Alone

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Sei sola.

Non hai amici, e gli unici che tu vogliono bene sono i tuoi famigliari.

Sei sempre stata riservata, e hai sempre studiato in casa, tramite tua mamma che fa l'insegnante in una scuola privata.

Ma ora, all'età di 16 anni (fate finta che sia la vostra età), i tuoi hanno deciso di iscriverti in una scuola pubblica, in terza superiore.

È il tuo quinto giorno in quella scuola, ed è un inferno. Sei già stata presa di mira da un ragazzo: Caleb.

Ti prende in giro pesantemente ogni giorno, ti fa cadere i libri e altro, ma fortunatamente non ti ha ancora toccata. O almeno fino ad oggi.

Stai camminando con i libri in mano, e ti dirigo verso il tuo armadietto. Sei quasi arrivata, ma arriva il bullo che te lì fa cadere a terra e ride.

"Ciao verginella! Quanto fa schifo da 1 a 10 la tua giornata oggi?" ghigna, facendoti sentire una... merda.

"Se ci sei te, mille." sussurri, ma sfortunatamente lui ti sente, tant'è che ti viene incontro con uno sguardo minaccioso.

"Cos'hai detto puttanella?" ti chiede, spingendoti e facendoti sbattere il tuo armadietto.

Chiudi gli occhi, sperando che questa tortura finisca presto. Le lacrime scivolano piano sulle tue gote, mostrando la tua fragilità.

Intanto, intorno a voi, si è creato un gruppo di studenti, che invece di aiutarti scattano foto o ridono.

"Ripetilo!" ti urla in faccia. Apri gli occhi per due secondi, il tempo di vedere il suo pugno che sta per sferrarti in faccia.

Stringi i tuoi occhi, e ti prepari a subire un pugno bello forte.

Che però non senti arrivare.

"Smettila coglione." tuona una voce roca e ferma.

"Ma Finn io-" Caleb cerca di parlare, ma viene interrotto.

"Ho detto: smettila." ripete la voce ferma.

Senti un vocio di ragazzini farsi sempre più lontano, segno che il gruppetto di ragazzi che si era formato intorno a voi si sta allontanando. Senti anche uno sbuffo.

Apri gli occhi e ti ritrovi davanti un corridoio vuoto, e un ragazzo molto alto, riccioluto e pallido. Carino.

"Stai bene?" ti scruta attentamente, facendo un passo avanti e alzando una mano.

Ti fai più indietro, con la bocca serrata, avendo paura che ti possa fare del male.

Ti guarda negli occhi, come se volesse penetrarteli. Ma evidentemente capisce che sei ancora scossa, dato che riabassa la mano. Però rimane fermo dove è, a due passi da te. Cioè molto vicino.

"Sei la ragazza nuova, giusto?" chiede.

Annuisci, senza riuscire a proferire una parola.

"Ok, t/n, vuoi che ti accompagni in infermeria? Hai sbattuto molto forte e non vorrei che ti sia fat-"

"Come fai a... a sapere il mio nome?" sono le uniche parole che riesci a dire.

Sembra sorpreso, ma ti risponde comunque. "Beh, sei nel mio stesso corso di letteratura."

Ora ti viene in mente la chioma scura e riccia, che si siede sempre dietro di te.

"Ah."

"Allora? Vuoi andare in infermeria?" ti chiede allontanandosi.

Cerchi di fare un passo, ma la schiena e le gambe ti fanno così male che non ci riesci, tant'è che scivoli e stai per cadere.

Ma due mani possenti ti prendo al volo per i fianchi. La caduta ti fa alzare la felpa che hai messo, e le sue dita sfiorano la tua pelle. Le tue mani sono aggrappate alle sue spalle.

Vi guardate intensamente negli occhi, e i suoi si dimostrano di un castano scuro, e non neri e senza sentimenti, come sembravano prima.

Mille brividi si propagano nella tua schiena, e senti di essere a casa. Fra le braccia di un ragazzo che conosci appena.

E non sei più sola.

"Direi proprio di andare in infermeria." sussurra.

.

Adoro, penso sia uno dei
migliori immagina che abbia
mai scritto.
Ci sarà sicuramente una parte 2.

Quanti al Lucca Comics?
Io alla fine non sono riuscita ad andarci che merda di vitaaa

non ho ricontrollato.

𝐢𝐦𝐦𝐚𝐠𝐢𝐧𝐚 𝐅𝐢𝐧𝐧 𝐖𝐨𝐥𝐟𝐡𝐚𝐫𝐝Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora