Malattia e antidoto

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Vorrei donarti i miei occhi,

Per un solo istante,

Perché tu possa capire

Cosa provo quando ti guardo.

DIARIO DI HAROLD EDWARD STYLES.

O SEMPLICEMENTE HARRY.

Caro diario, mi sento un idiota a parlare con un pezzo di carta o meglio a scriverci sopra come se servisse a qualcosa. Ho deciso di farlo perché non ho altro modo di spiegare quello che provo. E anche perché non posso parlarne con nessun altro. In pochi sanno di noi. Volevo parlarti di una persona. È una persona speciale.

Louis.

Lui è al centro dei miei pensieri da quando mi sveglio a quado mi addormento. Lo è sempre stato da quando ci siamo conosciuti. Fa uno strano effetto stare con lui. Ma cosa dico, non solo stare con lui anche semplicemente pensare a lui, sfiorarlo, guardarlo da lontano. Mi sembra così perfetto che mi pare assurdo che possa esistere una tale perfezione.

Quando ci incontrammo lui aveva quello stile inconfondibile: con le sue bretelle e le magliette a righe e quei capelli che portava spettinati per la maggior parte del tempo. Adesso ci tiene molto di più al suo aspetto. Non che prima non lo facesse ma ora ha più uno stile adulto e "sobrio". Un po' mi dispiace che abbia perso il suo gusto "infantile" nel vestirsi ma sta davvero bene così. Voglio dire, ha un look da paura. Pantaloni stretti, assolutamente vans che ormai sono il suo marchio,i calzini che si intravedono sotto i pantaloni arrotolati infondo e magliette e felpe di vario tipo. Gli sta bene tutto a lui. Dannatamente unico.

È così bello. Vorrei starmene a guardalo per ore senza sosta ammirandone ogni minuscolo centimetro di pelle fino allo sfinimento.

E I suoi occhi.

Non puoi immaginare cosa sono i suoi occhi.

Sono divini, di fuori dal mondo, non ne avevo mai visti di così belli. Li guardo e mi pare di perdermici. Sono azzurri. Azzurri come il mare in quiete, azzurri come un torrente cristallino, azzurri come il cielo estivo senza nuvole, azzurri come il ghiaccio, azzurri come solo i suoi occhi possono essere . Dovrebbero inventare un altro colore e chiamarlo "azzurro Tomlinson" perché non c'è modo di spiegarlo.

E il suo sorriso. Quando si dice che è una cosa di cui non potresti fare a meno è vero. Perché quando lo vedo ridere è bello, e non bello da morire ma bello da vivere. Lui sorride e io volo. Quando la sua bocca si allarga e fa vedere i denti bianchi io mi sento bene, soddisfatto, appagato, felice. Direi quasi che vivo per vederlo ridere. Una sua risata può calmare il mare in tempesta, può fermare il vento, può far uscire il sole dopo un'acquazzone.

Diario, il suo sorriso mi porta avanti. Senza non andrei da nessuna parte.

E la sua bocca.

La sua bocca è.. non lo so. È rosa carne, un rosa intenso, e ha una forma che sembra fatta apposta per le mie. E le mie le hanno assaporate le sue. Eccome se lo hanno fatto.

Mi ricordo il nostro primo bacio. La sua bocca era morbida come se fosse di zucchero filato e non volevo staccarmene più perché mi davano una sensazione di pace e accoglienza e erano così candide e calde. Diario non so nemmeno cosa scrivere per spiegartelo. L'unico modo per capirlo è provarlo, ma non azzardarti a toccare il mio Lou.

Comunque.

Il nostro primo bacio non fu imbarazzante come dovrebbe essere. Fu come se le nostre labbra si fossero aspettate per anni e adesso erano pronte per quel momento. Louis mi strinse a se e io lo strinsi a mia volta più forte. Volevo sentirlo vicino, volevo sentirlo non come attaccato a me volevo che fosse me. Che fossimo una sola persona. Mi passò una mano tra i ricci, e li tirò un po' preso dalla foga del momento. Ne fui lusingato a dire il vero. Voleva dire che quello che provavo io lo provava anche lui. Perché capivo come si sentiva anche io volevo prenderlo per i capelli e tenerlo sulla mia bocca finché non fossimo caduti a terra sensa fiato. Ma quell'attimo finì. Lui era tutto rosso e io lo guardai e gli sorrisi mostrandogli le fossette e lui sorrise a sua volta. Fu perfetto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 22, 2016 ⏰

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