It's All a Masquerade

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« It's all masqueradeJust who is who, I can't sayDon't leave me in the coldJust who is fake, who's real??God bless me! »

...

Un effimero sguardo da dietro la maschera, profondo come il cupo fondale apparentemente inesistente di un pozzo. Un posto in cui cadere con una facilità disarmante e da cui risalire è oltremodo impossibile.

Si lasciò sfilacciare via l'anima da un sorriso obliquo, prima di sussultare sulle spalle e non sentire più il cuore in petto. L'ultimo battito muto lo aveva lasciato per un attimo senza fiato, le orecchie avevano fischiato e poi il nulla.

La musica aveva smesso di suonare; forse ne percepiva un debole accenno, nulla più. Il chiacchiericcio era ovattato, attutito dalle mura in marmo e gli specchi intorno alla sala, dalla quale il proprio riflesso pareva esonerato dall'apparire nitido.

Lo sconosciuto mosse qualche passo. Le sue gambe sicure sembravano dire ti ho trovato. Falciò la distanza tra di loro con grossi passi. Le scarpe a punta indirizzate verso di lui.

La maschera rossa e gialla che spiccava tra quelle nere e grigie degli altri commensali. Esattamente come la sua rossa e nera aveva attirato attenzione solo per un breve attimo di curiosità. Poi il nulla.

Trasparente, di nuovo.

«Sull'invito non era specificato che avremmo dovuto indossare maschere prive di colore, eppure tutti lo hanno fatto!», disse l'uomo, scuotendo la testa dopo una breve risata; una mano ai fianchi, sfrontato e sicuro. La schiena troppo dritta per farlo sembrare sicuro davvero. Una forzatura? Chissà...

«Tutti tranne noi...», rispose Peter, cercando nell'anima la stessa sfacciataggine.

Inutile cercare qualcosa che non c'era, comunque...

«Sono qui per questo», rispose l'uomo.

Doveva avere una quarantina d'anni, forse qualcosa di più. Da sotto la maschera poteva vedere una barba ben curata e scura. Castana come gli occhi, il cui colore fu visibile solo per un attimo, quando la luce di un faretto mobile li illuminò.

Ne rimase per un attimo ammaliato.

Per quello abbassò la testa, chiedendosi se anche per lo sconosciuto era stato chiaro chi aveva davanti. Se si era accorto di avere di fronte un ragazzino di moltissimi anni più piccolo di lui, che ora si stava mordendo le labbra nel tentativo di non esporre troppo al mondo l'interesse che stava provando. A pelle. Come se un'onda di ormoni lo avesse appena travolto e non gli era mai successo prima.

Non voleva nemmeno andarci, a quella stupida festa, eppure ci era andato con la convinzione che non sarebbe mai accaduto niente di niente. Che sarebbe stato una macchia come sempre.

«È la prima volta che vieni?», chiese quello, girando tra le dita un bicchiere pieni di ghiaccio e di una goccia annacquata di qualche liquore. Di quelli che Peter non amava per il sapore aspro e spesso pungente.

«Sì. In realtà è la prima volta che mi invitano».

L'uomo rise ancora, con un'affascinante e allo stesso tempo raccapricciante risata. Una di quelle che ti entra nell'anima e non sai se ti mette a tuo agio oppure no.

«Un novellino del campo. Sai come funziona?».

Peter assentì lentamente con la testa, non del tutto certo di aver capito bene. Poi cercò di sorridere.

«Mai rivelare la propria identità a nessuno. Mai dire il proprio nome, usarne uno fittizio. Mai togliersi la maschera, per nessun motivo al mondo. Mai legarsi troppo ad un altro invitato in maschera».

It's All a Masquerade  - Starker (Tony x Peter)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora