18 Angela, un peccato superbo

86 10 0
                                    

La testa di Nashi pareva una bomba a orologeria: prima o poi sarebbe scoppiata. Palpitava come se al posto del cervello ci fosse stato il cuore, che in quel momento batteva all'impazzata nel petto. Aprì debolmente gli occhi: Gale le era davanti, inginocchiato a guardarla con gli occhi di un naufrago che dopo tanto tempo aveva intravisto una terra.
"Ehi zucchero filato", disse, accarezzando delicatamente la testa della ragazza.
Nashi si mise seduta, toccandosi la nuca: sentì il ruvido della garza, che a quanto poté capire le avvolgeva quasi tutta la testa.
"Non mi ero accorta di essermi addormentata", disse.
"Sei crollata dalla stanchezza: ti ho curato la gamba e fasciato la testa".
"Grazie".
"È il minimo che possa fare".
Sorrise, ma Nashi decise di intraprendere una strada alquanto ambigua e pericolosa.
"Quindi...cosa provi per me?".
"Mi sembra ovvio. Amore".
La ragazza rimase imbambolata ad udire l'ultima parola, che in quel momento pareva pesante come un macigno.
"È amore vero o ti sei semplicemente invaghito di me?".
"Amore vero e proprio. Non sono un donnaiolo".
"Ma Andromeda-".
"Andromeda era solo una dama da compagnia, e come ti avevo già detto, era la mia decisione disperata-".
Non finì che Nashi lo baciò, e lui non si oppose, anzi, ricambiò il bacio: quelle del ragazzo si offrirono a quelle della ragazza più morbide di quanto pensasse, e restarono inerti sotto le sue per un istante. Fu Gale a dischiuderle, e a baciarla veramente; le lingue sembravano impazzite, danzanti tra le bocche dei due giovani. Nashi si dovette staccare per riprendere fiato, e si riattaccò alle labbra del ragazzo, stavolta con furore e passione. Tra una cosa e tira l'altra andò a finire che lo facessero nel corridoio del labirinto: non fu violento, ma piuttosto dolce e passionale, come se non ci fosse un domani, che il mondo sarebbe finito il giorno dopo. La mente di entrambi era completamente vuota; non c'era in loro il senso di stanchezza, né dolore fisico, né la preoccupazione per la missione: in Nashi c'era l'immagine di Gale, e in Gale l'immagine di Nashi...

Non si erano resi conto di essersi addormentati; nudi, erano sotto una coperta, col freddo della pietra che ormai se ne era andato, grazie al calore dei loro corpi. Nashi era tra le braccia di Gale, con la tempia appoggiata sul suo petto muscoloso.
"Da quanto tempo siamo qui?", chiese lei.
"Non lo so" rispose lui, baciandole la testa "ma al momento non mi dispiace affatto stare qui".
Sorrise, ma l'attenzione della ragazza era rivolta al muro che stava alle spalle del compagno: in cima vi era una figura dalle sembianze umane, ma Nashi non capì se si trattava di un uomo o una donna.
"Non potevate fare un po' di silenzio? Ho sentito gli orgasmi fin dall'angolo nordovest del covo".
Anche Gale vide la figura, e come la ragazza si rivestì, sistemando gli zaini e sé stessi.
"Siete veramente così patetici" proseguì la figura "non siete come me".
"Allora scendi così vediamo se hai ragione", le disse Nashi.
"Neanche per sogno. La mia dignità non può essere macchiata da due esseri inutili come voi".
Come diceva il detto: se Maometto non andava alla montagna, la montagna andava da Maometto, e i ragazzi seguirono il detto. Gale vi salì tramite dei rampini di ferro, e Nashi diede fuoco le gambe, dandosi la spinta per giungere sulla cima delle mura. Giunti lì, videro la figura che aveva parlato a loro: era una donna, più grande di loro di forse qualche anno. I capelli erano lunghissimi e dorati, con la pelle abbronzata e priva di imperfezioni; il fisico era slanciato e atletico. Gli occhi erano di un azzurro simile al ghiaccio, in forte contrasto con la pelle scura: portava una canottiera bianca e una minigonna azzurra, con dei stivaletti marroncini e un pugnale assieme a una spada, fissati sul suo fianco destro e sinistro tramite una cintura.
"E tu saresti...?", le chiese Gale.
"Angela" rispose la ragazza "il peccato più bello e forte di tutti i Sette Peccati Capitali".
La voce era acuta, con un insopportabile accento francese, tipo Ichiya; era il peccato della superbia, senza ombra di dubbio.
"Perché non scendiamo e combattiamo sul serio?", domandò Nashi, dando fuoco ai pugni.
"Là sotto? Non credo proprio. Anzi, andate voi laggiù".
Chiuse gli occhi e abbassò lentamente la testa in avanti, di solo qualche grado; dalla schiena, balzò fuori un'altra Angela, e dal clone comparì un'altra Angela e così via, fino al fantastico numero di dieci guerriere uguali tra loro, senza contare quella originale.
"Ora come credete di fermarci?", chiesero in coro, un'unica voce che dava vita a un branco di cloni.
Nashi e Gale si misero in posizione di combattimento e lo scontro ebbe inizio: la vera forza della magia di Angela era l'unione di tutti i suoi cloni, ma i due maghi erano in forte vantaggio perché oltre all'autoclonazione la nemica non sembrava avere nessun altro potere. Immersa nei suoi pensieri, Nashi non vide il piede dirigersi verso di lei, colpendola in piena faccia e facendole perdere l'equilibro. Cadde oltre il precipizio, ma Gale riuscì a prenderla per il polso, a un centimetro dalla morte; Angela - quella vera, perché i cloni erano stati sterminati nel frattempo - si avvicinò al ragazzo, quest'ultimo incapace di alzarsi. La nemica sguainò la spada e alzò la lama sul suo collo.
"Credevate veramente di poter battere Angela? Il peccato più bello e più forte di tutti?!".
Fece per colpire, ma grazie al Ruggito di Nashi, la nemica venne distratta dal fuoco e cadde oltre il precipizio; purtroppo, riuscì a salvarsi grazie a una catena fatta di cloni, ma ormai era troppo tardi: Angela era finita nel labirinto. I due maghi la raggiunsero subito dopo, ma rimasero allibiti nel vederla: la nemica si guardava attorno come un topo in gabbia, contemplando le mura come un pericolo per la persona.
"Nononononono non posso stare qui...devo tornare su!", urlò disperata.
Nashi e Gale furono spettatori del suo tentativo di risalire in cima alle mura, sfruttando la clonazione di sé stessa, completamente inutile; cadde a terra, e i cloni scomparvero.
"Non posso restare qua...", mormorò Angela, rimettendosi in piedi.
"E perché?", chiese il ragazzo.
"Sono claustrofobica, e restare lassù" indicò la cima delle mura "mi fa stare meglio".
I maghi erano confusi: se era veramente claustrofobica, che ci faceva allora in un labirinto? Non era una questione che interessava a Nashi.
"Facciamo così" disse "noi ti riporteremo lassù, ma solo se ci riveli dove si trova Eruannon".
"Vabenevabene basta che mi portiate lassù!".
"Bene" commentò Gale "dove si trova?".
"È alla fine del labirinto. Si trova oltre un portone di pietra, assieme al corpo della suora".
"E come ci arriviamo?", chiese Nashi.
"Appena uscite dal vicolo alternate la destra e la sinistra. Non vi potete sbagliare".
"Ottimo. Ti porto io lassù".
La ragazza si avvicinò ad Angela e fece per cingerle i fianchi con le braccia, ma la nemica estrasse il pugnale e fece per colpirla alla gola. Prima di potersi difendere, dalle spalle di Nashi partì una freccia che colpì Angela nel cuore, uccidendola. La rosata si voltò, e vide Gale armato di arco e frecce.
"Ho o no una buona mira?".
La ragazza si fece il facepalm.

To The Stars: La suora delle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora