Il tempo sembrava essersi fermato da quando Storm aveva decapitato Golden: le pareti e il pavimento erano imbrattati di sangue, ed essendo una stanza completamente sigillata, la puzza era fortissima. Il cadavere
dell'Avarizia giaceva sul trono d'oro, con la testa che aveva smesso di rotolare sul pavimento, fermandosi per via dello spigolo di un mobile. Kida era in piedi a contemplare Storm, immobilizzato nella sua posizione, con la falce sporca di sangue e il corpo ricoperto da un velo di sudore.
"Storm...", lo chiamò la ragazza.
Il compagno perse l'arma dalle mani e quasi cadde, ma Kida riuscì a prenderlo al volo e a stenderlo per terra: il tatuaggio era sparito, e l'occhio era tornato alla normalità.
"Kida...", mormorò lui.
"Shhh" la rossa lo zittì poggiandogli l'indice sulle labbra "non parlare. Devi riposarti".
"Ma la porta è sigillata".
"Lo so".
"Con il Sun Make potrò-".
"Tu non combinerai un bel niente. Tu stai qui e ti riposi".
"Ma come riuscirai a-".
"Ho già la soluzione, tranquillo".
Gli baciò la fronte e si allontanò, poi mise a terra il proprio zaino e tirò fuori una bottiglia di vetro: era trasparente e chiusa con un tappo di sughero, piena zeppa di un liquido violaceo.
"Cos'è?", chiese Storm.
"Veleno" le rispose Kida "me l'ha data Mirajane prima che partissi".
"E...?".
"Bevendolo avrò la forza di sciogliere la porta dorata".
"Ma non sei un-".
"Dragon Slayer? Non lo so, ma ho pur sempre sangue di Dragon Slayer nelle vene, quindi...perché non tentare".
Strappò la bottiglia e bevve metà del contenuto in un unico sorso, riprendendo fiato solo alla fine; il liquido le scorreva giù per la gola con una freschezza che la ricaricò di energia Poggiò il contenitore per terra, poi si mise in piedi, guardando l'entrata sigillata; chiuse gli occhi e si concentrò, e le mani divennero quelle di un drago, rosse cremisi con i palmi bianchi. Inspirò profondamente ed urlò:
"Ruggito del Drago Velenoso!".
Dalla bocca le partì un vortice sanguigno che colpì la parete sigillata: all'inizio non accadde nulla, ma continuando a ruggire il muro iniziò a corrodere, sgretolandosi lentamente su sé stesso. Dopo qualche minuto, la parete era completamente sparita: il vicolo si apriva sul sentiero principale del labirinto, con la nebbia che si era lievemente affievolita. Esausta, Kida cadde in ginocchio: non aveva mai usato la magia del Dragon Slayer, e il Ruggito le aveva tolto più energie di quanto si fosse aspettata. Storm le si avvicinò e l'aiutò a rimettersi in piedi, sorreggendola per i fianchi.
"Va tutto bene?", chiese lui.
"Sì, tutto okay. Ti sei ripreso a quanto vedo".
"Sì. Ero soltanto stanco".
Sorrise, e Kida ricambiò quel sorriso con un bacio sulla guancia; Storm arrossi' un botto e quasi si sentì svenire.
"Tutto bene?", chiese lei, ridendo.
"S-sì" balbetto' lui "m-meglio andare".
Senza dire altro, prese le sue cose e se ne andò, uscendo dal vicolo dorato assieme alla ragazza. Non fecero in tempo a mettere piede fuori che udirono un pianto: era femminile, e per un attimo credettero che fosse Nashi, quindi si fecero guidare dal suono, raggiungendo un vicolo cieco poco lontano dalla loro posizione originaria. In fondo vi era una ragazza, ma non propriamente Nashi: era seduta per terra, con la schiena appoggiata alla parete centrale e il volto coperto dalle ginocchia, strette in petto. Lentamente, Kida e Storm le si avvicinarono: giunti a metà percorso, la sconosciuta alzò di colpo la testa e si asciugò gli occhi, rimettendosi poi in piedi. Dimostrava la loro età, se non un anno in meno, massimo due. Il fisico era mingherlino, e il seno non proprio prosperoso, con le curve poco marcate e sinuose; i capelli erano lunghi e lisci, di un verde spento, come una foglia agli ultimi giorni di estate. Gli occhi erano color nocciola, incastonati in un volto pallido e affilato; il viso era pieno di imperfezioni, come lentiggini e punti neri, e portava un grosso neo sulla guancia destra. Aveva lunghi pantaloni neri attillati, con una maglietta a maniche lunghe, bianca a strisce verdi; portava dei stivaletti bianchi, lievemente rovinati dal tempo. Sulla schiena portava il fodero per una spada, da cui spuntava un'elsa.
"Che volete?", domandò.
La voce era incrinata per via del pianto, e contato assieme all'altezza non esagerata doveva avere come minimo sedici, quindici anni.
"Perché stavi piangendo?", le chiese Storm.
"Perché sono gelosa".
"Gelosa di cosa?", domandò invece Kida.
"Di tutto: di mio fratello minore, dei miei genitori, dei miei compagni...di VOI!".
La rossa credette di aver capito: avevano davanti la reincarnazione del peccato dell'Invidia.
"Come ti chiami?", chiese guardando il peccato.
"Cassandra" tirò su il naso "sono l'Invidia".
"E perché sei gelosa di noi?", la sollecitò il ragazzo, confuso.
"Voi due potrete uscire dal labirinto e vivere le vostre vite, ma io no; sono costretta a stare qui, così come mio fratello".
"Chi è tuo fratello?", richiese Kida.
"Rost, la Gola".
Tirò su il naso e proseguì.
"Eruannon ci ha rapiti quando eravamo piccoli, addestrandoci per essere i suoi guerrieri. Rost divenne la Gola, e io l'Invidia. Ero e sono tutt'ora gelosa di lui: nonostante la nostra situazione precaria è sempre contento e sorridente, mentre io non riesco. Sono gelosa dei miei compagni perché loro sono più forti di me, sono gelosa di VOI! VOI PERCHÉ SIETE LIBERI DI GIRARE, DI VIVERE LE VOSTRE VITE! MENTRE IO DEVO STARE QUI A FARE LA GUARDIA A UN CADAVERE!".
Scoppiò a piangere, ma smise quasi subito. Chiuse gli occhi, e le unghie delle mani divennero lunghissimi artigli di ferro, sottili e lunghi venti centimetri.
"Mi dispiace" disse "ma non posso permettere che Eruannon mi uccida Rost. Mio fratello è tutto ciò che mi rimane!".
Attaccò col braccio destro proteso in avanti; Kida previde l'attacco e si spostò di lato, ma così facendo permise a Cassandra di colpire invece Storm, pugnalandolo al petto. Gli artigli si conficcarono nel petto, facendo sentire un crac che non prometteva nulla di buono; la nemica ritrasse gli artigli e dalle ferite partirono dei lampilli di sangue che sporcarono le spettatrici. Kida era come pietrificata, incapace di muoversi; quando Cassandra si allontanò dal ragazzo e questo cadde a terra, la rossa fu subito al suo fianco, come rianimata da una scossa elettrica.
"Resisti Storm" gli disse "devi resistere!".
Prese dallo zaino il kit di pronto soccorso e lo aprì, tirando fuori dei grossi batuffoli di cotone; con essi tamponò le cinque ferite, premendo su esse per fermare l'emorragia.
"Kida...", mormorò il ragazzo.
"Non parlare. Sei ferito gravemente".
"Io ce la posso fare anche da solo, ma tu...tu devi sconfiggere Cassandra".
"Sei morente cazzo! No non ti lascio".
"DEVI. Io non posso combattere ma tu sì. Sei la figlia di Cobra, il Dragon Slayer Velenoso".
"Ma non ho la sua magia".
"Sì invece, l'hai detto tu stessa. Quando hai affrontato la Lussuria eri entrata in modalità Dragon Force, e prima ci hai liberati dal vicolo col Ruggito. Tu quella magia ce l'hai eccome".
La ragazza scosse la testa, con gli occhi che diventavano sempre più pesanti e lucidi.
"Non posso lasciarti morire...", mormorò, con le lacrime che avevano incominciato a solcarle le guance.
"Io mi riprendero'; basterà un po' di ghiaccio e il tuo Devil Slayer starà benone".
Kida rise e lo baciò sulle labbra; Storm divenne magenta all'inizio, ma poi ricambiò deciso, chiudendo gli occhi. Fu un bacio breve e casto, ma anche dolce.
"Resisti", sussurrò lei, staccandosi poi da lui.
Si alzò, e la sua attenzione passò su Cassandra; l'Invidia aveva sguainato la spada e si era messa in posizione di combattimento. L'elsa era elaborata; l'impugnatura era a due mani, fatta a serpente attorcigliato su sé stesso, con la testa a fare da pomolo. Anche la guardia era fatta a serpente; era un unico blocco, la testa della creatura - di un verde scuro - da cui usciva la lama, lunga e sottile.
"Mi dispiace" disse Cassandra "ma non voglio che Rost muoia per colpa mia".
Kida sospirò e si trasformò in varano, poi attaccò; incominciò con un artigliata dall'alto, ma la nemica scartò di lato e con la spada eseguì un affondo sulla zampa sguainata, creando sulla nella avversaria un bel taglio sanguinante. La lucertola ruggì dal dolore, ma non demorse; continuò a suon di artigliate e codate, ma era tutto inutile: Cassandra era agilissima ed estremamente veloce, quasi impossibile da colpire. Eppure, non pareva combattere sul serio: i suoi occhi erano colmi di rimorso, rabbia, odio e disperazione, un cocktail che Kida aveva già assaggiato e bevuto in passato. Anche se fosse, Cassandra sembrava troppo veloce per essere combattuta da varano, quindi saltò all'indietro - acquisendo la distanza di sicurezza - e tornò alla normalità.
"So cosa provi", disse.
"No!" urlò la nemica "tu non sai niente!".
Attaccò di nuovo, ma Kida si difese con la tecnica della Guardia del Drago Velenoso; per proteggersi creò una barriera di veleno, ma l'Invidia riuscì a tagliarla in due con la spada. La rossa ghigno'; Cassandra aveva fatto esattamente la cosa che aveva sperato facesse. A un niente da lei, Kida le afferrò la faccia con la mano destra ed urlò:
"Morsa Esplosiva del Drago Velenoso!".
Dalla mano rilasciò un'esplosione di veleno, la cui forza fece sbattere l'Invidia verso la parete del vicolo; quest'ultima ragazza riattaccò di nuovo, ma la rossa si scansò di lato e le diede un pugno sul ventre, mozzando il fiato all'avversaria. Cassandra si lasciò cadere sul pavimento, stringendosi la pancia per il dolore.
"Sì che ti capisco" disse Kida "la gelosia che provi è un dolore che ho patito anch'io in passato".
"Tu non hai motivo di essere gelosa", rispose l'altra, rimettendosi in piedi.
"Lo ho eccome, o meglio, lo avevo.
I miei amici sono figli di grandi guerrieri, mentre mio padre era un criminale. Ero debole sia in forza magica che psicologicamente, e ne ho pagate le conseguenze".
"Beh, a quanto ho potuto vedere, una grande guerriera".
"Non è stato facile. Ho imparato a credere in me stessa e a crescere, acquisendo fiducia nei miei poteri e nelle mie capacità. Anche tu puoi farlo".
"Non posso. Sono troppo debole".
"Non lo sei Cassandra. Devi solo credere in te stessa".
L'avversaria abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, gettando con rabbia la spada ai suoi piedi.
"Perché ti arrendi?", le domandò Kida.
"Uccidimi".
La rossa credette di aver sentito male.
"Ucciderti? Non ti vorrai arrendere così".
"Sì. Odio Eruannon: ha tolto a tutti noi peccati le case, le famiglie...tutto per sorvegliare il cadavere di una suora. Nessuno ha mai osato sfidarlo, ma voi due siete i primi: se la mia morte determinerà la sua, così sia. Uccidimi, per favore".
"Non posso farlo".
"Ma devi. Non potrai raggiungere Eruannon se la porta non è aperta".
"La porta?".
"Il master si trova nella sala dove vi è il cadavere della suora. La porta per accedervi si apre soltanto con la morte di sei peccati capitali. In parole povere, dovrai uccidermi, in un modo o nell'altro".
S'inginocchiò, e Kida afferrò titubante la spada fatta a serpente.
"Perché vuoi che lo faccia io?", chiese.
"Hai detto di aver sofferto come me, quindi sai cosa sto provando".
Con passo lento, la rossa le si avvicinò, puntando la lama sulla gola.
"Uccidete Eruannon per me", fu l'ultimo commento di Cassandra.
Kida annuì, e con le lacrime agli occhi, tagliò la testa al serpente.
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To The Stars: La suora delle tenebre
FanfictionSequel de To The Stars Nashi Dragneel: figlia diciottenne di Natsu Dragneel e Lucy Heartphilia, molto estroversa e ribelle. Gale Redfox: figlio di Gajeel Redfox e Levy McGarden, duro dal cuore tenero. Kida Snape: erede del potere velenifero di Erik...