Sogno o incubo?

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Il mio nome è Eren Jaeger ed ho 22 anni, in questo momento mi trovo su di un aereo con i miei amici universitari.
Certe volte ci vuole staccare la spina, ed è per questo che abbiamo organizzato una vacanza.
Per scegliere la destinazione abbiamo utilizzato il metodo del mappamondo e lo spillo, il gioco consiste nel far ruotare il mappamondo e posizionare uno spillo mentre quest'ultimo continua a girare e, grazie a questo strambo gioco, la meta scelta dal fato è stata la Transilvania.
La terra dei mostri, disseminata di castelli medievali, alcuni di essi infestati. Composta da piccoli villaggi, una terra arretrata, casa natale del conte Dracula e di altri mostri come Frankenstein.
Mi stringo ancora di più contro il sedile rosso dell'aereo, come se volessi diventare un tutt'uno con quest'ultimo.
Con la coda dell'occhio osservo i miei amici Armin e Jean, posti accanto a me, chiacchierare sulla loro ultima scoperta in fatto di artisti musicali; Sasha, Historia e Mikasa, situata nella fila antecedente alla nostra, stanno parlando allegramente, o almeno, per essere più precisi, Sasha parla dei possibili piatti tipici che potrà assaggiare durante la permanenza in Transilvania mentre Mikasa e Historia, ormai rassegnate, assecondano ogni singola parola che fuoriesce dalla sua egocentrica bocca; infine, nella fila centrale formata da quattro posti troviamo: Rainer e Berthold dormire beatamente con le cuffie nelle orecchie, Connie che si scervella su uno stupido gioco ed Ymir che lancia continue occhiate fugaci a Historia.
Mi chiedo perché non si sia messa accanto a lei.
Sono già sette ore che siamo su questo dannato volo e ne mancano ancora quattro, per un totale di undici fottute ore.
Per me, essendo una persona egocentrica, è un vero sacrificio stare undici strazianti ore seduto con le mani in mano e non poter far niente. L'unica distrazione possibile è guardare le nuvole, bianche come lo zucchero filato, fuori dal piccolo finestrino. Non appena atterreremo a Cluj-Napoca affitteremo due auto per poterci spostare meglio all'interno della ragione. Staremo cinque giorni, e caso vuole che, la notte di Halloween sarà a cavallo fra questi giorni di permanenza.
Se devo essere sincero non amo molto il paranormale, per carità e intrigante ma lo definisco come un genere fantasy.
Non credo nei vampiri nei fantasmi e o nei lupi mannari. Essi sono solo il frutto malato della mente umana, nati per scopo di lucro o per raccontare qualche storiella raccapricciante ai propri bambini in maniera tale da farsi ubbidire. Farli vivere nel terrore verso qualcosa di immaginario.
Anche a me, quando ero piccolo, mi è capitato di vivere nel terrore a causa di una stupida storia.
Chiudo gli occhi facendo riaffiorare nella mente i ricordi di quando ero bambino.
Ogni volta che io e o la mia sorellastra Mikasa facevamo qualcosa di sbagliato la mamma ci prendeva e ci raccontava la storia di un mondo orribile, dove gli esseri umani combattevano contro i giganti, una maledizione la definiva lei.
Tutti i bambini che si comportavano male, diceva, venivano catapultati all'interno di questo mondo, incombendo miseramente verso la morte.
Apro lentamente gli occhi facendo volare via le immagini che si sono ripetute, come un film, all'interno della mia testa.
Sospiro consapevole delle altre tre ore e mezza che mi aspettano e con un movimento veloce della mano prendo le cuffiette all'interno della tasca sinistra dei pantaloni e le collego al telefono, lasciandomi così cullare dalla dolce melodia sprigionata da quei piccoli apparecchi.

Dopo ore infernali atterriamo senza problemi e ci dirigiamo verso il noleggio auto.

«È stato un volo molto rilassante» esclama Rainer stiracchiandosi

«Ci credo, hai dormito per tutta la durata del volo» afferma Armin ridacchiando.

«Ragazzi ma dopo undici ore non vi è venuto un certo languorino?» ci domanda Sasha guardando sognante, con tanto di bava alla bocca, il negozio di alimentari.
Tutti scoppiamo a ridere in una fragorosa risata

«prima prendiamo le auto Sasha» dice Jean, ma lei contro batte
«il mio stomaco reclama cibo»

A calmare la situazione ci pensa Mikasa promettendo che, subito dopo aver preso le macchine, saremmo andati a mangiare in una tipica locanda del luogo.
Sasha, titubante, accetta il programma e ci incamminiamo verso il noleggio non molto distante dal punto in cui ci troviamo.
Osservo attentamente le strade tranquille totalmente diverse da quelle caotiche della grande New York.

Morte, un nuovo inizio per sognare o la fine di un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora