Un tempo, in una città, un re e una regina ebbero due figlie e un figlio tutti bellissimi; le due più grandi, per quanto molto belle, potevano essere degnamente celebrate con lodi umane, ma la bellezza del più giovane, che si chiamava Federico, era così straordinaria e così divina che qualsiasi parola umana si rivelava insufficiente.
Così iniziò la storia di Federico, che sposa uno sconosciuto, uno che lo ama senza farsi mai vedere.
Ma si può, amando, non conoscere l'amore?Si chiama Federico, il terzo figlio di quel re e quella regina che non si sa in quale tempo e in quale luogo vissero. Era di una bellezza divina come Afrodite, forse anche di più, e vengono da ogni parte per ammirarlo e onorarlo. È un affronto che Afrodite non può sopportare. I suoi altari sono deserti, nessun sacrificio brucia per lei è le sue statue sono disadorne di fiori. Pensa ad una punizione. La bellezza è una colpa, un peccato di tracotanza e superbia? Vuole che Federico s'innamori dell'uomo più brutto, disonesto, povero e stupido che abiti sulla terra. Convoca suo figlio Benjamin, che si occupi lui della faccenda. E parte per uno dei suoi viaggi, verso l'oceano.
Intanto Federico non se ne fa nulla della sua bellezza. Passa i giorni solo. Tutti lo adorano, come una statua senza vita: nessuno osa chiederlo in marito (già si sapeva che era gay). Le sue sorelle, meno belle di lui, sposano ognuna un principe. E lui vede consumarsi invano la giovinezza e maledice questo intoppo di essere così bello. Il padre va a interrogare l'oracolo per sapere se ci sarà mai un marito nel futuro retro di questo suo ultimo figlio, se qualcosa un giorno ribbatterà in bene la sua sventura. «Al tuo Federico il Fato riserverà nozze di morte» L'oracolo parla di un malvagio drago alato che verrà a prenderlo e lo condurrà prigioniero della sua caverna: quello sarà il suo sposo, quello sarà il suo regno «prepara il fanciullo per il suo funerale, conducilo in cima alla rupe e lì abbandonalo alla sua misera sorte.» Così dice l'oracolo, cioè il destino. Sono parole chiare. Difficile da equivocare, inutile opporsi. I genitori conducono Federico sulla rupe e lì lo abbandonano. Si rintanano nell'ombra, inconsolabili. Ma cosa ne sappiamo del destino? Davvero nulla può cambiare, neanche un dio che si chiama Benjamin?
Benjamin figlio di Afrodite arriva da Federico. Sa cosa deve fare, per obbedire a sua madre, per spengere la sua gelosia: basta una freccia e Federico s'innamorerà dell'essere più immondo.
Ma quando lo vede gli viene da cambiare il gioco. Sorride, non ha mai visto una creatura più bella. È libero questo dio. Armeggia con le frecce, dentro la faretra per armare il suo arco. Ma intanto continua a guardarlo, e si distrae. Non s'accorge che una delle sue frecce inavvertitamente gli apre una ferita.
Il dio Benjamin che si colpisce con le sue stesse armi
Sbadato il dio Benjamin che s'innamoraFederico è fermo, in alto sulla rupe. Guarda il baratro, le sue vesti ondeggiano. È solo. La note arriva, con i suoi suoni lugubri, e lui aspetta, non sa chi. Piange ha paura. Verso l'alba si alza un vento tiepido e leggero: Zefiro, mandato da Benjamin, è lì per lui. Gentilmente senza che se ne accorga, lo solleva da terra e conducendolo giù per il pendio, lo depone a valle, in un prato fiorito. Portato via da un vento. Dove?
Stranamente ogni paura lo abbandona e lui si guarda intorno. Federico è curioso. Tra gli alberi intravede una regia, immensa, d'oro e cristallo. Nessun mortale e in grado di costruire qualcosa di simile, è sicuro che ci abiti un dio. Si avvicina e le porte gli si aprono davanti, una dopo l'altra. Entra. Ovunque, oro, argento e pietre preziose. Una voce lo invita: «Vieni avanti, non ti meravigliare, sei il signore di tutto quel che vedi». Federico non vide nessuno, non capisce da dove provenga quella voce. Poi ne sente altre che gli indicano dove trovare un soffice letto, dove prendere un bagno caldo, e che infine lo dirigono verso una tavola imbandita dove mille delizie sono preparate per lui. Qualcuno entra in sala, si sente un volar di vesti, una musica inizia, e un cenno a più voci, dolcissimo. Federico che continua a non vedere nessuno, ma si prende piacere di quella melodia e quegli splendori, fino a che l'ora tarda vince, e si addormenta. Nel cuore della notte un rumore appena percettibile accanto a lui lo fa sobbalzare. Una carezza leggera lo sfiora e sente vicinissima una voce maschile, fonda e soffusa: «Io sono il tuo sposo invisibile, lasciati amare. Vivrai nella mia reggia, ogni tuo desiderio sarà esaudito, e ogni notte verrò a trovarti. Sarò il buio che ti sorprende: non mi guardare, questo ti chiedo. Non accendere il lume ti è vietato vedermi, sapere chi sono. Lo so è strano ma se non mi obbedirai, sarò costretto a dileguarmi e tu tornerai ad essere solo»
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Amore e Psiche // Fenji Os
Fanfictiontratto dal mito: Amore e Psiche cambierò i nomi Eros (amore comunemente detto anche cupido, sarà Benjamin) e Psiche (Federico) e niente spero vi piaccia