Capitolo 9

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La stanza è completamente bianca. E tremendamente triste e spoglia. C'è una finestra abbastanza grande che illumina il grande letto su cui è distesa Brenda. Oh, la mia Brenda...è così...vulnerabile così distesa, con le flebo e i fili in cui è imprigionata. Mi guardo intorno un attimo e vedo un vaso con una pianta nell'angolo della stanza, a sinistra della finestra.

Mi avvicino piano al letto.

Ha gli occhi chiusi, sembra stia dormendo.

Così mi fermo, a pochi millimetri dal suo corpo. È così pallido...

Poi, pian piano, Brenda apre gli occhi. Sbatte più volte le palpebre, cerca di guardarsi intorno.

Non so se avvicinarmi di più, se parlare, così rimango semplicemente immobile.

I suoi occhi cadono su di me.

"Nat..."-sussurra debolmente.

"Ehi, sono qui."

A vederla così mi sento male. E mi pento di averla ignorata per così tanto tempo e di essermi comportato come un bambino.

"Nat."-dice sorridendo a fatica. "Sei qui."

"Sono qui."

"Mi dispiace moltissimo di averti ignorata, tutto questo tempo, sono stato uno stronzo."-le dico.

"Non fa niente. Sono contenta che tu sia qui, ora."-dice. "Sarà più facile."

"Più facile? Cosa?"-chiedo mentre una morsa mi stringe la gola.

"Andarmene."-dice quasi sognante.

"Cosa? No, Brenda. Tu non morirai. Sei solo sotto l'effetto dei medicinali."

Fa una risatina strozzata.

"E invece sì, Nat. Morirò. "

"Ma che stai dicendo?"

"L'ho sempre saputo."

"Stai delirando, Bren."-dico mentre un senso di vuoto freddo mi sta sopraffacendo.

"Signore, mi dispiace, deve uscire. Il tempo di visita sta quasi per terminare e ci sono altri parenti di là."-mi dice un'infermiera dai capelli rossi e gli occhi verde smeraldo.

A malincuore, devo andare. Annuisco.

Poi guardo Brenda.

"Sono qui fuori."-le dico.

Quando esco il padre mi guarda preoccupato ed entra anche lui.

Dopo pochi minuti esce ed entra Katy.

"Com'è andata?"-mi permetto di chiedergli.

Alza le spalle. "Ovviamente era un po' sorpresa, ma poi mi ha sorriso."-dice sorridendo con lo sguardo perso.

"Sei molto importante per lei."-dice poi, di punto in bianco, guardandomi fisso negli occhi. Il suo tono non è una domanda.

Mi limito ad annuire.

Poi mi siedo su una sedia accanto alla porta della stanza di Brenda.

Mi sveglio che è mattina. Lo capisco dalla luce che viene dalla finestra del corridoio.

Non mi sono nemmeno accorto di essermi addormentato.

Il collo mi fa malissimo. Ho dormito su una sedia scomoda per tutta la notte e ora ne risentirò le conseguenze. John è seduto vicino a me.

"Tieni, ti ho portato dalla mensa qualcosa da mettere sotto i denti. Ieri hai saltato la cena."-dice porgendomi un piatto di plastica con sopra un pezzo di pane e una fettina di carne con dell'insalata sopra.

"Grazie."

"Grazie a te per essere rimasto qui tutta la notte."

"Dov'è Katy?"-chiedo non vedendola in giro.

"L'ho mandata a casa."

Mangio tutto quello che ho nel piatto, fino ad allora non mi ero reso conto di quanto avessi fame.

Nel pomeriggio posso di nuovo entrare nella stanza di Brenda.

"Ehi"-le dico.

"Nat."-stavolta si è messa a sedere.

"Vieni."-dice invitandomi a sedere sul letto accanto a sé.

"Prendi il mio quaderno, sul comodino."

Seguo il suo sguardo e le porgo il suo quaderno dove disegnava.

"Guarda."-dice aprendolo e mostrandomi i fogli. Rimango sbalordito. È la prima volta che mi fa vedere i suoi disegni, e poi...è bravissima. I disegni rappresentano persone in movimento, uccelli che volano, un albero dalle folgie sempreverdi, il traffico della Grande Mela. Un disegno mi colpisce più di tutti: un fiore che sboccia, ma che si appassisce subito a causa delle intemperie.

"Sono bellissimi. Sei bravissima, davvero."

"Rappresentano la vita."-dice. E rimango un po' spiazzato.

"Ho guardato i tuoi occhi mentre li vedevi e ho visto la meraviglia nel tuo sguardo quando hai visto il penultimo disegno.

Mi mostra il disegno del fiore.

"Sai perché disegno tutto questo?"-chiede.

"Perché rappresenta la vita, quella che io non ho."

"Questo disegno che ti ha colpito rappresenta me stessa."-dice.

"Sono come un fiore che sboccia, simbolo di nascita, ma che poi si appassisce e muore ancora nella sua giovane età a causa delle intemperie."-continua.

"Mi appassisco e mi indebolisco fino alla morte, a causa della mia malattia."

"Che cosa? No."-dico io.

Mi ha fatto rabbrividire la sua spiegazione.

Ed ora è come se sentissi tutto il peso del mondo.

"Ho la leucemia."

Appena lo dice, è come se mi avessero gettato addosso una secchiata d'acqua gelida.

"Da quanto tempo lo sai?"

"L'ho saputo a dodici anni."

Com'è possibile che una creatura così fragile e bella come Brenda, stia per morire?

Ora i suoi occhi grigi sempre vivaci e vivi, sono spenti, ridando al grigio il suo colore morto.

"Voglio passare i miei ultimi attimi di vita con te, Nat."

All'improvviso mi si è formato un groppo in gola che rischia di soffocarmi.

"Guarda. Questo è il mio ultimo disegno."

Mi mostra un mio ritratto.

"Sei tu. Anche tu sei il simbolo della vita, ma sei la mia vita, sei il mio sostegno che mi ha aiutato a sopravvivere ancora un po'."-dice.

"Mi hai regalato mesi di felicità e te ne sono grata. Questo quaderno, i miei disegni, sono tuoi. Così mi ricorderai sempre. Ti ho donato un pezzetto di me, in modo da poter essere sempre nel tuo cuore."-mi dice. Ha gli occhi lucidi.

"Sarai sempre nel mio cuore."-le dico.

"Ti amo, Natan Parks."

"Ti amo, Brenda Rodens."

Queste sono le mie ultime parole prima di essere costretto a lasciare la stanza da  un'infermiera che impaziente aspettava che me ne andassi. Alzo gli occhi al cielo sotto il suo sguardo stizzito. Ho sforato solo di tre minuti l'ora di visita.

Esco fuori e mi preparo per un'altra notte in ospedale, ma prima decido di passare alla mensa, al piano terra, per prendere qualcosa da mangiare.

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