21 Di nuovo viva

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L'urlo agghiacciante della suora risvegliò quattro dei suoi otto prigionieri, un urlo disumano che quasi le tagliò in due la gola. Rachele si appoggiò all'altare, sudando freddo e ansimando.
Sto sudando e respirando, ma come...
Prese il suo specchio, un cerchio di ferro talmente lucidato da potersi specchiare, e si contemplò; vide il volto una ventenne, con la pelle priva di rughe, punti neri o qualche altra imperfezione. Gli occhi parevano due pozze colme di oro lucente, e le labbra erano sottilissime, rosse come il sangue. Rachele non comprese: due minuti prima era una decrepita sessantenne con le rughe e la carnagione di un morto, e adesso pareva tornata indietro di quarant'anni, quando aveva fondato God Guild, quando era morta...la pelle era rosea e le guance lievemente paffute, e le mani non sembravano più rami di un albero in inverno. Respirava come un essere vivo, e il cuore batteva in un petto tornato alla vita.
"Sono di nuovo viva..." mormorò "ma com'è possibile...".
"Sei debole adesso".
Si voltò a guardare alla sua sinistra, in alto: il Dragneel si era svegliato, e per la sua sfortuna anche gli altri uomini.
"Taci Natsu" gli disse "anche se sono viva sono ancora potente".
"Ma non più immortale", commentò Gray.
"Smettetela!".
"Che c'è Rachele?" domandò Gajeel con aria di sfida "Sei preoccupata?".
"Ti piacerebbe".
"Allora cosa ti rende così tesa?", chiese invece Erik.
Rachele chiuse gli occhi e sospirò; anche se era viva, il suo potere magico non si era diminuito. Riaprì gli occhi ed andò verso la parete dove c'erano le donne: loro, a differenza dei loro consorti, erano ancora prive di sensi, merito della magia.
"Ora basta indugiare" disse "è tempo di proseguire col piano".
"E quale sarebbe?", le chiese Natsu.
La suora non rispose e fece scendere verso il pavimento il corpo svenuto di Lucy, telecomandando le catene.
"Cosa vuoi farle?", domandò Natsu.
Con uno schiocco di dita di Rachele, la donna si svegliò di soprassalto, guardandosi attorno con aria smarrita; quando i suoi occhi incontrarono quelli della nemica, il marrone dei suoi occhi parvero diventare neri e il suo sguardo si indurì a dismisura.
"Brutta tro-".
Le catene ai polsi le mandarono una scossa elettrica che le pervase tutti i muscoli del corpo; urlò di dolore, e Natsu ebbe l'istinto di scendere e picchiare a sangue l'avversaria. Ci sarebbe riuscito se il ferro non fosse così duro e indistruttibile alle alte temperature.
"Non cominci subito con gli insulti, signorina Heartphilia", le disse Rachele.
"Non appartengo più a quel casato".
"Lo so, ma tuo padre e il buon nome Heartphilia ha fatto parte della tua vita. Te lo ricordi?".
Le prese le tempie con entrambe le mani e gliele strinse.
"Magia del Ricordo: Penetrazione".
Le mani della suora diventarono dorate e per Lucy fu il finimondo: stringeva i denti, sbraitava dal dolore, ma nessuno era in grado di capire cosa le stesse succedendo. Tramite Erik, Natsu provò a leggerle la mente, ma invano: la sua testa sembrava una fortezza invalicabile e ogni tentativo era invano. Ci provò più e più volte, deciso più che mai, ma smise soltanto perché Erik era esausto.
"Lasciala!" urlò il rosato "Se devi torturare qualcuno tortura me!".
Rachele lasciò la testa di Lucy, con le mani che le tornarono normali; la bionda cadde a terra, priva di sensi.
"Che le hai fatto maledetta?!", sbraito' Natsu.
"Con lei ho finito" rispose la suora, come se non avesse udito la domanda del Dragon Slayer "Chi è la prossima?".
Improvvisamente, il portone della cappella si aprì di botto, con enormi pezzi di legno che si staccavano dalle ante: fecero irruzione una trentina di soldati, capeggiati da un uomo che i signori non vedevano da tanto tempo: il generale Lahar. Era molto cambiato negli ultimi venticinque anni: i capelli erano più lunghi e il volto più delineato, con delle lievi rughe che gli decoravano il volto.
"Rachele Niota" disse con una voce più grossa di quanto si ricordassero "ti dichiaro in arresto per aggressione e molteplice rapimento".
Rachele si allontanò dalle ragazze e si diresse dal generale, fermandosi a una decina di metri da lui.
"E così mi volete arrestare", attaccò lei.
"Proprio così. Se non opporrai resistenza tutto andrà per il meglio".
"Non ho intenzione di morire in una cella mentre Fairy Tail vive pacifica e prospera. Prima di morire la voglio vedere tra le fiamme".
"Va bene".
Con un gesto della mano Lahar aizzò i propri sottoposti contro la suora; i soldati partirono all'attacco con le lancie sguainate, urlando come fossero in guerra. Rachele sbuffo' annoiata e tese le braccia di fronte a sé, parallele al pavimento: dai palmi le partirono decine e decine di tentacoli di ferro che in un batter d'occhio trapassarono i petti dei nemici, uccidendoli all'istante. Agitò gli arti superiori, levandosi dai tentacoli i cadaveri dei soldati, disattivando le armi. Lahar si ritrovò solo, circondato dai corpi dei propri uomini, morti in un battito di ciglia; aveva sfidato moltissimi nemici e gilde oscure nella sua vita, ma quella suora...aveva un qualcosa di malefico, spaventoso e demoniaco. Non si trattava di un demone o addirittura un drago, ma Lahar sapeva di dover stare attento.
"Che c'è capitano?" domandò Rachele con aria di sfida "Ora non fai più il figo con tutti i tuoi uomini morti".
"Lurida...".
Infuriato, Lahar sguainò la spada ed attaccò la donna: a guidare il suo corpo non era il dovere da capitano dell'esercito del Consiglio, ma la furia e il desiderio di vendetta per i suoi uomini. Non ragionava più; la ragione era andata a farsi fottere, ed era diventato un tutt'uno con la rabbia. Fu quello il suo errore; approfittando della spregiudicatezza dell'uomo, Rachele gli colpì i gioielli di famiglia con una gamba ricoperta di ferro, facendo stramazzare il nemico a terra; il capitano cadde in posizione fetale, non riuscendo a soffocare il dolore. La suora ghigno', creando col metallo una spada; puntò alla gola di Lahar e alzò la lama.
"Non potevi vincere" disse "sei un pesce piccolo, battuto da un pesce più grande di te".
Un colpo secco, e dalla gola dell'uomo partì un barlume di sangue che imbratto' la veste e il volto della donna.
"Chi sei tu...?", mormorò Lahar.
"Chi sono io?".
Gli si inginocchiò e lo fissò negli occhi, con un sorriso che non sembrava neanche suo, ma del diavolo stesso.
"Io sono la suora delle tenebre".
Il capitano non fece in tempo a parlare che gli occhi gli si rivoltarono all'indietro, morendo; gli unici testimoni alla strage erano i prigionieri.
"Maledetta!" urlò Natsu "Se ti becco tra le mie mani ti incenerisco!".
Rachele ghigno' tra sé e sé e si alzò in piedi, avvicinandosi agli uomini.
"E cosa vorresti fare?" chiese lei "Siete imprigionati qua dentro, e i vostri figli chissà dove".
"I nostri ragazzi ti faranno a pezzi", insorse Gajeel.
"Che ci provino. Ho delle ultime carte da buttare in tavola".
"Di che stai parlando?", chiese Gray.
Rachele fece una pausa d'effetto.
"Farò affrontare ai vostri figli gli unici nemici che non riusciranno mai a battere".
Nessuno capì, e l'unico a farlo fu Erik.

To The Stars: La suora delle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora