da Kida, tirando fuori il kit di pronto soccorso. Dentro alla valigetta c'era poco niente se non garze, flaconi di dinsifettante e aghi, assieme a delle boccette di diversi liquidi trasparenti.
"N-No", sentì dire da Kida, con dei filamenti di bava e lacrime che le uscivano rispettivamente dalla bocca e dagli occhi.
Storm la guardò con gli occhi di chi cercava la verità assoluta.
"No cosa?".
"G-Guarda nel mio z-zaino...".
Alzò debolmente il braccio, indicando l'angolo più buio del vicolo; Storm seguì il suggerimento, e tornò dalla ragazza con lo zaino. Era enorme, e dovette svuotarlo per vedere cosa c'era: una coperta pesante, un cambio di tutto l'outfit, due borracce piene zeppe di acqua, della frutta impacchettata con dei sacchetti di tessuto, una bottiglia di veleno e la valigetta del pronto soccorso, lunga quaranta centimetri e larga venti. L'aprì: dentro c'era una decina di boccette di vetro piene di diversi liquidi colorati, cinque grossi rotoli di garze, un sacchetto di batuffoli di cotone, sette aghi confezionati per le punture, due grosse bottigliette di dinsifettante e ago con filo.
"Wow!", esclamò Storm.
"I-Inezione", balbetto' Kida, sfiorando con la mano una boccetta di vetro, piena di un liquido trasparente "è-è p-per la rabbia...".
Iniziò a respirare freneticamente, e Storm non perse tempo; estrasse il liquido con l'ago e la iniettò nel braccio della ragazza. Fatto ciò, si occupò delle ferite: la salivazione eccessiva e il respiro si placarono poco dopo, ma la carnagione si era schiarita in maniera innaturale e la fronte quasi bruciava. Storm si occupò per prima del ventre; disinfetto' le ferite e le cucì con ago e filo, poi si preoccupò di quelle sulle braccia e le gambe. Erano lievi e poco profonde, quindi le disinfetto' e basta, lavandole con dell'acqua fresca. Finito il tutto, controllò Kida; era crollata dalla stanchezza, e la fronte era come un braciere ardente. Storm prese la propria maglietta - ancora per terra assieme ai pantaloni - e la bagnò con l'acqua, e con essa deterse la fronte della ragazza, cercando di farle abbassare la temperatura. Dopodiché avvolse Kida nella coperta e la prese di peso, poi si sedette con la schiena appoggiata al muro - cullando la ragazza - addormentandosi con lei.

"Kida! Riesci a sentirmi Kida?!".

Storm impallidì nel sentire quella voce: non proveniva dall'esterno, ma dall'interno, dalla mente. Era maschile, e familiare: Erik.

"Erik?", chiese il ragazzo mentalmente.

"Storm? Perché hai risposto tu? Dové Kida?".

"Sta riposando. Si deve riprendere dalle ferite dello scontro".

"Che scontro?".

Storm dovette spiegare tutta la vicenda passata, dal tentativo di salvataggio alla cappella di Rachele fino a quel momento, fino alla cura di Kida.

"E Kida? Come sta?", chiese Erik alla fine del racconto.

"Bene, si sta riprendendo. Voi?".

"Noi uomini siamo stati divisi dalle donne e siamo gli unici coscienti. Loro invece sono prive di sensi".

To The Stars: La suora delle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora