Capitolo 52.

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L'INCIPIT NON È IL MASSIMO

T/N'S POV

Maledetta me e la mia dannatissima testardaggine! imprecai contro me stessa, sul pavimento polveroso della stanzetta, distesa su un fianco.

Avevo tentato di mettermi a camminare, nonostante le raccomandazioni di Gillian, tornata qualche ora prima, di rimanere a letto.
Mi devo alzare prima che Gill si faccia viva!
Chi la sente altrimenti?!
Ma purtroppo il fato mi fu avverso ancora una volta.
La porta si spalancó di colpo.
Una massa di riccioli di fuoco fu la prima cosa che mi saltò all'occhio. Successivamente notai il suo viso preoccupato.
<<T/N, ho sentito un tonfo, tutto ben->> iniziò, per poi mutare tono ed espressione: <<Si  può sapere che ci fai lì per terra?!>>
Sì, il suo tono non era molto pacato...
Indossai un sorriso strafottente: <<Il pavimento è  così comodo che non ho resistito>>
<<Come no. Se questo pavimento è  comodo io ho i capelli biondo platino e sono una duchessa del cazzo e non starei in questo posto di merda!>> si lamentò con irritazione la ventenne mentre si avvicinava.
<<Ehi! Io sono una duchessa del cazzo e anche io sono in questo posto di merda!>> contestai con studiata enfasi.
<<Se sei così idiota da cacciarti in queste situazioni non è  mica colpa mia.>> disse seccata,  chinandosi su di me <<Dai, che ti aiuto ad alzarti, ''duchessa di merda''>>
Ridacchiai e mi feci afferrare.
<<Hai la testa così dura che potrei usarti come un ariete d'assedio e rimarrebbe intatta!>> esclamò sorreggendomi.
<<Sono multiuso, come puoi vedere>> sorrisi senza curarmi del dolore fisico provato. O meglio, tentando di ignorarlo.
<<Arnese sfasciato piuttosto...>> ribattè, iniziando a trascinarmi verso un'altra stanza, che avevo solo intravisto di sfuggita dalla porta.
<<Paragonarmi ad un arnese non è  carino...>> ironizzai, decisa a perseverare con ogni battutina patetica sovvenutami in mente.
<<Non sono tua madre, non devo mica essere per forza carina con te. Sei sei brutta te lo posso dire senza mezzi termini. Una madre non dovrebbe fare questo, teoricamente>> rispose.
<<Mi stai dicendo che sono brutta?>> inarcai un sopracciglio e storsi il labbro in una smorfia divertita.
<<Pff>>
<<Non è  una risposta!>>
<<Rimarrai nel dubbio allora>> sorrise sghemba.
<<Sei crudele...>> strinsi le labbra in un broncetto. Lei si limitò a ridere e a trascinarmi.
Varcammo la soglia della fatidica porta e mi abbandonò su una sorta di poltrona, che altro non era che un sacco pieno di paglia.
Il resto della casa consisteva in quella piccola stanza poco pulita e confusionaria. Come nel loro rifugio precedente, le pareti e i soffitti non sembravano in buono stato e la muffa regnava incontrastata sulle superfici.
Mentre i miei occhi scorrevano sull'ambiente circostante  incontrarono la schiena curvata in avanti di Jack, intento a mescolare qualcosa in un pentolone.
Solitamente sembra un idiota attaccabrighe, ma quando fa qualcosa è  terribilmente serio e concentrato.
Non si sospetterebbe mai questo suo aspetto nell'osservarlo.
E sono rimasta sorpresa dal suo modo di comportarsi durante la mia convalescenza.
Chissà... forse se non avessi incontrato Jean, mi sarei messa davvero con lui.
''Ti ricordo che ha ventanni!'' giunse come un lontano eco la voce di Dean nella mia mente.
Era ora che ti rifacessi sentire. E comunque stavo solo ipotizzando. Non ho intenzione di rimpiazzare Jean con il primo belloccio che vedo. Oltre che usare qualcuno come rimpiazzo è  patetico e non corretto verso la persona.
Che poi perché sono tutti belloci quelli che incontro non lo so.
''Ma se ha la fronte piena di acne!''
Mi rendevo chiaramente conto che parlare con me stessa nelle veci di Dean era da folli, ma ero troppo abituata alla presenza del mio migliore amico per farne a meno.
La sua mancanza era dolorosa. L'esito incerto del suo stato era un'ansia continua.
Era come essere separati da una parte di sé. Avevamo passato ogni istante della nostra vita insieme dal giorno del nostro incontro. Non eravamo diversi da un fratello e una sorella.
Il nostro rapporto era unico e così forte che mi mancava l'aria solamente a non sentire la sua presenza.
Mi dispiaceva per Jean, ma ciò che c'era stato, e che c'era ancora con Dean,  non aveva paragoni.
Non che reputassi quel ragazzo alto, e fin troppo sincero, meno importante del mio riccioluto compagno d'armi . Sarebbe stata una bugia enorme.
Mi stavo letteralmente dilaniando all'idea che lui non mi volesse più o che mi disprezzasse.
Semplicemente non avevamo avuto il tempo reale di vivere e costruire i nostri ricordi in maniera complessa e prolungata come con Dean.
Ma se me ne darai l'occasione, e se il fato me lo concederà, passerò tutta la vita a cercare di scrivere con te la parte più bella e emozionante della mia esistenza.
<<Diamine, ho la glicemia alle stelle ...>> storsi il naso.
<<Non pensavo fossi diabetica...>> si sedette accanto a me la ragazza.
<<Eh? Ah... No, ho pensato ad una cosa sdolcinata. Mi sono saliti gli zuccheri nel sangue.>>
<<Spero non riguardi mio fratello. Non vorrei vomitare...>> e mi gettò uno sguardo malizioso, nettamente contrastante col disgusto trasmesso dal suo tono.
Non capivo se in realtà volesse avere me come compagna di suo fratello o se volesse sapere se mi piaceva qualcuno.
Non mi azzardai a chiederlo.
Lascio il tutto alla vostra fantasia.
<<Sei sempre molto gentile con me Gillian...>> si inserì nella discussione il diretto interessato, porgendomi una scodella colma di una brodaglia verdognola rivoltante.
Che cosa è  sta roba?
Il mio viso schifato provocò le risa di Gillian e un broncio offeso da parte di Jack. 
Mi scrutò indeciso sul da farsi e se arrabbiarsi o meno per la mia faccia eclatante. Poi si accomodò sul pavimento, innanzi a me e prese a sorseggiare rumorosamente il  pasto poco invitante.
Guardai non del tutto convinta la ciotola e poi mi sforzai di berne il contenuto, sperando che lo stomaco lo accogliesse senza scatenare conati.
Alla fine non era terribile come sembrava, ma ci si avvicinava molto. Mi costrinsi nel mandarlo giù tutto, in una serie di sorsi, solamente per la semplice motivazione che mi serviva energia.
Gillian invece si limitava a stare seduta a fissarci mangiare. Evidentemente non amava rimpinzarsi quando il gemello si metteva ai fornelli. 
E non aveva tutti i torti...
Devo chiederle così tante cose che non so da dove iniziare.
Sicuramente aveva cercato delle informazioni per conto mio durante la mia profonda incoscienza. Tuttavia ancora non accennava a rivelarmele.
Forse non ha trovato niente.
Non ci credevo molto a questa teoria. Anche se non capivo come facesse, quella  giovane donna riusciva a carpire tutti i più strani e pericolosi segreti del regno. Quali agganci avesse era un mistero.
Inoltre il fratello non faceva altro che guardarla e poi guardare me, mentre si spazzolava il cibo. Il che mi faceva supporre che Gill sapeva e non voleva parlare.
Riposi la ciotola vuotata ai miei piedi e decisi a esporre i miei quesiti.
<<Hai trovato qualcosa Gill? Notizie dalla superficie?>>
Lei inclinò il capo lateralmente e si ravvivó la chioma scarlatta: <<Certo che si. Però prima Jack vuole chiederti qualcosa e anche io, se per questo, lo vorrei>>
Volsi le mie iridi c/o sul rosso.
Lui sembrò per un attimo riflettere su come porre la domanda. Infine lasciò perdere le riflessioni e chiese di getto:
<<Dean è  morto?>>
La associazione del nome ''Dean'' e della parola ''morto'', mi fece rabbrividire.
<<SEI LA  DELICATEZZA FATTA PERSONA, RAZZA DI IDIOTA!>>  alzò la voce Gill, arrabbiata col gemello per il poco tatto usato nei miei confronti.
<<Il succo sempre quello è.  Inutile che ti scaldi sorella!>> ribattè l'altro, roteando gli occhi, incurante del rimprovero.
La giovane sospirò rassegnata: <<Ormai il danno è fatto. Scusaci T/N per le scarse capacità relazionali di mio fratello...>> 
<<Ehi!>>
<<... Dubiterei del nostro legame di sangue se non fosse che l'ho dovuto sopportare persino nell'utero materno>> continuò la rossa.
<<Ehi!>> ripetè invece Jack.
<<È  in coma. O almeno che io sappia...>> risposi diretta, decidendo di non indugiare oltre su quel pietoso tema.
Gill mi poggiò una mano sulla spalla: <<Vedrai che si sveglierà. È  uno tosto.>>
<<Non avete visto con quale violenza quel gigante l'ha sbattuto a terra, da quale altezza è  caduto e in che condizioni era...>> esposi analizzando il pavimento nel tentativo di non lasciarmi dominare dalle emozioni <<Tutto quel sangue...>>
Non ce la facevo. Non avevo raccontato quegli istanti neanche a Jean. Erano rimasti custoditi nella mia mente, pronti a ferirmi il cuore quando meno me lo aspettavo.
<<Non è  necessario Scricciolo.>>mi strinse la mano Jack, cercando di  rincuorarmi.
''GIÙ  LE MANI ''COSO''!'' ,urlò in me la voce di Dean.
Dean... perché diamine reagisci così? Non sei il mio ragazzo...
''Sono sempre tuo fratello!  Jean ha la mia approvazione speciale, Jack no!''
Vuole solo essere gentile e lo sai anche tu. Tutte quella battutine che fa sullo sposarsi è solo un gioco fra di noi.
''Non mi interessa! Non deve far-... T/N? Che hai?''
Tirai su con naso.
Non stavo piangendo, ma mi sentivo improvvisamente triste. Perdutamente triste.
<<Grazie Jack>> mi limitai a mormorare, allontanando la mano. Mi strinsi tra le braccia, cercando un calore che sapevo non mi avrebbero donato. I gemelli mi scrutavano curiosi e con apprensione. Non mi aspettavo però un abbraccio, nonostante lo desiderassi. Sapevo di non poterlo pretendere da loro, cresciuti in un luogo inospitale e privo di affetto. L'unico amore che avevano conosciuto era quello tra gemelli, sempre soli contro tutto. Si erano ingegnati, erano cresciuti ed erano rimasti colonne portanti l'uno per l'altra. Invece io e Dean avevano rotto il loro duo fraterno, regalandogli un affetto diverso, a cui ancora non erano anituati.
Ma mi sorpresero...
Gillian mi affiancò e mi cinse con forza, richiamando con lo sguardo il fratello in quel gesto. Anche Jack mi avvolse tra le braccia. E per la prima volta da un mese mi sentii bene...
... mi sentii amata...
... mi sentii benvoluta...
... mi sentii al sicuro.

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