CAPITOLO 1

8.1K 171 62
                                    

Spalanco di colpo gli occhi e resto qualche minuto in silenzio a fissare il soffitto bianco della mia camera, ascoltando il mio respiro tornare regolare. Sempre lo stesso sogno: un ragazzo mi accoltella al petto, non riesco mai a riconoscerlo, ma ogni notte si ostina a logorare un po' di piú il mio cuore malridotto.
Tornando alla realtá mi ricordo che é il mio ultimo risveglio in questa casa, la casa in cui sono cresciuta e a cui sono cosí affezionata.
Da quando i miei genitori sono morti, 2 anni fa, mia nonna Cassidy si é trasferita a vivere con me, anche se lei odia stare qui... e io odio lei, é la donna più menefreghista che io abbia mai conosciuto.
Mesi fa le é venuta la magnifica idea di trasferirci a Brightown, o meglio, nella periferia di Brightown, e oggi é il grande giorno.
Io sono indifferente a questa decisione, ormai qui non mi sento piú a casa e forse cambiare aria mi aiuterà a dimenticare e a costruire nuovi ricordi.

"May vieni giú! Dobbiamo partire."
Mi alzo, mi lavo e mi vesto velocemente; quando scendo mia nonna sta fumando una sigaretta sul divano ormai spoglio della sua fodera.
"Tesoro, sei giá pronta? Grazie a Dio, non ti avrei aspettata. Tra un'ora partiamo."
"Grazie di avermi fatto scendere per niente, nonna."
"Zitta! Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così, non è il mio nome." Urla e spegne la sigaretta sul divano alzandosi e dirigendosi fuori a passo svelto. Alzo gli occhi e decido di mangiare qualcosa prima di partire.

                               ***
Dopo aver messo le valigie in macchina partiamo.
Durante il viaggio seleziono la mia playlist in ripetizione e mi addormento ascoltando Daddy Issues dei Neighbourhood.

Mi risveglio a causa della stridula voce mia nonna:
"May, Cristo! Siamo arrivate, esci dalla macchina."
Strabuzzo gli occhi un paio di volte, dopodiché apro la portiera e alzo la testa, rimango a bocca aperta: davanti a me erge un'enorme casa di mattoni rossi, un po' trasandata e antica, ma veramente bella.
"Non ti eccitare troppo, non é tutta per noi. É una bifamiliare, la nostra é quella a destra." Mi dice Cassidy,
"Chi ci abita nella parte a sinistra?"
"I nostri vicini, ma non li conosco, so solo che sono stati loro a costruire questa casa e che la parte a destra é disabitata da svariati anni."
"Come mai?" Chiedo curiosa.
"Dio, May, non lo so. Smettila di fare tutte queste domande!" La guardo male e porto le valigie davanti alla porta  in veranda; mentre aspetto che Cass apra la porta noto che le tende e le finestre dei vicini sono completamente chiuse.
Strano, probabilmente non sono in casa...

Entrando noto subito che é quasi tutto in legno: le pareti, la ringhiera della scala a chiocciola nell'ingresso e il pavimento. La sala principale é dominata da un grande camino e davanti ad esso sono disposti due divani bordeaux.
"É molto bella." Sussurro.
"D'altronde non l'avrei comprata se fosse stata una catapecchia."
"Giusto. Allora, dov'é la mia camera?" Non vedo l'ora di vederla.
"Di sopra, é l'ultima porta del corridoio a destra." Risponde Cass accendendosi l'ennesima sigaretta.

Il corridoio é molto lungo e ci sono poche porte.
Raggiungo la mia camera: ha una sola finestra che lascia intravedere un grande albero, c'é un letto matrimoniale e un armadio in mogano, le pareti sono di un bordeaux molto scuro e il soffitto in legno con delle travi a vista. Mi piace, rispecchia il mio stile.

Infilo i vestiti nell'armadio e metto una pila di cd accanto alla finestra, dopodiché infilo i miei amati Nirvana nello stereo, abbasso il volume quanto basta perché mia nonna non venga a bussare e mi butto sul letto.
Non conto di farmi molti amici nella nuova scuola, non é questo il mio obiettivo. Voglio solo superare questo schifo di liceo ed entrare al college.
La comoditá di questo letto é indescrivibile e, cullata dalla melodia di The man who sold the world, mi addormento.

Rieccomi nel solito sogno.
É tutto buio ma ormai non ho piú paura, so cosa mi aspetta.
"Ciao May". Cazzo, questo non era previsto.
"Chi sei?"
Un ragazzo biondo, riccio e dalla pelle color latte esce dall'ombra. É molto bello, sembra perso, ha gli occhi scuri e profondi, ma allo stesso tempo freddi e tristi.
Rieccolo che tira fuori il solito coltello e...

Mi risveglio d'improvviso, il sogno si é interrotto a metá, non mi era mai successo, non avevo nemmeno mai visto il mio assassino.
Resto stesa sul letto a pensare per qualche minuto, poi controllo l'ora: le 21:00. Ho dormito 3 ore, cazzo. Cassidy mi ucciderá.

Mi alzo, torno di sotto e fortunatamente vedo che anche lei sta dormendo sul divano, perció spengo le luci lasciando accesa solamente quella del salone.
Sto per tornare di sopra quando sento bussare alla porta: non so se controllare o meno, potrebbe essere un maniaco... oppure semplicemente il vicino. Mi avvicino alla porta e un brivido mi attraversa la spina dorsale, quando la apro rimango attonita.
Il ragazzo del sogno é in piedi davanti a me.
"Salve, sono Ethan Peters, abito nella casa affianco." I ricci gli ricadono quasi sugli occhi avvolgendolo in un velo di mistero.
"Cazzo." Riesco a dire solo questo.
"Beh, se proprio non ti piaccio ho con me una torta, mio padre l'ha fatta per voi, forse non sará molto buona ma é il pensiero che conta, no?" Ride e io cerco di moderare il mio sorriso giá troppo eccitato.
Seguono alcuni secondi di un silenzio imbarazzante, poi torna a parlare:
"Beh se non ti spiace torno a casa, c'è molto freddo qui." Sembra quasi offeso, ma finalmente esco dalla paralisi e mi decido a parlare: "no aspetta, grazie per la torta. Sono May, May Foxx."
Sorride e alza un sopracciglio.
"Vuoi accomodarti?" gli chiedo e lui annuisce.

Appena entra si dirige verso la cucina come fosse casa sua.
"Allora, anche tu frequenti la scuola cattolica del paese?" Mi chiede.
"Si, ma ti avverto, sono atea e sono stata costretta." Ridiamo entrambi.
"Ti anticipo che sono tutti degli snob di merda."
"Di male in peggio." Se prima la voglia di tornare a scuola era bassissima, ora é inesistente.
"Tu sei al penultimo anno, giusto?" Mi chiede.
"Si, tu?"
"Ultimo, ma voglio mollare." Dice in tono disinteressato
"Perchè? Ormai hai quasi finito."
"Perché non ce la faccio piú, mi sta venendo un esaurimento."
"Probabilmente faró la stessa fine."
"Senti, ti va se domani andiamo insieme?" Borbotta cogliendomi alla sprovvista.
Notando la mia perplessita aggiunge: "l'autobus é molto scomodo e io ho una macchina, non é niente di che ma funziona."
Arrossisco guardandolo, é davvero bello ma piú lo osservo, piú mi ricorda il ragazzo del sogno, colui che mi accoltella centinaia di volte finché non perdo i sensi.

"Ora vado, si é fatto tardi." Si guarda la punta dei piedi, é in evidente imbarazzo.
Gli faccio strada in veranda e lo guardo un'ultima volta regalandogli un sorriso educato.
"Buonanotte May." La sua voce é quella di un uomo, roca ma non troppo profonda.
"Buonanotte." Chiudo la porta e vado in camera mia.
Mi stendo sul letto continuando a pensare allo strano presentimento che ho avvertito appena l'ho visto.
Dopo qualche minuto finalmente svanisce tutto e riesco a riaddormentarmi senza troppi pensieri per la testa.

Insane || Evan PetersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora