-Ti mancherò, Sherlock...?-
-Purtroppo....si
È questa l'ultima cosa che mi ha detto prima di andarsene. Sono state le sue ultime parole dopo avermi messo la chiave delle manette all'interno della camicia.
Resto seduta immobile a guardare il Tamigi per un tempo indefinibile, con lo sguardo perso in quelle acque grigie, mentre alle mie spalle il cadavere di Blackwood volteggia sinistro attaccato alla catena che ha decretato la sua fine. Già. La sua fine. Questa parola continua a rimbombarmi incessantemente in testa e benché faccia di tutto per ignorarla mi sbatte in faccia la verità da cui scappo da quando conosco lui, quella verità così terribilmente dolorosa da ammettere. Fine. È questa la tua fine Irene? È questo il tuo destino? Innamorarti follemente di un uomo e doverlo proteggere da un altro uomo ancor più pericoloso che ti offre lavoro e protezione e che sei costretta a servire per proteggere colui che ami...? Sorrido lievemente e socchiudo gli occhi, che intreccio complesso. Lascio che il vento mi scompigli i capelli mentre quella maledetta parola torna a farsi sentire. Fine. Perché è questa la verità, Irene, perché per la prima volta Irene Adler prova davvero paura. Ha paura di svegliarsi la mattina e di trovare il cadavere di Sherlock Holmes appeso accanto al suo letto, ha paura di commettere un errore e con questo di decretare la fine dell'uomo di cui si è irragionevolmente e follemente innamorata. Viaggio con la mente ricordando il giorno in cui lo incontrai la prima volta, dalla quale sono passati ormai 4 anni. Mi ricordo che faceva un caldo incredibile per le strade di Sarajevo, e mi ero fermata a prendere qualcosa di fresco in un piccolo bar non lontano dall'hotel in cui alloggiavo. Mi trovavo a Sarajevo per derubare la moglie del marajà, la quale era da poco entrata in possesso di alcune splendide e rarissime perle. Ricordo con precisione il momento esatto in cui la porta del bar si aprì di schianto, rivelando un uomo barcollante e dall'aspetto incredibilmente trasandato che si fece strada tra i tavoli zoppicando e osservando attentamente ogni singolo individuo presente nel locale. E ricordo distintamente che, quando le sue iridi nere come la pece, capaci di perforare l'anima al più duro dei soldati, incontrarono le mie, qualcosa dentro di me si smosse e fu allora che capii che quell'uomo avrebbe decretato la mia rovina, la mia fine. Sempre quella maledetta parola. Mi sembra di sentirlo ancora accanto a me, ma so che passerà molto prima che di rivederlo. Non ammetterò mai ad alta voce ciò che provo per lui, ma so che lui lo sente e so che in un certo suo modo me ne è grato. Riapro gli occhi e guardo verso il basso. Sotto di me, il fiume. Mi chiedo se ho fatto bene a raccontargli di Moriarty, ho paura per lui, ho paura che quell'uomo spietato gli possa fare del male. Forse mi preoccupo troppo, stiamo comunque parlando di Sherlock Holmes, ma io conosco sia lui che Moriarty e conosco i trucchi che quest'ultimo utilizza. Alzo lo sguardo verso il cielo. Fine...? No, non stavolta. Sherlock è stato la mia fine, la mia rovina, il mio ostacolo, ma io non devo essere il suo. Per questo motivo, affinché lui possa lottare e sconfiggere Moriarty, io devo continuare a proteggerlo. Continuerò a lavorare per Moriarty, fino a che questo potrà proteggere Sherlock.
-Ti amo, Sherlock- mormoro, e il vento si porta via le mie parole. Spero solo che, sperduto da qualche parte li a Londra, un uomo di nome Sherlock Holmes possa sentire le mie parole e ricordare sempre che nonostante tutto, fino a che ci sarò io, per lui non ci potrà mai essere una fine.
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-End..?
Short StoryBreve one-shot riguardante i pensieri di una tormentata Irene Adler riguardanti Sherlock Holmes. Presa dai film, non dalla serie tv, che peraltro adoro. eee nulla, che dire, è la mia prima storia su Wattpad, pls non siate troppo cattivi nei commenti...