"Giorgio! Emilia!" esclamò Marco piombando improvvisamente, dopo una lunga e sofferta corsa, in casa Bacigalupo.
"Giorgio, Emilia e i coniugi Felici si trovano al piano di sopra" rispose Rodolfo Bacigalupo "che cosa succede? Perchè sei così affannato?"
Forse vi state chiedendo perché la famiglia Felici è ancora ospite dei Bacigalupo. La risposta è semplice, i Felici avevano un reddito abbastanza alto per potersi concedere una vacanza, e i Bacigalupo erano abbastanza ricchi da ospitarli.
"Per... Ehm... Notizie sconvolgenti, zio" fu la risposta che diede Marco, mentre tentava di salire di corsa le scale.
Non appena fu davanti alle porte del salottino, entrò con un'irruenza persino maggiore di quella che lo caratterizzava normalmente.
"Marco! Che succede?!" chiese Giorgio, preoccupato per il pallore dell'amico.
"Ehm... Se non ti dispiace preferirei parlarne..." non disse in privato perché non gli era sembrato gentile chiedere ai futuri suoceri del suo migliore amico di uscire dalla stanza.
"Credo che tu possa parlare liberamente davanti ai nostri ospiti, nipote" lo rimproverò lo zio, entrato poco dopo di lui, con un tono burbero ma, allo stesso tempo, incuriosito.
Marco, frastornato, dovette fermarsi a riprendere fiato per riferire quella colossale e fantastica notizia "Una rivolta" sputò infine "no" si corresse, euforico "una rivoluzione".
Giorgio, non appena udì quella fatidica e meravigliosa parola, balzò in piedi "Dove?!" esclamò agitato.
"Ovunque" rispose Marco, che ancora non si era calmato " il dodici è scoppiata a Vienna, pensa, a Vienna, nella patria di Metternich! Il diciassette a Venezia e ieri, ieri a Milano!"
Forse, cari lettori, avete già capito che il nostro Marco sta raccontando l'alba di quelle che saranno ricordate come le gloriose Cinque Giornate di Milano.
Stava succedendo un quarantotto.
Giorgio provò a parlare, ma fu interrotto da Teresa, madre di Emilia "Non capisco che cosa ci sia di così interessante" disse questa "qui, nel Regno di Sardegna, avete ottenuto lo Statuto, forse non vi basta? Persino il Papa, da noi, ha concesso una costituzione".
All'inizio di quel fatidico anno, che, a causa degli eventi che seguiranno, diventerà proverbiale, i rispettivi monarchi del Regno delle due Sicilie, dello Stato Pontificio e del Regno di Piemonte e Sardegna, su pressione di moti popolari (quello di Genova era guidato da Goffredo Mameli e Nino Bixio), avevano concesso la costituzione.
"No, madre" rispose allora Emilia, orgogliosa "nulla potrà bastarci quando ancora un nostro connazionale deve lottare contro i tiranni, nulla ci basta quando ancora un nostro fratello umano si deve battere per la libertà!"
Teresa fissò la figlia, contemporaneamente severa e stupita: come aveva fatto a non accorgersi di quanto fosse cambiata? Quanto aveva perso della vita della sua bambina?
"Cosa stai dicendo, Emilia?" intervenne il signor Felici, corrucciato come non era mai stato "Non ti sarai avvicinata a certe teorie... " .
Data la piega che stava prendendo la conversazione, Rodolfo Bacigalupo si sentì obbligato a intervenire, ritenendo che Emilia stesse finendo nei guai a causa sua "Ragazzi" disse, rivolgendosi al figlio e al nipote "che cosa avete intenzione di fare?".
Marco e Giorgio si guardarono negli occhi ed ebbero bisogno di un solo secondo per capire che la loro decisione fosse la medesima.
"Dobbiamo andare, padre" rispose Giorgio "non possiamo restare qui mentre gli austriaci uccidono i milanesi".
Marco confermò le parole dell'amico "Non possiamo tradire i nostri ideali e la nostra missione"
"Giorgio, aspetta!" esclamò Emilia, pallida, impaurita e tremante "so bene di non poterti fermare e che ami i tuoi ideali più della tua stessa vita, ma almeno, per favore, sposami prima di partire!".
L'ultima frase stupì tutti: Rodolfo e i signori Felici non smettevano di osservarla, Marco fissava il suo migliore amico.
"Emilia" rispose Giorgio, addolcito e commosso, tentando di trattenere le lacrime "certo, certo... Dovrei essere io a chiedertelo" continuò, cercando di mascherare i suoi veri sentimenti con un leggero divertimento.
"Dirigetevi verso la chiesa dove hai fatto la prima comunione" consigliò Rodolfo, che, in un solo attimo, aveva pensato a tutto "il prete comprenderà le vostre ragioni. Marco" disse rivolgendosi al nipote "tu vieni con me, andiamo ad avvertire i tuoi genitori".
Marco si alzò, guardò preoccupato i due amici, posò una mano sulla spalla di Giorgio e seguì lo zio fuori dal portone di casa.
Quella strana compagnia si trovava sul sagrato della chiesa quando fu raggiunta da Marco, da Rodolfo e dai genitori di Marco, Luisa Delfino e Cristoforo Ferrando.
Luisa corse verso Giorgio, impaurita "Giorgetto" esclamò, utilizzando un nomignolo, mai sopportato dal diretto interessato, risalente all'infanzia "non hai idea di come io mi senta: non so se essere felice per il tuo matrimonio o disperata perché presto andrete a rischiare la vita a Milano. Marco" proseguì, mentre cercava di frenare il tremore, rivolgendosi al figlio "stai attento, promettimi che starai attento".
" Certo, mamma, non preoccupartevi" rispose Marco, mentre cercava, con estrema difficoltà, di sorridere.
Luisa si rivolse al nipote "Anche tu Giorgio" disse "stai attento anche tu, sei come un figlio per me, sei tutto ciò che mi rimane di mia sorella".
"Sicuramente, zia" rispose Giorgio, commosso da tale preoccupazione "non abbiate timore".
Luisa non accennava a fermarsi "E indossate vestiti pensanti, l'aria di Milano è fredda".
I tre ventenni sorrisero davanti a tale preoccupazione, a cui nessuno di loro aveva pensato.
"Emilia" proseguì "non riesco a dirti quanto io sia insieme triste e felice per te... Occhio" ridacchio "è difficile riuscire a sopportarlo per lungo tempo".
"Lo so, Luisa" rispose Emilia, sorridendo "Per questo voglio sposarlo". Detto questo entrarono in chiesa.
Emilia, pur essendo stata sua la richiesta, non riusciva a rendersi conto di ciò che stava accadendo, non capiva che, entro una manciata di minuti, la sua vita sarebbe cambiata drasticamente.
Non le sembrava un vero matrimonio: indossava gli abiti di tutti i giorni, gli anelli erano due piccoli di cerchi di ferro di proprietà di Rodolfo ("Sono temporanee" aveva detto "presto ve ne farò costruire un paio bellissimo"), solo una piccola parte della sua famiglia stava assistendo.
E Jessica non era fra questi. Aveva sempre promesso alla sua migliore amica che sarebbe stata la sua testimone, ma ora quel posto era occupato da Luisa.
Giorgio era più fortunato: il suo testimone era Marco.
Lo voglio.
Con soltanto due parole, la sua vita cambiò per sempre.
Uscì dalla chiesa ancora stordita, non accorgendosi quasi dell'abbraccio di Marco e di tutti gli altri.
Nemmeno un'ora dopo Giorgio e Marco erano partiti.
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Tra amore e speranze
Ficción históricaItalia, 1847 Giorgio Bacigalupo è figlio di un mercante genovese, Emilia Felici è una giovane donna romana. I due giovani sono innamorati follemente e vorrebbero sposarsi. Ma il 1848 è alle porte e Giorgio, giovane mazziniano, andrà volontariamente...