Prologo

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E' ormai il tramonto e i rumori della battaglia ai piedi della città fortezza delle montagne di Aratheon non accennano a diminuire. Il clangore del ferro contro il ferro, le esplosioni causate dagli alchimisti del fuoco, e poi le grida strazianti dei miliziani volontari che come un giorno prima erano ansiosi si andare a combattere al fronte, ora urlavano terrorizzati vedendo negli occhi del nemico il riflesso della propria morte. Il campo di battaglia, che prima era una distesa di neve bianca con qualche ciuffo d'erba qua e là, è ora ricoperto da chiazze cremisi e da cadaveri dilaniati dall'acciaio delle spade o carbonizzati dalle esplosioni degli alchimisti. Del plotone che aveva attaccato la millenaria città tra le montagne, rimangono solo i cavalieri di alti ranghi e gli alchimisti più esperti, che si aggrappano disperatamente alla vita, combattendo senza sosta più per se stessi che per la riuscita dell'operazione.
Ma un gruppo di uomini, pur appartenente ad una delle due fazioni, non era sceso in campo.
Loro non erano dei semplici soldati, o alchimisti. Loro appartenevano a qualcosa di più elevato, qualcosa di estremamente pericoloso e ancor più segreto. Avevano un incarico ben preciso, e pur di portarlo a termine non avrebbero esitato ad abbandonare i loro compagni di terra natia. Erano vestiti con abiti semplici, quasi fossero dei normali cittadini, ma li caratterizzava uno spesso cappuccio che era perennemente calato sulle loro teste. Quello era il gruppo di alchimisti superiori a cui era stato assegnato il compito di portare a compimento la creazione di uno dei più potenti artefatti di tutto il mondo esistente.
Il gruppo era in una caverna posta sul versante est della montagna gemella, dalla quale potevano osservare la valle dove si stava svolgendo la battaglia.
"abbiamo osservato abbastanza. Prepariamo il rituale."
Gli uomini rientrano silenziosi nella grotta, facendo strusciare contro la roccia umida le loro lunghe vesti di pelle.
Si disposero in cerchio, attorno ad un altare di pietra sopra il quale erano disposte ad ettagono dei cristalli di varia forma o colore, che fluttuavano a qualche centimetro dalla sua superficie marmorea. Fecero avvicinare all'altare l'uomo che aveva parlato; Esso chiuse gli occhi e disegnò nell'aria un cerchio con le proprie mani.

"Fra le milioni schiere di anime cadute nell'immensa guerra tra luce e ombra, solo sette eroi si distinsero per forza e astuzia nelle due fazioni rivali. Erano chiamati Gli Immortali, ed erano talmente potenti da sconfiggere interi battaglioni soltanto con l'utilizzo delle proprie mani. Durante la battaglia decisiva, i sette si affrontarono duramente, segnando le sorti del mondo per come lo conosciamo oggi.
Il loro scontro fu così violento che rischiava di cancellare tutto il pianeta, così luce e oscurità spaventate da quell'immenso potere, si resero conto di non poter continuare a sfruttare degli esseri così potenti per i loro scopi. Decisero allora di fondersi creando l'essere supremo, il Sommo, l'unica entità in grado di assoggettare i sette Campioni. Fu così che insieme oscurità e luce usarono i loro poteri per segregare le anime degli Immortali in sette reliquie talmente potenti che nessun umano sarebbe stato capace né di brandirle né tantomeno di usarle. Tuttavia Il Sommo ancora non si sentiva soddisfatto e volle per precauzione creare un'ottava reliquia senza la quale non sarebbe stato possibile rievocare i Sette, contenente metà del suo enorme potere, essa avrebbe permesso un controllo totale di tutti e sei gli elementi. La pietra Filosofale.

Sarebbe stato possibile evocarla solo riunendo e fondendo le sette anime degli Immortali che aveva nascosto accuratamente sulla Terra, mettendo le sue più potenti creature a sorvegliarle. Pensava che nessuno sarebbe mai stato capace di portare a compimento il recupero delle reliquie, ma si sbagliava. Io, Arcimago superiore del sacro impero di Midgard con l'aiuto della mia squadra, sono riuscito a riunire le sette sacre anime degli immortali, e ora, o Sommo, invoco il tuo potere per aiutarmi nel compiere questa impresa."

Qualche secondo dopo che la frase fu terminata, l'aria nella caverna si fece più calda, ed un flebile bagliore scarlatto veniva emesso dalle sette reliquie. Il bagliore si intensificò fino a diventare una luce accecante.

"Sta funzionando! Finalmente!" esclamò uno degli alchimisti Tutti erano ormai convinti che la fusione sarebbe avvenuta con successo, e si aspettavano di vedere comparire da un momento all'altro una pietra rosso cremisi fonte di potere infinito. Solo il generale si accorse di una cosa, talmente fine che nessuno ci avrebbe fatto caso. I membri della compagnia erano solo undici, mentre sulla parete rocciosa della caverna era proiettata una dodicesima ombra, lunga e sottile.
Si giró di scatto e la sua faccia si contorse in una smorfia intrisa di rabbia, dopo tutti quegli anni nessuno sarebbe riuscito a distogliere lui e la sua squadra dal loro obbiettivo finale. Lì stava un uomo, alto e dalla pelle color indaco, sembrava quasi avesse rubato la luce del crepuscolo e l'avesse indossata come una sottile veste, i lunghi capelli argentati pendevano ai lati della piccola testa, ricadendo come una cascata ricade nel lago sulla logora veste, gli occhi erano colorati di una tonalità di giallo simile all'oro, e stonavano sul volto dell'alta figura.
L'arcimago stava per gridare ai compagni per avvertirli del pericolo quando uno stemma ricamato sulla pesante veste di pelle dell'uomo colse la sua attenzione, e appena lo vide l'espressione furiosa e spavalda apparsa poco prima sul suo viso si tramutó in una maschera di terrore. Una viverna nera che teneva tra gli artigli un teschio umano. Il simbolo della brigata assassina al servizio dell'impero di Heimdall. L'assassino levò il braccio destro verso il gruppo e una folgore si formò attorno ad esso. Un bagliore si propagò per tutta la grotta accompagnato da urla strazianti. Il bianco del fulmine si mescolava alla luce cremisi emanata dal rituale, che man mano si affievoliva, generando giochi di luce spettacolari e terrificanti allo stesso momento. Finché tutto tacque. Il silenzio era tornato ad essere il padrone assoluto della grotta, interrotto talvolta dal clangore delle spade, che ancora cozzavano tra di loro nella battaglia ai piedi della montagna, o dall'ululare del vento.
Nessuno sarebbe più entrato in quella grotta per molto tempo, sia perché era difficile da raggiungere, sia per le strani voci che si erano create attorno ad essa. I pochi che hanno provato ad entrarci si sono poi suicidati, non potendo sopportare quello che avevano visto al suo interno. L'unico avvertimento che la grotta stessa poneva ai viandanti era un piccolo rivolo che usciva costantemente da essa. Un rivolo di un liquido scarlatto e caldo. Un rivolo di sangue.

ALCHEMIST~the new AgEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora