Corro come un pazzo con la macchina per le strade di New York. Alla fine di questa storia avrò una multa molto salata da pagare, se non mi ritireranno la patente.
Ma non me ne frega niente, se non di arrivare il prima possibile in ospedale.
Una signora anziana attraversa la strada davanti a me, sbucando all'improvviso e iniziando a camminare piano piano, con calma, per raggiungere l'altra parte della strada.
Inchiodo bruscamente.
"Cazzo"-impreco tra i denti.
La sua lentezza mi sta snervando.
Dài, dài, dài!
Suono il clacson con un colpo secco al centro del volante.
"Cazzo!"-urlo.
Neanche aspetto che si metta in salvo completamente sull'altro marciapiede.
Premo sull'acceleratore non appena si toglie da davanti quel tanto che basta per farmi ripartire.
Finalmente arrivo in ospedale. Corro per i corridoi, urlo. Un'infermiera mi dice la stanza. La 105, al primo piano. Senza neanche ringraziare, mi dirigo verso quella stanza. Fuori dalla porta scorgo Katy, la sorella minore di Brenda che piange. Accanto a lei c'è un uomo sulla cinquantina, forse di più. Ha gli occhi stanchi e i capelli sono cortissimi e bianchi.
"Natan!"-Katy si alza e mi abbraccia singhiozzando.
Allora l'uomo alza la testa verso di me. I suoi occhi sono chiarissimi.
"Allora sei tu Natan Parks."-dice.
"È lei che mi ha chiamato?"-domando.
"Esatto. Ho preso il tuo numero dal cellulare di mia figlia."
"Lei è il padre di Brenda?"-chiedo sorpreso.
Brenda mi aveva detto che il padre se ne era andato di casa quando era piccola e che non lo aveva più rivisto.
Annuisce.
"Come sta?"-chiedo indicando la stanza con il mento.
"Non lo sappiamo. Ancora non ci hanno permesso di vederla."-dice Katy tra i singhiozzi, anche se nel frattempo si è un po' calmata.
Dopo un'ora di attesa, un'infermiera esce dalla stanza di Brenda.
"Siete parenti della signorina Rodens?"
"Sì."-risponde il padre.
"Potete entrare, anche se per poco tempo. Ha bisogno di riposo."
Detto questo se ne va.
Il mio primo impulso è quello di lanciarmi verso la porta ed entrare nella stanza, ma poi capisco di dover aspettare, dato che con me sono presenti la sorella ed il padre.
Perciò mi risiedo. Non mi sono neanche reso conto di essermi alzato in piedi.
"Credo che tu debba andare, figliolo."-mi dice il padre magnanimo.
"Oh, no, signore, lei è il padre."
Sorride. Un sorriso amaro e malinconico.
"Oh, non credo che le piacerebbe. Sarebbe meglio se andassi tu per primo. Le farebbe piacere."
Lo guardo, grato ed emozionato. Anche se mi sento uno stupido per averla ignorata per tutto questo tempo. E per questo non credo sarà felice di vedermi.
"Grazie, signor Rodens."-dico sincero.
"John, figliolo. Chiamami John."-mi dice con sorriso sghembo.
Annuisco, poi entro.
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Non lasciarti andare
Romance"Ti avevo detto di resistere, invece tu ti sei lasciata andare."