"Il soldato Leadswood
È atteso nell'ufficio del Capitano,
urgentemente".
Colpita. Affondata.
Non l'avrei passata liscia, non stavolta, ma del resto era giusto così. Me lo meritavo.
Quella calligrafia perfetta e comprensibile parlava chiaro, le lettere definite, inequivocabilmente leggibili e precise decoravano la pergamena, senza macchiarla ulteriormente di correzioni o quant'altro. Era tutto scritto in maniera così impeccabile, da far venire i brividi.
Il messaggio era arrivato. L'ordine doveva essere eseguito.
La rilessi giusto due o tre volte, inutilmente, non sarebbe servito per mutare il contenuto del messaggio.
Un turbinio di supposizioni e pensieri invase la mia mente, potevo sentire le tempie quasi scoppiare. Era chiaro che di lì a poco avrei dovuto preparare le mie cose e lasciare il Corpo di Ricerca, buttando all'aria anni di addestramento, sacrifici fatti, sangue e sudore versato per riuscire a diventare la migliore. Il tempo passato insieme agli altri cadetti, aiutandoli nel perfezionare l'utilizzo del Movimento Tridimensionale, a ricercare la giusta combinazione tra velocità ed un buon colpo assestato, rubare con gli occhi da chi ha più esperienza di te, provare nuove strategie e comprendere se potessero essere davvero utili ed efficaci; tutto questo lo sentii svanire, solo leggendo quelle tre righe, divenne come fumo, prima denso e appariscente, ma che poi si dissolve nell'aria fino a mimetizzarsi a tal punto da divenire invisibile, irriconoscibile, dimenticato. Per non parlare poi dei legami instaurati con gli altri, i miei compagni, la famiglia che mi ero costruita, l'unica rimasta e che mi dava un motivo in più per continuare ad andare avanti ogni singolo giorno, nonostante la stanchezza si pronunciava sempre più, succhiando via qualsivoglia energia vitale, prosciugando il midollo, fino all'ultima goccia. Le perdite subite erano ormai impossibili da contare, troppi corpi mutilati e senza vita passarono davanti agli occhi, facendomi perdere un battito per ognuno di loro, obbligandoti a trattenere le lacrime per non far trasparire nessun segno di fragilità, perché non puoi permettertelo, non devi permettertelo, nonostante in quel momento la testa è pervasa di mille e mille dubbi, cerchi di trovare una motivazione valida del perché continuare questo sterminio, pensi che forse sarebbe meglio smettere e diventare preda degli eventi, affidando tutto al caso, ma poi, solo quando alzando lo sguardo vedi i visi di coloro rimasti in vita, capisci che abbiamo, tra le mani, ognuno la vita dell'altro ed è questo l'unico barlume di speranza che ti fa andare avanti.
Non volevo perdere tutto questo, ma me lo meritavo, oh sì che lo meritavo.
Ripiegai con cura il messaggio del Capitano, seguendo minuziosamente le plissettature lasciate dalla carta. La poggiai sul tavolo in legno truciolato, vicino al piatto sporco della cena, precedentemente consumata. Facendo una lieve pressione con i palmi, mi alzai e scavalcai agilmente la panca su cui sedevo. Ero consapevole di lasciare incustodita la pergamena, ma del resto tutti sapevano cosa fosse successo e, allo stesso modo, si immaginavano chi fosse il mittente della missiva; e poi non c'era nessun segreto tra me ed i miei compagni di squadra, non ve ne era motivo. La fiducia era la prima cosa insegnata da Shadis, non solo verso noi stessi, ma anche quella riposta negli altri, del resto o decidevi di fidarti, oppure potevi dire addio alla vita e, viste le circostanze, nonostante fossi in un primo tempo restia a riguardo, non ebbi scelta. Era difficile abbassare la guardia verso altri esseri umani, specie in momenti come questi, non potevi mai sapere quale male intenzionato ti si palesasse davanti all'improvviso, dal piccolo ladruncolo che necessitava di un pezzo di pane alla banda di ragazzi pronti a fare qualche bravata adolescenziale, dal maniaco in astinenza da mesi e mesi, al pauroso di turno che implora in ginocchio l'aiuto di qualcuno; ma stando ventiquattr'ore intense a contatto con gli altri cadetti, osservando i loro modi di fare, ascoltando le loro teorie sul mondo e ideali, vedendo come non esitavano a porgere la mano ad un compagno ferito, nonostante il giorno prima avessero risolto un presunto litigio con una rissa, cominciai a schiavare i lucchetti che incatenavano il mio cuore, rimuovendo un tassello del muro emotivo volta per volta, riscoprendo quella fiducia nell'essere umano, che tanto mi ero negata.
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Promise
Fanfiction-...Perciò, se ciò che mi hai appena detto è vero e ci credi fortemente, allora ti scongiuro Marianne, sii quella metà che mi completa, sii quella persona in grado di tirarmi fuori da questa pazzia, perché davvero, da solo, non ce la faccio più -mi...