La mia strada.

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T/N POV


"Accomodati Kacchan"

Gli sfuggì un sorriso per poi lanciarsi a capofitto verso di me.

Evitai il suo gancio destro spostandomi al suo fianco. Cercai di colpirlo con un pugno, ma anche lui schivò la mia offensiva. Seguì come una danza di attacchi e parate mentre la sabbia rendeva più difficoltosi i nostri movimenti.


Negli anni passati in Italia mi ero allenata molto con le arti marziali.

Un' eroina, che io semplicemente chiamavo Maestra, mi aveva preso sotto la sua ala insegnandomi tutto quello che sapeva sul combattimento. Diceva che dopo quello che era successo alla mia famiglia dovevo essere pronta a qualunque cosa e aveva assolutamente ragione. Negli anni il mio corpo era diventato flessibile e scattante; i tipi di attacchi che cercava di infliggermi Kacchan erano all'ordine del giorno nei miei allenamenti.

"Niente Unicità, biondino?" lo istigai.

"Ti ammazzo, stronza!"

Come per tirare un pugno, posizionò una mano davanti al mio viso da cui scaturì un esplosione abbastanza fiacca. La evitai inginocchiandomi a terra, toccai la sabbia e creai una colonna che lo colpì all'altezza dello stomaco. Sbalzato indietro cadde a terra mentre io mi rialzai squadrandolo con aria seria.

"Vuoi rispondermi si o no? Non mi sembra che quella che ti ho fatto fosse una domanda complicata."

"Fanculo." bisbigliò rimettendosi in piedi.

Scattò nella mia direzione e tentò nuovamente di colpirmi. Schivai il colpo ma non notai l'altra mano libera che mi prese per il colletto della maglia. Cercò di farmi cadere ma tentai di resistere per liberarmi dalla sua presa. Con una forza assurda riuscì a sbilanciarmi e mi buttò a terra posizionandosi sopra di me per bloccarmi i movimenti.

Con una mano mi tratteneva la spalla mentre con l'altra mi bloccava il polso all'altezza del suo viso.

Passarono alcuni secondi mentre, entrambi ansimanti, ci fissammo negli occhi.

"Qui non possiamo usare le Unicità, cretina. Non mi farò sbattere fuori dalla UA per colpa tua."

La sua voce si era fatta più calma e mi domandavo per quanto sarebbe potuta durare.

Sentirlo così mi fece commuovere, in un qualche modo mi ricordava il Kacchan di un tempo. Mi salì un nodo alla gola e una voglia assurda di abbracciarlo.

Desideravo con tutto il cuore che quelle braccia mi stringessero, che quella voce calma mi parlasse dicendomi che sarebbe andato tutto bene e che quelle labbra mi baciassero la fronte dandomi un senso di protezione.

Quell'immagine prese possesso della mia mente; sentii i muscoli della mandibola tendersi quasi al punto di farmi male e una vampata di calore salire fino a raggiungere le guance.

Con la mano libera strinsi il polso di Kacchan che ancora tratteneva la mia spalla e stranamente lui non cercò di liberarsene. Era ancora immobile sopra di me, come se mi stesse studiando mentre i suoi respiri iniziavano a rallentare.

Strinsi i denti e il mio viso si rabbuiò.

"Bakugo...ti prego. Devo...devo avere quella risposta."

Senza riuscire a controllarmi iniziai a piangere. Katsuki notò la cosa, ma si limitò ad un'espressione leggermente stupita.

"Se...in un qualche modo ho fatto del male alla persona a cui tengo di più al mondo, lo devo sapere. Non ho mai avuto intenzione di ferirti, qualunque cosa io abbia fatto."

You're ripped at every edge but you're a masterpiece -  KatsukiBakugo x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora