Lily Evans passeggiava tranquillamente per i corridoi, diretta verso la Sala Comune di Grifondoro, con un'espressione indubbiamente serena dipinta sul volto, dovuta forse all'ennesima E in Pozioni o forse al semplice fatto che Potter quella sera a cena non le avesse minimamente rivolto parola.
Passando accanto all'imponente finestra che dava sul lago Nero vide una figura avviarsi con un passo stanco verso un albero alla riva del lago. Chiunque fosse quel ragazzo sembrava veramente disperato. Sentì un bisogno impellente di raggiugere quell'anima in pena, per farla almeno sorridere.
Sospirò rumorosamente, avviandosi verso le scale che conducevano al primo piano. Dopo aver pazientemente atteso che finalmente i gradini si fermassero, attraversò il corridoio, rischiando di essere scoperta da Gazza.
"Ma chi me lo fa fare?" si chiese la diciasettenne, spazientita. Eppure sentiva nel suo petto agitarsi una strana necessità, che pareva essere collegata al ragazzo verso il quale si stava avviando.
L'aria tiepida tipica delle notti di inizio giugno la accolse, una volta uscita dalla finestra a sinistra della Sala Grande, facilmente apribile grazie ad un incantesimo conosciuto probabilmente solo dai professori e dai Malandrini, e da chi condivideva il tetto con questi ultimi, ovviamente.
Uno spicchio di luna abbastanza sottile illuminava flebilmente il giardino immenso che si apriva fuori dalle quattro mura del castello. Le stelle parevano vicinissime, tanto che le sembrò strano non poterne catturare una allungando semplicemente la mano.
Facendo frusciare l'erba sotto i miei piedi, raggiunse il frassino sotto il quale stava seduto il ragazzo. Quando vide da vicino la chioma corvina arruffata, che pareva confondersi con la superfice del lago, le si mozzò il fiato.
James Potter era appoggiato con la schiena al tronco rugoso, le mani che sfioravano i sottili steli di erba fresca, lo sguardo color nocciola perso tra le onde calme del lago, gli occhiali bassi sul naso, come a indicare qualcuno che è troppo preso dai suoi pensieri per raddrizzarli.
James Potter era evidentemente triste. Non vi era traccia di alcun ghigno sul suo viso. Il suo sguardo era velato, segno di qualcuno che sta fissando qualcosa senza vederlo veramente.
Lily si sarebbe immediatemente allontanata, quasi impaurita da quegli occhi troppo spenti per essere attribuiti a James Potter. Perché non brillavano con quella tipica luce malandrina? Perché sembrava così nei guai, così serio? Perché non ghignava? Perché non controllava il suo riflesso nello specchio dell'acqua?
Quanto avrebbe voluto andarsene.
Ma Lily Evans era estremamente confusa. Da un lato sentiva il bisogno di andarsene, per svariati motivi, primo tra i quali la stranezza della situazione. Ma proprio a causa della tristezza che emanava il moro intorno a sé, capì che tutto quello di cui quel ragazzo aveva bisogno era qualcuno che lo ascoltasse.
<< Evans... >>
L'aveva scoperta.
Tanto valeva rimanere lì.
Non seppe mai spiegarsi cosa glielo fece fare, ma si sedette al fianco del ragazzo, facendo scivolare la schiena sul tronco ruvido.
Non parlarono, per minuti, secondi o forse ore.
Lei stava zitta, lo sguardo impegnato a viaggiare tra le stelle che decoravano il cielo color inchiostro.
Lui taceva di rimando, gli occhi che seguivano il movimento delle fronde dell'albero e delle onde del scure come l'ebano.
<< Tu non sei confusa? >> sussurrò il ragazzo, dopo quelli che parvero secoli e al tempo stesso, attimi.
<< Certo che lo sono. Sarebbe strano non esserlo. >> disse lei, con un sorriso appena accennato sul volto, mentre scrutava il cielo.
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October, Jily's month
Fiksi PenggemarOttobre, il mese della Jily. Piccoli Headcanon scritti da me, che parlano di questa coppia che ha avuto così poco tempo per vivere e ci lascia così tante cose da immaginare. Una piccola dose di sofferenza al giorno, per farci sopravvivere a questo...