Rainy Day

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Click. Click. Click.

La pioggia continua a cadere leggera, sfuggendo abilmente dalle grinfie delle vaste nuvole scure e infrangendosi contro la tela bruna del suo ombrello. Le gocce d'acqua scendono l'una dopo l'altra, mantenendo un ritmo lento e costante, e si stupisce di come quel semplice suono possa riuscire a sciogliere di tanto la tensione che gli irrigidisce le spalle. Sospira, afflosciandosi nel suo completo antracite e guardando quelle piccole lacrime colpire il cemento annerito del marciapiede, ma senza vederle davvero.

Quello scroscio lo porta a perdersi nei propri ricordi, facendo riaffiorare alla mente quei pomeriggi invernali e piovosi che avevano passato a guardare un film, stesi sul divano sotto ad una calda coperta e ritenendo come fonte di calore il corpo dell'altro e non il fuoco scoppiettante del camino. Può ancora sentire il tono burbero del maggiore borbottare qualche lamentela sul plaid rubato per la maggior parte dal più piccolo, l'odore dolce del suo dopobarba e il suono pacifico del suo ritmico respiro.

Rialza lo sguardo e fa vagare gli occhi sulla poco frequentata strada di periferia della sua città natale, osservando con vago interesse i tergicristalli muoversi veloci sui vetri delle macchine che sfrecciano e i passi affrettati delle persone che cercano di ridurre al minimo le porzioni bagnate dei loro vestiti. Lui, invece, non vuole accelerare la sua camminata e non si cura del vento - a causa del quale gli orli dei suoi pantaloni sono sempre più zuppi -, bensì vuole godersi ogni più piccolo istante di quella quiete prima della tempesta.

Si ferma alla fine della strada, posando gli occhi spenti alla sua sinistra, dove il marciapiede procede dopo la svolta. Si inumidisce le labbra secche e stringe di più la mano attorno al manico dell'ombrello, sbiancandosi le nocche: come dimenticare quel primo giorno di scuola quando uscì di casa correndo per riuscire ad entrare prima del suono della campana e, proprio a quell'angolo, finì per sbattere contro la spalla di un ragazzo più grande che conosceva fin troppo bene. Per un bambino di seconda media come lo era lui, scontrarsi contro uno del liceo fu come firmare la propria condanna a morte.

Specialmente se il liceale in questione era Min Yoongi, nonché suo vicino di casa. Si sarebbe potuto dire che i due si conoscessero da sempre, abitando dalle parti opposte della stessa via, se solo il maggiore dai capelli corvini non desse l'idea di non essersi ancora accorto dell'esistenza di un ragazzino castano, magrolino e timoroso, che non desiderava altro se non rivolgere la parola al proprio eroe personale. Ricorda distintamente la vergogna che provò in quel momento, lo sguardo basso sotto la presuntuosità di quello del corvino e le guance sfrigolanti e macchiate di rosso.

A giudicare dai suoi occhi, sempre contratti in uno sguardo tagliente, il minore si sarebbe aspettato un crudo insulto, una spinta o addirittura un pugno per aver osato scontrarsi con uno dei ragazzi più temibili della zona, invece fu costretto a ricredersi e a meravigliarsi del tono curioso e innocuo che uscì dalle sottili labbra di Yoongi:

«Stai più attento, ragazzino, potresti farti male-» Si girò verso di lui, arrestandosi quando lo scrutò in volto e piegando leggermente il capo con fare interrogativo. «Ma noi ci conosciamo?» chiese poi, trovando il viso di quell'impacciato bambino stranamente familiare. Il più piccolo alzò di scatto il capo, sgranando gli occhi e stupendosi di quella domanda. Cercò di ritrovare la sua solita loquacità, improvvisamente scomparsa, e deglutì prima di annuire freneticamente: «S-Siamo vicini di casa...» mormorò, sperando di non star facendo la figura dell'idiota.

Yoongi non potè che sorridere davanti a tutta quella tenerezza e alla buffa scena del ragazzino che torturava le cinghie dello zaino con le mani, tanto era in preda all'imbarazzo, e si chiese come avesse fatto a non notarlo prima. Cercò di metterlo un po' a suo agio, chiedendo innocentemente un «Come ti chiami?» che ebbe solo l'effetto di far arrossire ancora di più il castano, il quale era talmente felice di star parlando con il ricercato Min Yoongi da esclamare con voce forse un po' troppo acuta: «Kim Taehyung!»

Lacrime su Pietra // Taegi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora