Non ricordo quando successe, ricordo solo che era impossibile capire quanto tempo ero rimasto lì, disteso nelle tenebre.
Le tende erano tirate e la luce spenta.
Sentivo il buio nelle viscere, lo sentivo fin dove batte il cuore.
Avvolgeva i miei battiti e si faceva largo fino ai polsi.
Non so da quanto ero sveglio. Riconoscere il confine tra la veglia e il sonno non era mai stato così arduo.
Per me era notte fonda da giorni ormai. Sapevo solo che finché fossi rimasto immobile, finché avessi provato a dormire, avrei evitato quel dover vivere, quella distesa d'ostacoli che mi riporterebbe alla visione di lei sull'uscio, con le valige in mano e i capelli rossi raccolti in una treccia.
Scivolavo ad intervalli regolari in uno strano stato di coscienza indefinibile, probabilmente dato dalla lunga veglia. I miei pensieri cadevano e sprofondavano, li sentivo bagnarsi, diventare "altri".
Come sul fondo d'una tazza di tè e allo stesso tempo, come sul fondo del mare. Li sentivo spargersi ovunque, eppure rimanere intatti.
Di tanto in tanto, deambulavo verso il bagno, inciampando negli insulti che ci siamo lanciati oltre che dalla goffaggine data dalle mie paresi.
Ad ogni angolo.
Credo d'averlo immaginato, un paio di volte, d'essermi alzato per andare in bagno, credo d'averlo sognato.
Suppongo di non aver mai avuto sonno, in tutte quelle ore, avvolto nella notte. Eppure come in uno stato di grazia potevo cadere nelle sue grinfie da un momento all'altro.
"Quando sarà cambiato il sonno, sarà cambiato tutto"
Pensandolo, tentai un'ultima simbiosi col cuscino, sperando mi prendesse per sempre, senza restituirmi mai.
"Lo so, sono un vigliacco"
Rimandavo soltanto il primo giorno di solitudine.
Allo stesso tempo dilato il tempo, sperando che non s'accorga mai di me...
Quante notti entrerebbero nella mia notte?
Poi, i pensieri in un dove lontanissimo, la cercarono. La vedevo camminare tra la gente, portare un peso più grande delle mie mancanze, un rumore di chiavi in lontananza, le sue scarpe con i tacchi.
Poi, all'improvviso, ricordo il rumore della tenda, la luce che sbatte sulle palpebre, quando il nero si fa rosso.
"É sovraesposta"
Una sagoma sfocata nella luce.
- Sono tre notti che non chiudo occhio, non so dormire se non sono con te. -
Mi disse lasciando cadere la borsa.
- Io non so stare sveglio senza di te. -
- Ti va se mi stendo un attimo? Aspetta solo che mi addormenti, non ti chiedo altro. -
Così, mentre sprofondavamo in un dove che non conosco, un giorno nuovo ebbe inizio.

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Lunghi notti
RomanceFlusso di pensieri confusi di un uomo innamorato durante una notte insonne