Piccolo avviso prima di iniziare a leggere:, non so se può essere considerata IC o OC perché tratta di due personaggi secondari molto importanti nella storia, ma finora poco analizzati. Lascio a chi leggerà la facoltà di decidere come vuole considerarla.Luka si voltò guardando dalle scale di fronte al palazzetto da cui erano appena usciti: la ragazza era ancora lì ferma, immobile, sbalordita e stranita dal comportamento di Adrien. Marinette era ormai lontana, dopo aver inseguito l'auto del modello e aver più o meno parlato con lui si era allontanata ed era sparita nella vicina fermata della metropolitana. Fece la prima cosa che gli venne in mente e si avvicinò a lei, salutandola con un leggero inchino "scusalo, forse non sa cosa significhi il bacio nella vostra cultura" e le allungò la mano " piacere, sono Luka, forse conosci mia sorella Juleka" le disse sorridendo.
La ragazza lo guardò prima con diffidenza, lo aveva studiato per tutto il tempo mentre pattinavano, poi si decise ad allungare la mano "Katami" disse senza aggiungere altro, restando però piacevolmente sorpresa del fatto che quello strano ragazzo conoscesse usanze così lontane "non mi sono offesa, so che qui è normale baciarsi sulle guance per salutarsi tra... amici" tenne a precisare, non senza una punta di tristezza.
Una volta avuta l'attenzione della ragazza guardò l'orologio "ho ancora un paio di ore libere prima delle prove con la band, se non ti sembra troppo scortese che ne dici di andare a bere qualcosa di caldo? Tra il ghiaccio in pista, l'Akuma e i nostri rispettivi accompagnatori dire che mi sono congelato è il minimo" buttò lì con un sorriso Luka.
La giapponese controllò l'ora sul display del cellulare, ci pensò un momento più per cercare di capire o forse di identificare quel ragazzo dai capelli blu che le ricordava molto l'immagine degli Yakuza che le venivano descritti nei racconti delle sue amiche rimaste nel paese d'origine, poi acconsentì. Dopotutto anche lei aveva sperato in un finale differente per la giornata e aveva ancora del tempo prima che il suo autista si presentrasse al palazzetto del ghiaccio e uscire a bere qualcosa con un ragazzo suo coetaneo non le sembrava così una brutta idea.
I due si diressero lì vicino in una sala da tea che era rimasta aperta nonostante l'attacco Akuma di prima, si sedettero ad un tavolino leggermente in disparte e si misero in silenzio ad aspettare che una ragazza portasse loro un menù per le ordinazioni. Solo allora Luka si decise a rompere il ghiaccio, ancora troppo intento a studiare la ragazza seduta di fronte a lui "non ti ho mai vista prima d'ora, non sei una compagna di classe di mia sorella Juleka?"
Lei pensò un momento alla domanda "no, non ho nessuna compagna di classe con quel nome, ma se è nella classe di Adrien e Marinette non posso conoscerla: io studio all'ambasciata, i miei genitori lavorano lì e nonostante mi permettano di uscire e vivere Parigi, la scuola che frequento è una scuola di tipo tradizionale. Certe volte mi rammarico della cosa perché vorrei poter frequentare i miei coetanei e confrontarmi con loro. Comunque pratico parecchie attività extrascolastiche che mi permettono di avere parecchi amici, tra cui Adrien" e nel nominare il biondo modello si lasciò andare ad uno sbuffo misto tra rabbia e rassegnazione.
"Oh, non ci dare troppo peso, quei due sono un caso perso. Mia sorella me ne parla ogni tanto ed è solo per quello che ho accettato l'invito di Marinette; speravo che vedendola con un altro quel tonto di Adrien si desse una svegliata e capisse l'importanza di Marinette ma mi sembra non sia cambiato molto in realtà!" continuò sorridendo il ragazzo dai capelli blu "certo, non posso dire che mi sia del tutto indifferente, anzi la prima volta che l'ho vista ho per un momento creduto al colpo di fulmine. Poi però ho capito che il sentimento che lei prova per il biondo è insormontabile!"
Katami stava per rispondere ma furono interrotti per le ordinazioni e per un attimo si perse nei pensieri riguardanti il suo primo incontro con Adrien, quando fu proprio lui a cercarla una volta liberata dall'Akuma e a dirle che per lui Marinette era soltanto un'amica. Solo adesso si rese conto di quanto poco realistiche fossero quelle parole. "Sai, in tutta sincerità adesso che me lo fai notare riesco a capire quanto contorto e profondo allo stesso tempo sia il legame tra di loro e capisco anche le parole di Adrien. Mi ero immaginata tutta un'altra situazione, lo credevo innamorato di una qualche figura irraggiungibile, mentre in realtà deve solo prendere coscienza dei suoi sentimenti" Katami sospirò, lasciando che per un attimo la delusione e la rassegnazione diventassero leggibili sul suo volto.
"Non ti scoraggiare, il mare è pieno di pesci" le disse bonariamente Luka, "ci sono mille Adrien lì fuori, non puoi pensare di arrenderti o di arrabbiarti solo perché non riesci ad ottenere quello che vuoi. Se ragioni in questo modo avrai solo delusioni dalla vita, cerca di prendere il meglio che ti viene offerto e abbandona il resto."
Una cameriera nel frattempo portò loro i tea e i dolci che avevano ordinato, quasi a lascare sedimentare le parole che lui le aveva appena detto. "Sai è curioso, non credevo che una persona appena conosciuta potesse dirmi qualcosa di così profondo. Ti avevo giudicato frettolosamente, credevo che fossi il solito ragazzo mediocre che ci prova con me perchè sono straniera e quindi probabilmente più incline ad accettare le avances dei ragazzi locali"
Luka rise "se avessi voluto provarci con te ti avrei invitato direttamente, non avrei apettato di farlo dopo essere stato scaricato, anzi abbandonato, da Marinette per uscire a bere un tea di dubbia provenienza con dei biscotti di un paio di giorni fa! Oppure ti avrei detto che hai dei bellissimi occhi ramati che si abbinano perfettamente all'azzurro dei miei" mentre le sfiorava quasi impercettibilmente una mano guardandola negli occhi, passando da un atteggiamento giocoso ad uno serio nel tempo di un battito di ciglia.
Katami sentì un brivido percorrerle la schiena al contatto, seppur leggero, tra le mani; cosa le stava succedendo? Come poteva un gaijin trasmetterle quelle sensazioni? Come poteva lei lasciarsi andare a quei pensieri e a quelle emozioni? La sua famiglia non avrebbe mai approvato. Eppure c'era qualcosa in quel ragazzo che attirava la sua attenzione, che meritava di essere approfondito; la sua rigida impostazione dovuta agli anni vissuti nel suo paese natale, l'istruzione impartitale e i preconcetti dovuti al suo essere donna in una società totalmente maschilista come quella giapponese si scontravano brutalmente con l'anarchia che il ragazzo di fronte a lei denotava, con il suo modo di fare caotico e casuale ma che aveva sempre una radice profonda. Lo aveva osservato nel tempo in cui erano stati nel palazzetto, nonostante fosse in compagnia di Adrien aveva capito subito che il biondino aveva cercato in lei una specie di ripiego ma il suo vero bersaglio fosse la ragazza che nello stesso momento stava pattinando con il curioso ragazzo che adesso si trovava di fronte a lei. "Per essere un maschio te la cavi niente male sui pattini, non credevo che fosse uno sport diffuso qui in Francia" osservò la ragazza "io ho iniziato a pattinare a tre anni, noi veniamo dal nord del Giappone e lo si impara quasi prima che camminare, poi essendo donna non potevo certo praticare sport maschili, anche se mi sono sempre distinta nel kendo, per cui mi e' venuto piuttosto facile quando siamo arrivati in Francia passare alla scherma. Però l'ho sempre visto come un modo per essere rispettata, non come un vero sport."
Luka osservava con un misto di curiosità e soggezione questa ragazza che sembrava muoversi con una grazia fuori dal comune pur calcolando ogni minima azione per non farla sembrare frutto di uno schema ben definito, come se un possibile errore potesse metterla in cattiva luce. Questo modo di fare risvegliava nel ragazzo un interesse profondo, lui che era stato cresciuto e abituato a vivere alla giornata, a non pianificare mai nulla per non restare deluso dalla vita, vedeva in lei una persona incredibilmente interessante. Mentre stavano chiacchierando in lui cresceva la voglia di approfondire questa conoscenza, il desiderio di non lasciarsi scappare questa possibilità. Erano lì da quasi un'ora, quando il cellulare della ragazza squillò; lei rispose all'inizio parlando in francese e Luka capì che doveva essere un autista o comunque un dipendente dell'ambasciata che le chiedeva dove fosse probabilmente per andarla a prendere e si trovò per un momento nella situazione di desiderare che lei restasse ancora lì, ma sapeva bene che non avrebbe potuto chiederle nulla di più sia perché non la conosceva così bene sia perché sapeva che essendo figlia di diplomatici sicuramente non godeva della stessa libertà che aveva lui. Improvvisamente l'atteggiamento della ragazza cambiò, si irrigidì sulla sedia, iniziò a parlare in lingua madre e non potè farà e a meno di immaginare che stesse parlando come un genitore o al più con una figura importante dell'ambasciata. La telefonata durò qualche minuto, poi la vide annuire sospirando al telefono e chiudere la chiamata.
"Non per impicciarmi, ma va tutto bene?" Le chiese sinceramente Luka. "Si, era mio padre, non riesce a mandare l'autista a prendermi come concordato perché c'è stato un contrattempo sul lavoro e dovrò tornare a casa per conto mio o aspettare altre tre ore prima che possano venire a prendermi" rispose atona lei, come se quella fosse una situazione purtroppo normale, ma non potè fare a meno si stupirsi che un ragazzo si fosse interessato ad un suo problema. Era davvero così diversa la cultura qui in Francia o era solo lui ad essere diverso? Normalmente in patria sarebbe stata considerata solo perché figlia di persone importanti o perché più in gamba della media dei ragazzi che incontrava, ma al massimo avrebbe avuto rispetto o compassione, non comprensione. Luka le era sembrato sinceramente preoccupato per la telefonata, probabilmente anche perché non avendo capito il dialogo si era immaginato altre cose.
"Tre ore è parecchio tempo da passare da sola in un bar. Ti offenderesti se ti invitassi da me? Io tra un'ora circa avrò le prove con la band, ma fino ad allora sarò libero e sicuramente nessuno avrebbe da ridire se venissi da noi. Sai non vorrei equivocassi, ma mi sentirei in colpa a lasciarti qui da sola." E mentre le chiedeva questo sperava inconsciamente che la ragazza accettasse perché non vedeva modo migliore per approfondire questa inaspettata conoscenza.
Katami era indecisa, era attirata da Luka e voleva, anzi desiderava, quel lato misterioso che non riusciva ad identificare, era per la prima volta interessata ad un ragazzo e benché solo poche ore prima avesse accettato di uscire con Adrien si stava rendendo conto che in realtà la sua idea del modello di casa Agreste era solo legata alla fama e all'importanza del ragazzo all'interno della società ma se stava ad analizzare seriamente quello che sentiva per lui non c'era nulla. Lo aveva visto impacciato, quasi infantile nei modi, assolutamente non in grado di reggere il confronto con Luka che a suo parere si era trovato nella stessa situazione con Marinette. Aveva cercato di stimolare quella ragazza, buttando li' un paio di frasi che pero' non erano state colte da nessuno dei due ciecati, perché solo cosi a suo dire si potevano definire quei due, probabilmente ancora troppo immaturi per riuscire a cogliere i veri sentimenti che covavano nel profondo.
"Accetto volentieri, meglio che stare ore da sola seduta qui. Ma se non e' troppo disturbo" e mentre pronunciava quelle parole si stupì non tanto dell'aver accettato per la seconda volta un invito del ragazzo, quanto del fatto che sembrava incredibile che qualcuno si stesse veramente interessando e preoccupando di lei.
Così una volta pagato il conto i due si diressero verso la metropolitana in religioso silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri. Dopo un breve viaggio sotterraneo riemersero nei pressi della Senna e Luka la guidò fino alla chiatta che i suoi genitori avevano riadattato ad abitazione, prima che suo padre decidesse di andarsene a trovare fortuna all'estero e abbandonasse lui e sua sorella ancora in fasce. Katami rimase piacevolmente sconvolta dalla casa galleggiante, aveva intuito che il ragazzo provenisse da una famiglia bizzarra e la grossa imbarcazione colorata trasformata in casa ne era un'ulteriore riprova. Inoltre a bordo il caos regnava ovunque, tutta la barca era piuttosto disordinata, gli arredamenti non seguivano un logica stilistica o architettonica, semplicemente occupavano lo spazio in base alle necessità per cui non si stupì di vedere appena scesa sotto coperta una cucina attrezzata per sembrare una zona bar con degli sgabelli colorati , un divano che divideva lo spazio tra cucina e soggiorno, un vecchio videogame arcade e un barile di quelli utilizzati per il carburante fare bella mostra in piena sala.
"Scusami per il disordine, ma a parte i componenti della band e qualche amico di mia sorella raramente abbiamo ospiti e mia madre non si preoccupa di riordinare oltre il minimo sindacale. Puoi sederti qui, non c'è nulla che morde! Io recupero la chitarra e ti raggiungo" le disse indicando il divano blu "se vuoi qualcosa da bere dimmi pure, abbiamo un bar ben fornito, dalle bibite alla roba forte, lascito di mio padre..."
"Una Coca-Cola andrà benissimo, grazie." Rispose la ragazza sedendosi mentre Luka scomparve dietro una porta per uscire poco dopo con in braccio una replica della ben più famosa Fender Stratocaster suonata dai miti del rock 'n' roll. Senza appoggiare la chitarra si diresse dietro il banco della cucina dove armeggiò un po' per aprire un piccolo frigorifero da cui prese una Coca-Cola che porse a Katami insieme ad un bicchiere.
Di nuovo nel passare la bibita le loro mani si sfiorarono ed entrambi restarono per un paio di secondi a fissarsi sentendo un brivido lungo la schiena; Luka colse al volo l'occasione e improvvisò, muovendo magistralmente le dita sulle corde, una melodia dolce, lieve e carica di frasi non dette che lasciò Katami a bocca aperta. Il ragazzo continuava a sconvolgerla, era una sorpresa continua; aveva immaginato sapesse suonare bene visto che era in una band, ma che potesse con così poche note entrare in sintonia con i suoi pensieri più profondi e segreti non se lo sarebbe mai aspettato. Restò seduta, la bibita in mano, ad ascoltarlo suonare e sebbene stesse suonando senza amplificazione le note le arrivavano con la forza di un pugno nello stomaco, seppur senza causare dolore, vibrando in sincrono con in battiti del suo cuore. Il ragazzo si mise comodo, senza smettere di suonare, sedendosi di fianco a lei e restarono lì fermi, beandosi della musica e perdendo il senso del tempo, continuando ad avvicinarsi quasi senza muoversi, come se una forza invisibile li guidasse. Solo quando lei inavvertitamente toccò il manico della chitarra facendolo stonare si risvegliarono da quello stato di ipnosi, trovandosi uno di fronte all'altra a pochi centimetri di distanza, distanza che entrambi decisero di annullare e nonostante il leggero stridore provocato dalla giacca di lei sulle corde della chitarra non poterono fare a meno di baciarsi, un bacio leggero, labbra su labbra, ma che entrambi desideravano.
Luka appoggiò la chitarra al divano, togliendo quel momentaneo impiccio tra di loro, poi si avvicino alla ragazza che, appoggiata la Coca-Cola a terra, si sciolse e lasciò che lui le prendesse il viso tra le mani, riprendendo a baciarla questa volta in maniera ben più intensa. Restarono lì sul divano, baciandosi e coccolandosi per un tempo indefinito fintanto che non furono interrotti da un leggero colpo di tosse alle loro spalle "ehm, ciao fratello" sussurrò tra i denti una ragazza alta, magra, dai lineamenti sottili con dei curiosi capelli viola. I ragazzi si staccarono allontanandosi leggermente, come colti con le mani nella marmellata "ahem... Katami, lei è mia sorella Juleka... che di solito è piuttosto schiva e riservata!" Sbuffò soffermandosi sull'ultima parte della frase come a far capire alla sorella che aveva disturbato.
"Scusa tanto ma dovevo andare in bagno!" Borbottò la ragazza indicando la porta a lato della cucina " sai com'è, la Liberty non ha grandi spazi" poi si avvicinò alla ragazza e le porse timidamente la mano "piacere, e scusami".
Dopo questa interruzione da parte di sua sorella i due salirono sul ponte, sedendosi su due sdraio spaiate che facevano bella mostra sulla prua della chiatta, rimasero lì a chiacchierare di tutto, come se si fossero rivisti dopo anni, raccontandosi aneddoti, esperienze, gioie e rimpianti degli anni passati, dei cambiamenti avvenuti nella vita di entrambi, ancora troppo giovani per metabolizzarli, ma che li avevano spinti a crescere molto più in fretta dei loro coetanei.
L'ora delle prove arrivò in un lampo e quando i primi due componenti della band, ovvero Rose e Ivan, salirono sulla barca a Luka per la prima volta, nonostante la grande passione per la musica, dispiacque dover interrompere quelle chiacchiere per mettersi a suonare "Katami, tu cosa fai? Ti fermi a sentire le prove o devi andare?" chiese, sperando in cuor suo la risposta, il ragazzo. Katami guardò l'ora "mi sarei fermata molto volentieri ma ho appuntamento al palazzetto tra venti minuti e purtroppo non posso proprio rimandare, l'autista ha anche altre commissioni da fare e non può certo stare ad aspettarmi" lo sguardo triste della ragazza fece capire che era sinceramente dispiaciuta di doversene andare "però stai pur certo che ci rivedremo, ho una vita piuttosto organizzata, ma il tempo per passare da te lo troverò, a costo di riorganizzare le mie giornate in funzione di passare a trovarti!" Poi si avvicinò e lo baciò, leggera, sulle labbra "a domani gaijin" e scese dalla barca allontanandosi, felice perché finalmente un po' di caos era entrato nella sua vita; certo sarebbe stato difficile da gestire, difficile da spiegare ai suoi genitori sempre così ligi al dovere e al protocollo, ma dopotutto la scelta di trasferirsi a Parigi era stata loro e le conseguenze di questo spostamento le aveva pagate soprattutto lei; era il momento di riportare un po' di equilibrio nella sua vita, e cosa mancava allo Yang se non uno Yin?Nota personale: ho mantenuto la "storpiatura" nel nome di Katami solo perché in Italia lo hanno doppiato così, non perché lo preferisco o per motivi lessicali.
Nota per gli shippatori seriali: non me ne volete, la lukloé non mi piace. Vedo questi due come la nemesi dei prosciuttari: aperti, schietti, diretti e sinceri. Non hanno segreti, agiscono sempre in modo limpido e diretto. Chloé scusatemi tanto ma la shippo solo con la sua mano destra. È migliorata dopo aver ricevuto il miraculous ma stronza era e stronza rimane, non ce la vedo a sedersi in una chiatta a chiacchierare con un ragazzo dai capelli color grande puffo.
Detto questo rispetto chi ha idee differenti e spero di non creare flame!
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After the Frozer
FanfictionWhat if nato dal finale "aperto" di Frozer. Che fine fanno Luka e Katami? Non contiene spoiler.