Believer

2.4K 227 43
                                    


Una piccola one shot
per farvi sapere
come procede la vita
dei clario tossici.

Un piccolo regalo
per chi c'è sempre.


Claudio


Believer degli Imagine Dragons risuona da almeno mezz'ora tra le mura di casa. L'ultima nota non fa a tempo a finire di espandersi tra le pareti che subito la canzone riparte a ripetizione dall'inizio. Mi domando se lo stereo abbia qualche problema e, in alternativa, che fine abbia fatto mio marito che, invece di cercare una soluzione, lascia andare il brano in loop senza accorgersene.

Sbuffo abbandonando gli occhiali e i documenti che sto visionando per la casa famiglia sulla superficie della scrivania e dopo aver spento il computer mi concedo due minuti ad occhi chiusi. Sono così stressato e stanco, in questo periodo, che potrei addormentarmi seduto su questa sedia girevole senza nemmeno accorgermene. Solo quando sento i tamburi della batteria indicare ancora una volta l'inizio della stessa identica canzone mi decido ad alzarmi e a lasciarmi alle spalle la piccola stanza che abbiamo adibito a studio.

"Mario?", chiamo mentre percorro il corridoio che mi porta al soggiorno, "dov-" ma le parole mi muoiono in gola quando mi affaccio sul salotto e vedo quello che vedo.

"Hey", mi affretto a raggiungerlo inginocchiandomi a terra al suo fianco, "cosa succede? Ti senti male?", chiedo allarmato, sentendo il cuore scalpitare per la paura di averlo trovato steso al suolo a fissare il soffitto. Lui sbatte gli occhi un paio di volte prima di indirizzarli sui miei e fare segno di no con il capo.

"Cos'hai?", gli domando ancora, preoccupato, e togliendogli dalle mani il piccolo telecomando dello stereo per spegnere il rumore quasi assordante per quanto è alto il volume.

Mario mugugna un verso di disapprovazione prima di sospirare uno "sto bene" che però mi lascia perplesso. Gli accarezzo la fronte e poi lo afferro per le braccia e lo faccio sedere per assicurarmi sia vero. Lo scruto attentamente e lui alza gli occhi al cielo come fa ogni volta che - a suo dire - mi preoccupo troppo senza motivo. "Ho solo scoperto l'esistenza di questa canzone", sussurra puntando i suoi fari neri nei miei chiari.

"È una canzone famosa", corrugo la fronte, "non l'avevi mai sentita?".

"Sì ma... parla di me, Clà", mi spiega con occhi grandi e un po' persi.

"Di te?", domando sedendomi accanto a lui, appoggiando la schiena al divano dietro di noi e iniziando a percepire l'agitazione scemare.

"Sì", dice lievemente, "ho per caso letto il testo e...", deglutisce girandosi a guardarmi, "te lo giuro, Clà, è la mia canzone".

Lo osservo in tutta la sua bellezza e fragilità e non posso fare altro se non ritenermi fortunato di avercelo nella mia vita e, soprattutto, per il resto della mia vita.

"Vieni qui", lo invito a sedersi sulle mie gambe e lui non se lo fa ripetere due volte: si posiziona a cavalcioni su di me e lascia cadere la testa sulla mia spalla mentre le mie braccia salgono a stringerlo forte addosso al mio petto. Gli bacio la nuca e la guancia prima di chiedergli cosa dice la canzone e cosa ci facesse steso a terra poco prima.

"È come se parlasse del me di sette anni fa, di chi ero prima di conoscerti", strofina il naso tra le pieghe della mia maglia all'altezza della clavicola provocandomi non pochi brividi, "e dice che è stato il dolore ad averlo reso quello che è, ad avergli permesso di diventare una persona che ci crede", mi spiega, "e racconta che la sua fortuna e il suo amore sono arrivati proprio dal dolore, un po' come è successo anche a me, no?", mi chiede sollevando la testa per guardarmi.

Sentimenti Tossici / One ShotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora