Capitolo I - Emerald City

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- Mija, ricordarti di avvertire quando sarete arrivate. Per qualunque problema o necessità non esitare a chiamarci. Noi siamo qui -.

- Sí mamma, ora però devo chiederti di lasciarmi andare o arriverò in ritardo all'aeroporto -. La bruna provò per l'ennesima volta a divincolarsi dall'abbraccio soffocante di sua madre, finalmente con successo.

Erano circa dieci minuti buoni ormai che Dinah Jane, la migliore amica di Camila dai tempi delle scuole primarie, aspettava pazientemente divertita che Sinuhe lasciasse andare sua figlia una volta per tutte verso un futuro che, per la donna, sembrava essere arrivato con largo anticipo.

Eppure il futuro di Camila Cabello era perfettamente in orario.

Laureata a pieni voti in giornalismo, il suo sogno nel cassetto stava finalmente per avverarsi: quel giorno sarebbe partita con la sua migliore amica a Seattle.

La sua domanda per il Daily News, il quotidiano più importante della città, era stata inaspettatamente accettata e, notizia ancor più emozionante, anche la sua migliore amica aveva ricevuto buone notizie dallo studio di architettura Ferrer, una delle sue prime scelte, con sede anch'essa nei meandri della città più popolata dello stato di Washington DC.

- Ciao papà. Mi raccomando, tieni d'occhio la mamma -. Camila strinse suo padre in un caloroso abbraccio che l'uomo corrispose con altrettanto affetto prima di salutare Maria, colei che era stata la sua tata fin dai suoi primi anni di vita e che, in seguito, si era presa cura anche di sua sorella minore aiutando la famiglia Cabello nelle faccende domestiche di tanto in tanto.

Dopo anni e anni trascorsi insieme ormai Maria era diventata parte della famiglia.

Prima di lasciare quella che era stata la sua casa per ben 23 anni Camila si buttò fra le braccia della persona che, ne era certa, le sarebbe mancata più di chiunque altro: sua sorella minore Sofia.

Sofia aveva solamente 11 anni ma una grande maturità per la sua età la caratterizzava. Stretta in quell'abbraccio la più piccola non riuscì a trattenere le lacrime mentre la maggiore riuscì a stento a mantenere un sorriso rassicurante sul volto.

- Non piangere Sofi. Ti prometto che ci sentiremo così spesso che ad un certo punto sarai tu stessa a chiedermi di non chiamarti più -. Camila riuscì a strappare una piccola risata fra le lacrime alla minore.

- Mi mancherai Kaki -. Camila sorrise nel sentire ancora una volta quello strano e affettuoso nomignolo che sua sorella le aveva affibbiato. In quell'istante le passò per la mente la prima volta che sentì Sofia chiamarla in quel modo. La bimba aveva solamente un anno: fu la sua prima parola.

- Anche tu piccola mia. Non sai quanto -. Camila si strinse ancora di più alla sorella minore cercando di imprimere nella mente il suo odore e la sua figura che, sapeva bene, sarebbe cambiata velocemente durante gli anni dell'adolescenza.

- Scusate l'interruzione, ma ora io e Camila dobbiamo proprio andare - disse Dinah dopo aver dato una veloce occhiata all'orologio sul suo polso sinistro. I Cabello annuirono prendendo consapevolezza di dover lasciare andare una volta per tutte la loro primogenita e Camila, con un macigno sul petto, si divise da Sofia regalandole un ultimo sguardo pieno d'amore fraterno.

Maria accompagnò le due ragazze fino al taxi e aiutò Camila a riporre le sue due grosse valige all'interno del bagagliaio dell'auto gialla.

- Come sei diventata grande tesoro mio, sono davvero fiera di te. Sii responsabile e fatti sentire quando hai tempo -. Maria attirò a sé colei che aveva accudito fin dai suoi primi anni di vita come fosse una figlia. Camila doveva tutto a quella donna.

Destiny's Game - Il gioco del destino (Camren) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora