capitolo 1

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Sono ferma nel letto a fissare il soffitto da ormai un bel po' di minuti, mi sono svegliata prima del suono della mia sveglia.
«Cristel!» sento mia madre dal piano di sotto.
Mi sollevo con un gemito da sotto le coperte e mi tiro giù dal letto, per poi sistemarlo per bene e rimboccando tutti gli angoli del lenzuolo con molta cura: oggi è l'ultimo giorno che potrò compiere questo gesto in questa casa.
«Sono in piedi, mamma!» dico precedendo mia madre, che era già pronta ad urlare nuovamente il mio nome per svegliarmi.
Aspettavo questo giorno da anni. Da oggi inizierò il mio percorso di studi all'Università di Modena, nel dipartimento di Studi linguistici e culturali, ovvero quel dipartimento dove lo studio degli strumenti della comunicazione, in particolare delle lingue straniere, insieme alle diversità culturali, consentono di costruire percorsi didattici in cui si possono acquisire saperi, che ormai, oggi, sono particolarmente richiesti nel mondo del lavoro.
So che ormai le ragazze della mia età pensano ad altro, mettendo alla fine della loro lista delle "cose importanti da fare" lo studio, ma io invece no, l'ho sempre messo al primo posto. Ricordo che fin le scuole medie, se non dalle elementari, trascorrevo le serate sui libri, in camera mia oppure in salotto, in compagnia di mia madre o di mio padre. Quando qualche mia amica mi offriva di uscire con lei, oppure in qualche gruppo, a bere o a fare qualche stupidaggine del genere, ho sempre rifiutato. Ho sempre preferito anticiparmi i compiti o studiarmi qualche argomento nuovo, magari anche qualcosa che non centrasse con il percorso scolastico, pur di non essere come tutte le altre. Ma non me ne pento, anzi, sono orgogliosa e felice di tutto il lavoro che ho fatto, fiera di non aver fatto sì che qualcuno mi influenzasse, perché adesso posso notare i miei frutti.
Sento un nodo in gola, e mentre mi dirigo verso il bagno per fare la doccia spero che, con il passare delle ore, l'ansia dentro di me possa svanire. Appena entrata in doccia la tensione presente nei miei muscoli inizia a sciogliersi, l'acqua calda percorre tutto il mio corpo facendo sì che io possa tranquillizzarmi, ma appena uscita ottengo l'effetto opposto.
Mentre mi avvolgo nell'asciugamano e prendo il phon per asciugare i miei capelli, sento mia madre chiamarmi per l'ennesima volta. Non rispondo, anche se sono consapevole che questa cosa le dia molto fastidio, e cerco di impiegare meno tempo possibile per essere pronta.
Una volta aver finito tutto ciò mi sento un po' più tranquilla.
«Voglio proprio vedere quanto tempo ancora devi impiegarci per essere pronta!»
«Ho quasi finito, diamine! Se continui a chiamarmi mi metterai solamente ancora più ansia!» grido mentre allaccio il mio orologio al polso.
Come vestiti da mettere ho optato per un jeans blu a vita alta con una maglia nera abbastanza elegante che ho messo all'interno e, le scarpe hanno giusto un po' di tacco. Di certo non mi sono truccata tantissimo, non l'ho mai fatto in modo esagerato, mi sono sempre limitata sul mascara e sul lucidalabbra, proprio come oggi.
«Salve studentessa dell'Unimore.» dice mio padre appena scendo al piano di sotto, sfoderando un sorriso e abbracciandomi.
«Hai messo giusto un po' di profumo, eh!» continua, uscendo di casa e dirigendosi verso la macchina, io faccio per seguirlo.
Sorrido per poi sporgermi verso il finestrino dell'auto per vedere se i miei capelli sono a posto.
«Io e papà abbiamo già messo tutte le valigie in macchina,» sorride mia madre «direi che possiamo partire!»
Mentre apro lo sportello di dietro, per entrare nell'auto, sento una sensazione stranissima, come se avessi le farfalle nello stomaco.
Ho quasi un'ora e mezza per rilassarmi, abitando a Ravenna ci impiegheremo un po' per arrivare a Modena.
Già da ora penso a come sarà lì, a come saranno i compagni che vivranno nel mio stesso appartamento, come saranno i corsi, tutto ciò che caratterizzerà la mia vita per questi anni. Penso a come mi relazionerò con gli altri, ma soprattutto, a tutto l'impegno che voglio metterci per raggiungere la mia laurea.

Torment of every day | Federico Rossi |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora