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Sono le sei e venti, come ogni mattina la mia sveglia suona, così, già sveglia, apro gli occhi. Diamine... oggi lo rivedrò. Non so se sia felicità quella che provo o ansia, ma, nel dubbio c'è il mio cuore che in risposta batte furiosamente e la mia mente che mi riporta al bacio di ieri. Dea il suo profumo addosso e il suo tocco... la vista mi si appanna a causa del piacere che potrei provare. Sogno così tanto ad occhi aperti che quando mi alzo dal letto contro voglia sono ormai le sei e quaranta vado così di corsa in bagno e mi faccio penso la doccia più veloce della mia vita. Asciugo, alla ben e meglio, i capelli, mi lavo e torno in camera. Non faccio neanche caso a ciò che prendo, semplicemente trovo una maglia nera in pizzo, jeans neri strappati, le mie adorate Converse con le borchie e le catene legate infilo il tutto e poi scendo al piano inferiore. Afferro all'ultimo il mio giubbetto di pelle, prendo lo zaino e esco di casa con le chiavi della moto in bilico tra le dita. Non mi guardo neanche intorno, salgo subito in sella e freccio verso l'edificio delle torture, comunemente chiamato Università. Non so neanche quanto corro, l'unica cosa che so è che arrivo giusto in tempo e che poco prima di fermarmi, bisognosa di adrenalina, impenno. Parcheggio con gli occhi di tutti puntati addosso, sfilo il casco, lo appoggio sopra la moto, passo una mano tra i capelli per sistemarli e infilo le chiavi in tasca, per poi andare verso l'entrata.

<Guarda quella che zoccola Mel...>

Dice una di quelle bionde ossigenate nel suo gruppetto di troie.

<Se io sono una zoccola allora tua mamma è la regina delle zoccole!>

Dico con la mia solita freddezza mentre continuo a camminare non degnandola di uno sguardo e ricevendo un coro di "ohhhh".

<Come cazzo ti permetti puttana!!>

Urla iniziando a correre sui suoi trampoli scagliandosi verso di me, mentre io rimango ferma, imperturbabile.

<Io non lo farei se fossi in te...>

Sussurro prima di girarmi verso di lei che prova a colpirmi e tirargli uno schiaffo talmente forte da lasciargli le impronte.
Con un sonoro *Ciaf*, cade a terra sul suo sedere rifatto mentre piange disperata, mi piego leggermente con il busto verso di lei, e, sotto lo sguardo stupito di tutti non batto ciglio, guardandola come il più schifoso degli scarafaggi.

<Ti avevo avvisato, ma tu hai deciso di provare a colpirmi e queste sono le conseguenze!
La prossima volta pensaci due volte prima di insultarmi... Ah! E ti consiglio di cambiare atteggiamento perché tu e le tipe come te fanno vergognare la nostra razza, gli Alpha dei nostri branchi e la Dea Luna in persona!>

Due mani vengono appoggiate sulle mie spalle e subito mi scanso riconoscendo le mani del mio mate.

<Ieri ti ho detto "Addio" quindi ora non mi rompere le palle Alec!>

Sputo acida sotto gli occhi sconvolti del clan che ci osserva, marcando di proposito il suo nome con forza per ricordargli gli avvenimenti della sera prima.

<Vieni con me piccola...>

Sussurra tra se e se prendendomi la mano, fottendosene della richiesta che, di rimando, io gli avevo fatto.

Il contatto dei nostri corpi mi procura brividi irrefrenabili e malgrado io cerchi di ricacciarli indietro e di non farci caso, anche il mio cuore ci si mette di mezzo...
Come cazzo faccio a rimanere distante se ogni mio atomo si lega con ogni suo.
Fanculo!

"Chi vuoi prendere in giro? Sappiamo entrambe che adori quando ti chiama così!"

"Taci!"

"Fanculo Selene! Fanculo!"

Il mio unico e solo Alpha Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora