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SEI MESI DOPO

In the dark you rest,
and hold your tongue,
dressed in ivy,
not too young.

In awe, you thaw,
but not remain,
your skin clings tight
to your narrow frame. But in flecks.

Muovo un passo dopo l'altro sul selciato del sentiero, mentre contemporaneamente sistemo le auricolari, infilo il cellulare nella tasca dei pantaloncini e tengo gli occhi fissi su Belle, che zampetta con la lingua fuori dalla bocca a causa dell'incredibile caldo che ha avvolto il Vermont. Sebbene sia giugno, queste temperature sono inusuali da queste parti. Fortunatamente i rami degli alberi mi proteggono dal sole, so che altrimenti al mio rientro a casa scoprirei che la mia pelle ha assunto un'inquietante tonalità bordeaux. Belle si ferma, stremata, al che la conduco all'interno del bosco di modo da raggiungere il lago. Non appena vede la distesa d'acqua cristallina, e sicuramente fresca, lei si fionda a bere sulle sponde. Nel frattempo io mi accomodo sull'erba umida e, dopo aver sospirato, mi sdraio a pancia in su: gli occhi fissi sul cielo azzurro chiaro, le orecchie occupate dalla musica e la mente impegnata da tutt'altra parte.

Sono tornata a casa una settimana fa, ho preso un treno per Boston e poi un pullman fino a Montpelier. La nonna è venuta a recuperarmi alla stazione insieme ad Andrew e ad una Belle sovreccitata. Una volta a casa ho scoperto che non era la sola: Jane e Simon mi aspettavano, impazienti di farmi una sorpresa che mi ha lasciata decisamente senza parole. Non li vedevo da Natale, da sei mesi, ed è stato un sollievo scoprire che nulla è cambiato: litigano ancora, si amano ancora più di prima e mio fratello è rimasto il ragazzo iperprotettivo di sempre, mentre la mia migliore amica è rimasta... be', è rimasta Jane, non c'è un aggettivo per descriverla.

Nei giorni successivi ho sistemato le mie valigie, sono andata in città in bici e ho salutato felice tutti quelli che mi fermavano per strada, raggiungendo la biblioteca in un lasso di tempo discutibile, dato che il signor Cordel mi ha trattenuta per almeno venti minuti. Una volta all'interno della libreria ho salutato la signora Wilson con un sorriso radioso, che miracolosamente lei ha ricambiato. Mi ha persino abbracciata!

Ho passato il tempo a dividermi tra Andrew, la nonna, Simon e Jane, quest'ultima ha voluto sapere tutto, ogni cosa. Mentre le raccontavo degli ultimi mesi a Yale, dello Spring Break passato negli Hamptons insieme a Tanisha, dei risultati dei test, delle feste  e dei sempre più frequenti litigi con la mia compagna di stanza, ho avuto una sensazione strana: il mio primo anno a Yale è letteralmente volato.

Poi Jane ha fatto la domanda fatale, e lì la sensazione strana si è trasformata in un sentimento ben preciso: paura.
"E come va con Blake?".

Non vedo Blake da Natale, sicuramente mio fratello e la mia migliore amica possono rispondere meglio di me a questa domanda. Il fatto è che... be', in realtà non c'è una vera e propria spiegazione, nè una ragione specifica, si è semplicemente trattato di una concatenazione di eventi: così come prima di Natale, le lezioni hanno risucchiato entrambi, lo studio e i test hanno rubato tutto il nostro tempo e la distanza che si è creata ha assunto proporzioni spaventose. Blake non è andato a Santa Barbara con Jane e Simon per lo Spring Break, nè ha accennato alla possibilità di raggiungere la sottoscritta negli Hamptons: è rimasto a Burlington e, quando gli ho chiesto se andava bene che lo raggiungessi, lui ha risposto con un "Meglio di no, Rosie". Non ho cominciato ad andare nel panico solo perché non mi ha chiamata "Rose", però ho avuto comunque il tempo di farmi divorare da mille dubbi e paranoie.

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