Promessa

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«Allora. Cosa aspetti ad andartene, così da non averti più tra i piedi?»


Black e Gowasu, nuovamente l'uno di fronte all'altro.
Quella volta, però, si incontrarono per caso. Il vegliardo notò Black accanto ad un tavolino con una tazza di tè ancora fumante e, un po' sorpreso da quell'incontro e da quella domanda così spontanea, gli si avvicinò con fermezza.
«Non lo farò. Ecco...»


Non credi che sia troppo tardi per dirlo, Gowasu?


A quel pensiero, di istinto il Kaiōshin colpì con la mano la tazza che aveva di fronte a sé, e la fece cadere a terra, frantumandola in mille pezzi.
«Vedi? È più facile rompere una cosa che rimetterla in sesto.
Se io ti odiassi, come suppongo stiano facendo tutti... significa spezzare un legame già fragile... e sarebbe semplice per entrambi detestarci, credo. Ma... se un giorno io decidessi di ripensarci e tornare indietro, oppure lo faresti tu... significherebbe ricomporre quel legame, che a quel punto... sì: diventerebbe ancora più fragile.»
Con un piccolo movimento della mano, fece levitare i cocci di ceramica che ormai erano sparsi per il pavimento, e li ricompose fino a dare loro nuovamente l'aspetto di una tazza.
«Osserva. Una volta che rimetti insieme tutti i pezzi, restano sempre delle crepe. Un altro brusco movimento e la tazza si romperà di nuovo e, questa volta, in maniera irreparabile. Ed è così che non voglio che finisca il rapporto che c'è stato tra noi.»
Black guardò il Kaiōshin e l'intera scena della tazza con maggiore ferocia. Strinse i pugni, cercando di mantenere - anche se ancora per poco - quel poco di pazienza che gli era rimasta.


Cosa pensa di fare, quel cretino? Crede che io, davvero, possa tornare con lui?
Davvero non capisce che non mi faccio scrupoli nell'ucciderlo di nuovo, senza avere pietà?


«... Perché?» sussurrò la divinità decaduta, cercando di trovare una valida spiegazione per quelli che gli sembravano essere solo dei deliri di un anziano uscito di senno.
«"Perché"... di cosa?»
«Non fare il finto tonto. Nessuno in questo Multiverso, dopo tutto quello che ho fatto, può trovare delle giustificazioni ai miei gesti e perdonarmi. Invece tu, proprio tu, ti ostini a farlo, nonostante io ti abbia assassinato per ben due volte e ci abbia provato una terza volta.
Perciò... finiscila di blaterare. Smettila di dire che tra noi due c'è un legame: sparisci dalla mia vista, prima che tu possa pentirtene.»
Gowasu non si lasciò influenzare da quelle provocazioni. Pensò che, all'interno di quell'involucro mortale di un efferato omicida, esisteva ancora il suo amato discepolo... una persona gentile e cordiale, che amava la natura e, soprattutto, aveva nei suoi confronti un profondo rispetto e affetto.
Sorrise e tese la mano al suo interlocutore, non avendo timore di affrontare la morte per una seconda volta.


«Perché è una promessa. Quando ci siamo incontrati ti ho promesso che ti avrei guidato sulla via della vera giustizia e della rettitudine, e continuerò a farlo.
Anche se questo significa precipitare insieme all'inferno.»

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