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m o n e t
n a j a e m i n

Dormire accompagnato da quel respiro profondo
ed inconfondibile lo faceva sentire protetto.
Se solo avesse saputo, sarebbe stato tutto completamente diverso.

Se solo avesse saputo, sarebbe stato tutto completamente diverso

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❝ C'erano una volta un bambino e una bambina...
Si presentavano ai sensi della notte come due bimbi
dai grandi occhi pieni di lacrime, le quali apparivano
alla luce della luna come piccole gemme pronte a sbocciare,
gemme in attesa di una primavera che
forse non sarebbe mai arrivata.

Essi non avevano paura di nulla e di nessuno;
anche quando l'oscurità della notte diventava così cupa e densa,
i due chiudevano gli occhi obbligandosi ad uno stato di trance momentaneo, in cui cercavano inutilmente di abituarsi a quella cecità.

Non avevano nome, non erano nessuno.
Nessuno li aveva mai visti. Essi, dunque, non esistevano.
Sin dai tempi più antichi l'uomo ha sempre fatto più affidamento alla vista piuttosto che a tutti gli altri sensi, che altro non facevano se non riportare ciò che può esistere e può essere per un unico e solo individuo, e non per l'intera umanità.
Eppure la loro storia si fece strada tra i rami degli alberi aggrovigliati, le foglie danzanti e freddolose
e giunse alle orecchie di un uomo.

Quest'ultimo diede loro un nome,
li chiamò (Shou) e 未来 (Miku).

Shou e Miku erano diventati una leggenda che vagava
per l'intero territorio montuoso, si faceva largo tra le strade
e i porti, giungendo altrove, rendendo i bimbi essere,
destando la loro natura di esseri umani
in quanto vivi.

L'uomo a volte si sente talmente potente,
che crede di poter assoggettare qualsiasi cosa
gli si pari di fronte soltanto attraverso un misero nome:
definendo una qualsiasi cosa che gli sbarra il cammino,
è possibile per l'uomo deformarla e modificarla a tal punto
che quella cosa vive grazie all'uomo stesso,
ma non è possibile per essa (e non lo sarà mai)
tornare alla sua vera natura.

Shou e Miku ora erano.
Dopo che la Voce, manipolatrice di uomini, aveva constatato
la loro esistenza ed aveva sottomesso la loro essenza,
potevano finalmente essere riconosciuti come reali.
Potevano definirsi umani.

Vivevano in una di quelle case di campagna poco curate, tra i topi e tra le ragnatele, ma non si erano mai lamentati troppo.
I diversi strati di polvere che alloggiavano sui mobili
inutilizzabili provocava un certo prurito proprio sul naso
dei piccoli, che passavano il tempo a stropicciarsi gli occhi
come fa chi si è appena svegliato da un brutto sogno ma si
è ritrovato a vivere in una realtà ancor peggiore.

Shou, la ragazza, era la maggiore tra i due
ed ogni volta si prendeva cura del fratello
come se fosse il suo stesso figlio.

Miku invece la odiava.
Provava ribrezzo nel vedere tutta la spensieratezza
che emanava. Come poteva non odiare il mondo?
Quel luogo terribile, culla di sofferenze.
Non voleva saperne nulla di lei: cosa facesse,
cosa provasse o persino cosa volesse, anzi si può dire che il ragazzo avrebbe voluto sbarazzarsene.
Avrebbe voluto vivere da solo in una di quelle grandi case, con grandi camere, tanti piani e tante, tante donne.

Le emozioni che il ragazzo provava nei confronti della sorella, quei suoi comportamenti che manifestavano apertamente il suo odio recapitarono il messaggio alla maggiore,
la quale inizialmente venne presa alla sprovvista.

Ogni parola che fuoriusciva dalla bocca del ragazzo,
ogni minimo pensiero che passava dalla mente al corpo,
alle labbra, troppo deboli per tenerlo intrappolato.
Tutto veniva lanciato contro Shou.

Voleva ribattere.
Ma non poteva.
Sapeva che avrebbe fatto del male al fratello e
forse questa era una delle poche cose che la rendeva
una ragazza estremamente fragile.

Se ne pentiva.
Oh, eccome se lo faceva...

Shou non chiedeva altro se non essere ascoltata,
ma Miku le rendeva la vita impossibile.
E ponendo le mani fortemente sulle orecchie, faceva ciò che qualsiasi altra persona avrebbe fatto di fronte
ad un qualcosa senza nome, un qualcosa che non esisteva
e si ribellava alle leggi impostegli dall'uomo stesso.

Miku era diventato un individuo come gli altri,
allontanando il diverso e l'incomprensibile. ❞

ᴇsᴘʀɪᴛ ᴅᴇ ʟ'ᴇsᴄᴀʟɪᴇʀ (ғʀᴀɴᴄᴇsᴇ):
ʀɪᴍᴜɢɪɴᴀʀᴇ ᴅᴏᴘᴏ ᴇssᴇʀᴇ ʀɪᴍᴀsᴛɪ ᴢɪᴛᴛɪ
ᴅɪ ғʀᴏɴᴛᴇᴜɴ ᴇᴠᴇɴᴛᴏ ᴅᴜʀᴀɴᴛᴇ ɪʟ ǫᴜᴀʟᴇ
ᴀᴠʀᴇᴍᴍᴏ ᴠᴏʟᴜᴛᴏ ᴅɪʀᴇ ǫᴜᴀʟᴄᴏsᴀ.

𝘔𝘰𝘯𝘦𝘵 ✒ 𝘕𝘢 𝘑𝘢𝘦𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora