12. Un fulmine a ciel sereno

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Sollevo le palpebre e osservo la parete lilla della mia camera. Strofino gli occhi con il palmo delle mani e mi volto a leggere l'orario sullo schermo del cellulare: le otto. Ho dormito solo quattro ore.

Sento dei rumori provenienti dal piano inferiore e mi copro la testa con il piumone: non voglio scendere e affrontare l'interrogatorio di mia madre. Quando è tornata ieri sera ho finto di dormire, ma so di non poterle sfuggire in eterno.

Il cellulare sul comodino emette un suono secco e il respiro accelera vedendo il messaggio di Elia. È un semplice buongiorno e non è il primo che mi invia, eppure stamattina acquista per me un significato diverso.

Sprofondo la faccia nel cuscino e mi lascio sfuggire un gridolino esasperato. La mia mente si ostina a ricordarmi che tra pochi mesi farò le valigie, mentre il mio cuore mi chiede perlomeno di provarci, di non chiudergli la porta solo perché devo perseguire il mio obiettivo... o solo per timore che tutto vada a rotoli.

Scosto le coperte e vado verso le scale: meglio mia madre che i miei pensieri. La trovo intenta a preparare una torta di mele per la colazione della domenica che di solito alterna con la crostata di albicocche.

Mi siedo sullo sgabello dell'isola. «Buongiorno.»

«Buongiorno, tesoro.» La osservo prendere una scodella e versare l'impasto. Mi guarda mentre si morde il labbro inferiore, probabilmente per trattenersi, ma non ci riesce. «Allora? Non mi racconti nulla?»

«Non c'è nulla da raccontare, mamma» mormoro imbronciata, «Anzi, la prossima volta che ti verrà una nuova brillante idea, avvisami, scomparirò prima.»

Alza gli occhi al soffitto. «È un bravo ragazzo, Carla. Hai solo bisogno di una spintarella.»

«E tu come fai a saperlo?» chiedo con voce insicura mentre afferro un'arancia dal cesto in ceramica al centro del ripiano.

«Secondo te perché gli ho fatto il terzo grado il primo giorno che è venuto? Non ti avrei lasciato da sola con lui se pensassi diversamente.»

«Alcune persone sono a brave a fingere.»

Sospira mentre si pulisce le mani in uno straccio. «Tesoro, non tutti i ragazzi sono come...»

«Quali ragazzi?» domanda la voce roca di mio fratello alle mie spalle.

«Nessuno» sbotto, lanciando un'occhiata minacciosa a mia madre che alza le mani in segno di resa.

Mattia ci osserva entrambe prima di sedersi accanto a me. Sbadiglia e dal pigiama che indossa capisco che si è appena alzato dal letto. «Dammi un melograno» mi ordina mentre cerca di domare i suoi capelli.

Gli mollo uno scappellotto sulla testa. «È davanti a te. Prenditelo da solo.»

«Potresti essere più gentile con il tuo fratello preferito» mi dice lui mentre mi rivolge un'espressione da cucciolo bastonato.

«Come ti dico sempre, sei l'unico fratello che ho. Se fossimo stati in dieci, tu saresti stato sicuramente l'ultimo della lista.»

«Lo sai che io sono il fratello migliore del mondo» dichiara mentre mi scuote i capelli, facendoli attorcigliare ancor di più.

«Ti odio quando fai così.» Allungo le mani verso i suoi fianchi e gli faccio il solletico che so detestare.

«Sei tremenda» sbotta innervosito.

Ci alziamo dagli sgabelli nello stesso istante e iniziamo a correre per la cucina.

«Ragazzi, smettetela» borbotta mia madre esasperata e io urlo mentre mio fratello mi afferra da dietro e mi trascina come un sacco di patate verso il divano del salotto.

Divisa a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora