☙23❧

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Sono talmente agitata che non ricordo nemmeno il tragitto per arrivare all'accademia. Ok, mi correggo. Una volta varcate le grandi mura e avviatici verso il centro della struttura, l'ansia è passata in secondo piano rispetto alla meraviglia. Oltrepassato l'ampio cortile che avevo già visto durante la mia prima visita, ci siamo ritrovati a percorrere delle stradine tortuose e curve, affiancate dalle grandi strutture colorate delle aule e degli alloggi. Sembra un vero e proprio paese con strade, incroci e piazzette di tanto in tanto. Tutto quello che non mi aspettavo da un luogo di studio. Ho avuto gli occhi a cuoricino per tutto il tempo e un'espressione meravigliata per ogni sciocchezza che incontravo sul mio cammino.

Oh, una fontana.

Oh, un fiore.

OOh, un albero viola.

Ogni tanto notavo un gruppo di ragazzi ridenti e chiacchieroni. Tutti vestiti uguali: maglioncino bianco, pantaloni e cappotto neri. Sobrio direi. All'altezza del cuore è cucito uno stemma, lma non sono riuscita a cogliere il disegno. Avrei potuto chiedere ad Ian, ma non abbiamo ancora chiarito la nostra situazione. Lui mi guidava rimanendo sempre a debita distanza; distanza che io non ho colmato. Infine, lo stupore ha raggiunto il culmine quando mi sono trovata di fronte al castello centrale, più grande di quanto avessi valutato inizialmente. Da dove mi trovavo, si ergeva in tutta la sua imponenza oltre una piazzetta, ornata da una fontana al centro della quale svettava una elegante statua di un'elfa di immane bellezza, che mi ricordava quella vista nello studio del signor Ian. La statua salutava chiunque passasse nella sua visuale con un cenno del capo, ed ogni volta un fiotto d'acqua, somigliante quasi a ghiaccio secco, scendeva dalle sue mani. Il castello è abbagliante nel vero senso della parola. Ho dovuto stringere gli occhi alla lucentezza di quel materiale simile al cristallo. Avrei avuto voglia di toccare quelle pareti perfette per valutare se fossero lisce come si vede a primo impatto, frastagliate solo dove rientrano per dare spazio ad ampie finestre ad arco. Mi sono trattenuta però dal fare le mie solite figure. Non so quanto sia grande in realtà, ma penso che il suo perimetro vada di pari passo con quello dei castelli delle fiabe. Se avessi avuto indosso un abito azzurro luccicoso, mi sarei sentita cenerentola di fronte a tutta quella magnificenza. Anche il portone sembra fatto di vetro, ma più denso e scuro rispetto al resto e diversi simboli sembrano essere incisi a caso. La gradinata antistante, invece, sembra sorreggersi sul nulla. Curva e trasparente, conta una decina di scalini bassi al di sotto dei quali sembra esserci nebbia. Non so con quale coraggio sono riuscita a salire quegli scalini così immacolati. Mentre salivo, il grande portone ha iniziato a schiudersi in apparenza senza che nessuno avesse manovrato l'apertura.

- Sente che sei un mago e ti riconosce appartenente a questa accademia - aveva spiegato Ian senza che glielo chiedessi. Non avevo potuto far a meno di voltarmi verso di lui e vedere il lieve sorriso che affiorava dalle sue labbra. Con i suoi occhi non faceva altro che riflettere la magnificenza del posto. Dava l'idea di essere un tutt'uno con esso. Mi ero voltata subito verso il portone semiaperto e avevo varcato la soglia con riverenza, per notare che l'interno rifletteva perfettamente l'esterno. Ci trovavamo in un'ampia stanza circolare, in cui il tema principale era ovviamente il bianco. Le pareti però sembravano essere...fluide e giochi di luce riecheggiavano per tutta la curvatura della stanza in diverse tonalità di azzurro. Delle colonne, dello stesso materiale, si tuffavano dall'alto verso il basso affondando nel pavimento, ottenendo quell'effetto attribuito alla natura più che alle mani dell'uomo. Avrebbe dovuto sembrarmi tutto troppo apatico e freddo.
In realtà sembrava magico.
Non ci siamo soffermati a lungo, però, perché Ian mi ha guidata verso una scala che si stagliava al lato, simile alle gradinate esterne ma del tutto trasparente, per raggiungere una porticina appena visibile in quella vasta sala. Superando la soglia, siamo entrati in qualcosa dall'aspetto più normale. Diversi quadri di nature meravigliose erano disposti lungo il corridoio che percorrevamo, mentre una moquette dorata si distendeva sotto ai nostri piedi. Avevamo superato due corridoi secondari per infilarci successivamente in uno alla nostra destra. Lì avevamo trovato altri due ragazzi, accompagnati dai custodi.

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