34. Crampi

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Certe gambe semplicemente non sono fatte per saltare in giro e fare acrobazie degne della squadra di cheerleading dei Red Sox. Nel conto di queste gambe sfortunate troviamo i polpacci di Jasper e le cosce di Sia. I dolori non erano iniziati subito, nonostante Jazzlyn, a giudicare dall'espressione del ragazzo, avrebbe potuto giurare di sì, ma una volta arrivati non se ne erano andati tanto facilmente. I muscoli freddi e l'allenamento insufficiente avevano fatto la loro parte.

"Mi passi la spazzola per favore?"chiese Jas alzandosi dalla sua posizione accovacciata con una smorfia di dolore dipinta in faccia. I baffetti stavano tornando impertinenti sotto il suo naso, ma il figlio di Ade aveva problemi ben più importanti da fronteggiare. Tipo il turno di pulizia del locale legnaia, e poi del locale generatore. Dovevano sbrinare i contatori e pulire dentro per assicurarsi che tutto funzionasse alla perfezione. Era una fortuna essere di turno con Sia. Lui prima di allora non aveva mai visto un generatore da vicino ed era fortemente convinto che fosse illegale mentre la ragazza, un po' grazie al suo DNA un po' grazie alla storia della sua famiglia, sapeva bene dove mettere le mani. Il clima certamente aiutava. Non nevicava da quarantotto ore, il vento era freddo ma sulla lavagnetta appesa fuori dalla casa grande, istituita su saggia idea di Fabrice, usata per segnare le temperature della giornata non c'era scritto "neve" ma un meglio augurante "cielo coperto con schiarite". Il sole vero e proprio non lo vedevano da un po', e questa era opinione comune dato che ci si rifiutava di considerare sole lo sprazzo di bel tempo che aveva permesso l'arrivo della Gang olimpica.

Sia gli passò la spazzola di plastica blu e si fermò a guardare fuori dalla finestrina minuscola del locale legnaia. L'idea di usare una soluzione di etanolo per sgelare il vetro del pannello di controllo delle caldaie era stata sua e aveva semplificato il lavoro di tutti quanti nei giorni più freddi, eppure non pareva particolarmente entusiasta del suo contributo al benessere del campo. Tutta la sua attenzione era focalizzata sui passanti fuori dalla finestra. Jasper la osservò un secondo cercando di capire chi stesse cercando così avidamente nella folla della tarda mattinata.

"Guarda che non sono ancora usciti" disse a un certo punto togliendosi i guanti da lavoro e rimettendosi i suoi guanti da ragazzino denutrito e fuggito di casa degli anni '90.

"Cosa?" rispose lei tornando improvvisamente alla situazione presente.

"Terra chiama Sia – scherzò il ragazzo senza ricevere nessun sorriso in risposta – Stavi cercando i magnifici nove? Non sono ancora usciti dalla cabina. Chissà che cavolo hanno messo dentro quella ghiacciaia per tenerla calda".

Si riferiva alla Cabina Uno, Sia lo sapeva. Dopo il concerto di presentazione delle Cloud9 e l'esibizione al violoncello con haiku di Apollo gli artisti si erano trasferiti nella cabina Uno, affermando che era loro diritto essendo tutti figli di Zeus. Gabriel aveva rifiutato in modo cordiale l'invito di unirsi a loro ed era due giorni che viaggiava a debita distanza da tutti i nuovi arrivati. Inutile dire che erano l'argomento sulla bocca di tutti.

"No, non stavo cercando loro... stava guardando se c'era Rob in giro".

"Dovrebbe essere in armeria oggi. In realtà non lo so. So a malapena il mio di orario dei turni a memoria, non penso imparerò anche quello di qualcun altro".

"Non è necessario, tranquillo".

"Perché Rob? E scusa se mi impiccio, eh".

"Nessun problema – rispose lei allontanandosi dalla finestra e raccogliendo la scopa e la paletta appoggiate alla parete – volevo solo chiedergli delle cose sui sistemi di riscaldamento della nostra cabina. Se sono applicabili anche alle altre".

Jasper si grattò la testa. "Bhe la vostra è collegata alle fucine, magari da noi non funzionerebbe".

"Non lo so, è per questo che voglio chiedere a lui".

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