I due se ne andarono e come riemersa da acque nere, Ariel batté le palpebre un paio di volte, ritrovandosi in mezzo al corridoio della mensa, osservata dagli studenti e da Acab. Il petto le si alzava e abbassava vistosamente, quasi come se i polmoni richiedessero l'aria che avevano perso.
D'un tratto si sentì mancare la terra sotto i piedi e si voltò ovunque alla ricerca degli occhi di Lucia e di Joshua, ma lì, ad osservarla, c'era solo Acab, che non aveva smesso di sorridere, ben compiaciuto della riuscita della sua azione.
Ariel roteò il busto verso Acab e rivolgendogli uno sguardo felino: «Dove sono?»
Un fuoco di rabbia sembrò percorrerle l'esofago. Sentiva di aver perso qualcosa, qualcosa di indefinito ma completamente reale: un'amicizia che fino ad allora nessuno le aveva mai regalato. Sincera e senza interessi. Era per quel motivo che Ariel rivolse quella domanda con tutto l'astio di cui poteva essere capace.
«Chi, tesoro?» le chiese con il volto scaltro e il tono affabile di un intoccabile.
«I miei amici...» gli ringhiò a denti stretti, prendendolo dal colletto della giacca nera. Nel respirare con prepotenza, inalò involontariamente la fragranza del suo profumo. Se non fosse stato per i suoi pensieri rivolti a Joshua e all'amica, sarebbe caduta nell'oblio che gli occhi di Acab nascondevano.
Gli sarebbe bastato pochissimo: allo sfiorare le sue labbra, Ariel non sarebbe mai più tornata dai due.
Così si protese verso il suo orecchio per sussurrarle: «Sei sicura di voler tornare da loro? Perché non rimani con me?»
Ariel sbarrò gli occhi e quando sentì nel suo orecchio il soffio del ragazzo, non si considerò più padrona delle sue azioni. Le stesse mani che stavano stringendo il colletto della giacca vennero utilizzate per spingerlo lontano da sé e farlo sbattere contro un paio di persone che urtate fecero rovesciare il contenuto del vassoio sul pavimento. Inevitabilmente le suole di Acab scivolarono su un liquido arancione; ne seguì il tonfo sordo della caduta e le risate dei presenti.
Acab aveva fatto un errore di valutazione: mentre stava già immaginando le labbra di Ariel sulle sue, perdendo di vista il suo vero intento, si ritrovò in pochi secondi a guardarla dal basso che si ergeva su di lui con le mani ai fianchi.
«Non importa chi siano o in cosa credano. Sono miei amici. Di te, invece, ho solo brutti ricordi. Sei tu che devi stare lontano da me, Acab Damian.»
Acab avvertì la bile lambire la gola, vittima di un'umiliazione senza precedenti nella sua famiglia, la guardò andarsene. Le sopracciglia aggrottate e i canini in vista, quando Acab capì che era arrivato il momento di mettere in chiaro alcune faccende.
***
Ariel provò a raggiungerli di corsa, con la borsa che sbatteva contro le ginocchia e il fiato corto, ma quando avvertì una fitta al fianco si impose di fermarsi per ossigenare i pensieri. Non sapeva dove avrebbe potuto trovarli. Avevano parlato di un certo Simon, ma non sapeva dove avrebbe potuto trovarlo.
Durante la corsa aveva l'immagine degli occhi in lacrime di Lucia, e la consapevolezza di averle causate lei non le dava pace.
Era in mezzo ad una strada asfaltata e poco trafficata che portava al vicino quartiere degli studenti intenta a riflettere su quanti erano stati i falsi amici che l'avevano illusa per di ricevere qualcosa in cambio. Per non parlare dei ragazzi, preoccupati solo del proprio soddisfacimento; cose che sembrava non riguardassero il carattere di Lucia e Joshua.
Si portò una mano sul petto e strinse il ciondolo del leone che da quando le era caduto dalla borsa era diventato parte di una collana dal laccio di cuoio. Non sapeva ben definire da quanto tempo lo possedesse, sapeva solo di averlo sempre portato con sé su consiglio della madre.
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The Name of Jesus Christ
ParanormalLa cittadina di Filadelfia sembra un borgo tranquillo, in cui la gente comune passa la giornata senza occuparsi degli strani avvenimenti che accadono da diverso tempo. Tuttavia, Simon si ritrova - suo malgrado - a combattere per la salvezza delle an...