Capitolo 1: Il timore di un appello.

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"Ci sono amori che devono attraversare universi per incontrarsi. Ci sono amori che devono superare ostacoli, difficoltà, avversari, enigmi. Amori che devono, soprattutto, vincere le paure interiori - inquietanti e terribili come piccole creature che albergano dentro di noi - per poter creare a propria volta un mondo in cui non ci sia più la paura, un mondo nuovo in cui essere al sicuro in due."
- Haruki Murakami.





Pianeta Terra, anno 2535: area 890.

"Ancora non capisco perché ci ostiniamo a venire qui, quando non è rimasto nulla di Joy's Ice-Cream, sembriamo quasi gli stereotipi di anziani che vogliono attaccarsi ad un ricordo lontanissimo." disse Christie con la voce ovattata dalla mascherina rigida che le contornava - nascondendo e riparando - le sue labbra carnose, mentre giocherellava con le ciocche colorate dei suoi capelli.

Casey fece spallucce, mentre guardava la loro gelateria preferita, o meglio, quello che ne restava: un cumulo di macerie e quell'insegna ormai spenta da anni.

"Be', alla fine se ci pensi, è un ricordo lontanissimo, almeno per me." sussurrò, sistemandosi gli occhialini e la mascherina che ormai accomunava un po' chiunque.

"Ci pensi mai a come potrebbe essere la nuova vita lì a Cassopius? Che detto tra noi, che cazzo di nome è?!" rise Christie, ironizzando, perché preferiva scherzarci su piuttosto che mostrare l'ardente desiderio di scappare via da ciò che ormai non era più casa.

"Dai, è originale, sembra tanto di vivere in una di quelle serie televisive fantascientifiche!" rise Casey, sentendo la brezza di quel caldo vento polveroso attraversagli i capelli castano chiaro.
"Dovremmo tornare a casa, a quanto pare è in arrivo la tempesta, meglio star a riparo, piccola." avvisò il ragazzo, stringendo la mano - coperta da guanti in nitrile - della sua amica storica, allontanandosi dal ricordo del loro posto preferito.

Già, sembravano essere i protagonisti di una serie televisiva, eppure se avessero solo saputo che anni e anni dopo, quei telefilm non erano così lontani dalla realtà, magari l'intera umanità avrebbe potuto trovare un rimedio, una soluzione meno drastica.

Sentì i suoi occhi azzurri pizzicare, era ancora così suscettibile sull'argomento, ancora restio ad accettare quella realtà. Quella distruzione.

Non poteva farci niente, era nato con quel pizzico di dramma.

Forse ciò che in realtà non era mai riuscito ad accettare era la separazione avvenuta cinque anni prima, quando niente ormai era più salvabile.

I migliori scienziati, ingegneri nucleari, luminari in ogni campo e di ogni nazione o piccolo paesino, si erano uniti - lasciando alle spalle: differenze, pensieri opposti, e qualunque altra cosa li potesse dividere invece di unire - riuscendo a trovare una soluzione, avevano impiegato esattamente vent'anni prima di riuscire a trovare un pianeta al di fuori delle galassie conosciute tramite studi e libri scritti da fisici famosi.

Cassopius non era solo un altro pianeta.

Cassopius non solo era in un'altra galassia di quell'infinito Universo.

Cassopius era nascosto esattamente dietro ad un buco nero, come se quell'ammasso di oscurità fosse il suo guardiano.

Avevano trovato una soluzione eppure al tempo stesso avevano anche un altro problema.

Gli anni da venti divennero trenta, poi trentacinque quando finalmente erano riusciti a creare delle navicelle che sarebbero riuscite a sopportare quel lungo viaggio, a sopravvivere all'energia di quel buco nero, riuscendo ad arrivarci con meno danni possibili.

Casey non si era perso nessuna notizia a riguardo, ricordava ancora come lui, Marvis e Christie si riunivano ogni sera a casa della ragazza, aggiornandosi su tutto, ascoltando la radiolina o guardando i notiziari.

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